Opera 1^ classificata
Sergio Baldeschi
La mia sfida d’amore
La mia sfida d’amore,
sarà la tua libertà...
getterò un’alzaia policromata,
tre fusi orari più in là del cielo,
per tirarti fuori
da quell’anagrafe fredde e asessuate
che ti sbiancano l’anima.
Figlia di un nuovo destino,
sei esplosa nella mia vita
come primitivo albore,
dolce opalescenza di uno spasimo
che s’alterna e divampa
nell’assoluta assenza di te.
Io che sono reduce
da una sofferenza nascosta…
m’intingo di quella distanza
che nell’attimo traspare viva,
sospesa tra sussurri e desideri,
nell’anodino trascorrere
di un sogno che presto sarà realtà.
Solo una volta
mi sono specchiato
nel tuo silvestre sguardo
fatto d’arcobaleni spezzati
e di amari silenzi… ma dentro te,
c’erano pulviscoli d’immensità
che spaziavano rapidi
oltre l’azzurro più azzurro,
in un crescente clangore d’ali.
Il sentiero delle stelle
oramai è gravido nell’attesa…
con la tua fibbia sul fiocco di fata
preparami un sorriso,
perché presto io sarò lì
e il mio gesto sarà...
la mia sfida d’amore.
Opera 2^ classificata ex aequo
Elena D’Arcangelo
Momenti di vita
Ascolto… e ti guardo.
Sei chino sul piano, dove
perso nella musica
trovi tutto il tuo mondo,
mentre la tua anima
uscendo da quelle note
profuma l’aria,
posandosi sul mio petto.
Penso…
forse mi vedrà e…
noterà la mia gioia?
Sa che la musica
mi dà momenti
di vita serena,
per lei allontano la tristezza
e dimentico i profondi pensieri.
Alle volte
il tuo volto è ombrato,
le tue mani
si posano sui tasti
senza sinfonia,
capisco che qualcosa t’assilla…
ma il tuo pensiero m’appartiene
ed io raccolgo
tutto il mio coraggio
per allontanare
il silenzio dal tuo cuore.
Opera 2^ classificata ex aequo
Maria Piera Pacione
La finestra della vita
Il soffio del vento
s’insinua
nelle crepe di una finestra sgangherata.
Tra spifferi d’aria
brandelli di tenda
aprono le danze.
Tante vite
le sono passate dinanzi
incuranti della sua esistenza.
La finestra
ha impresso ogni storia
nel baule della memoria.
Accarezzando il gelido vetro
sprigiono
le sue fantasie.
È un sussurro il suo parlare.
Vibra la mia anima al suo ascolto.
Dolcemente
mi lascio cullare dai sogni.
Affacciata
alla finestra della vita.
Opera 4^ classificata
Diego Pavan
Soli
Sono un minimo dramma
sfilato via sulle foto di cronaca
e così mi osservi
con naturalezza e umanità.
Tutte le mie illusioni di salvezza, d’aria aperta
muoiono soffocate dentro ogni urlo d’aiuto.
Qua nessuno viene, cani abbaiano lontani.
Passato dal gioco, alla paura, all’agonia
ora devo immaginarmi sempre più piccolo
disperato accovacciato
e mai più libero, lentamente senza respiro.
Ho sudato la ruggine della cisterna
che m’intrappola
e la desolata oscurità delle notti stellate
crudeli e così immensamente silenziose.
Ho pianto sangue sulle mie povere mani
che battono da questo sprofondo di terra.
Le scommesse mi davano altrove, nascosto ma in salvo
Ora che tutti hanno perso qualcosa, io perdo
la cosa più preziosa, e mollo.
Se guardi il mio sorriso d’archivio, sai di me.
Voltati a cercare gli occhi dei tuoi figli
che giocano a rincorrersi ridendo.
E sappi che il Cielo ti ha già perdonato
per quel sacrosanto egoismo baluginato un istante
nei tuoi premurosi pensieri.
Sì. Ci scorderete sotto il peso banale
di nuove cronache, di vecchie sventure.
Opera 5^ classificata
Carlotta Veronica Puccetti
Se verrai a me
Ti ho aspettato.
Ogni giorno ti ho aspettato,
anche quando non lo sapevo
o quando non me ne rendevo conto.
E ancora ti aspetto.
Ti aspetta il mio cuore
pieno di sogni di bambino,
ti aspetta la mia anima
vecchia di vite
e ti aspetta il mio corpo
impaziente
perché lo cambia il tempo.
E se non verrai
temo che continueranno ad aspettarti.
Ma se verrai a me,
quando di primavera profuma il vento
o quando di luci effimere scintilla il grano,
se verrai a me,
quando di foglie morte piangono gli alberi
o quando di petali di ghiaccio s’imbianca il mondo,
se verrai a me,
troverai ad aspettarti
il mio cuore bambino
la mia vecchia anima
ed il mio corpo impaziente;
e ti prometto che ti saprò riconoscere
perché l’attesa mi ha insegnato il linguaggio dei segni.
Se verrai a me,
io ti donerò il mio cuore con tutto il cuore
e la mia anima con tutta l’anima
ed il mio corpo, con tutti i segni della vita,
questa vita d’attesa
che aspetta un segno d’amore.
Opera 6^ classificata
Michela Zanarella
Sono un aquilone
Sono un aquilone, sono
d’un bambino.
Sento le sue mani vibrare
nel sudore, mi ama,
so che mi ama.
Se i suoi occhi mi guardano
io corro, lontano, nelle strade
del cielo.
Mi cullo tra le nuvole,
dardeggia il mio cuore rosso
e rimango in bocca a dita paffute
meditando la mia cena tra i campi.
S’incantano gli aerei
alle mie gote di velluto
sembro ubriaco tra le ombre
ma quel sorriso nell’erba
m’afferra come un oceano.
E sento il vento
spingermi il petto
strappare le tele
come in una convulsa bufera.
Io volo, sempre più in alto,
sopra i capelli scuri
gonfio di azzurro.
Opera 7^ classificata ex aequo
Ivana Brigliadori
La gatta
“Perché non mangi?
Perché sei così strana?
Perché piangi?”
Muta la sua vocina davanti la T.V:
modelle belle, piatti succulenti in primo piano
bimbi che muoiono di fame più lontano.
Con lo sguardo vuoto sui pezzi di pane e le banane
un sibilo di dolore antico, arcano come se venisse da lontano:
“Non ho fame”.
Tutta bocca e grandi occhi, i capelli raccolti sulla nuca
un giro collo nero sulla gonna dimessa ora è seduta sulla mia tomba.
Ha vent’anni e sembra l’ombra di una vecchina.
A voce bassa incomincia a farfugliare preghiere e mantra.
Poi grida a parole scandite e chiare:
“Come si fa ad avere fame, appetito
in un mondo così infame così inaudito?
E’ strano il mondo non io, dov’è Dio?”
Le parole rimbombano far la sua pelle e le sue ossa
e sembrano raschiare la sua carne stanca.
Poi tace per delle ore fissando i miei ceri ed i miei fiori.
È nel guardare una farfalla come se volesse prenderla e afferrarla
che come la direzione di un taglio si lascia cadere
e con un fiume di lacrime inonda la mia lapide come se volesse scavarla.
Il suo corpo minuto mi attraversa come una lama affilata
ed è così che ho sentito il dolore come fossi viva
come se non me ne fossi mai andata.
Ma è con le sue ultime parole che il mio corpo ha ripreso a respirare
il mio cuore a battere ancora ed è entrato nella vita di una gatta sperduta
che stanotte dal tetto entrerà nella sua camera da letto:
“Mamma non mi lasciare sola!”
Opera 7^ classificata ex aequo
Anna Cerilli
Le nuvole
Sono bianche sulla tela azzurra
… e se lasci libera la fantasia sono visi di persone
con tanti soffici capelli bianchi;
vecchi dall’espressione saggia
e lo sguardo sognante dei bambini.
Sono persone che dall’alto guardano le montagne e me;
hanno profili con naso e mento sporgente,
le figure si trasformano allungandosi verso l’infinito.
Le nuvole,
così lontane
… irraggiungibili.
Se resti a guardare mentre viene sera,
la tela diventa rosa e poi grigia;
i visi e le figure svaniscono.
Resta la quieta bellezza del cielo
che si appronta per ricevere le stelle.
Opera 9^ classificata ex aequo
Cristiano Comelli
Aghi di pino
Aghi di pino
danzano inquieti e ribelli
tra i tuoi capelli di donna acerba e incompiuta
il profumo inafferrabile della resina
reclama imperioso la scena
mentre ciuffi d’erba
a te si stringono
come bambini avvolti dallo smarrimento
come a volerti rendere primattrice
del loro sussurro di primavera.
Con le mani mendichi
quel frammento estatico di vento
che come il più incatturabile dei ladri
racchiude l’impronta
del primo bacio sulle labbra
che scartasti come regalo supremo
allo sbocciare dei tuoi sedici anni.
Il respiro dei fiori
celia con le tue dita tremanti
i loro colori sì desiderano complici
dei palpiti bizzarri delle tue guance.
L’inquietudine del crescere
cerca di colpirti a morsi
con la glacialità deformante
di un serpente d’acciaio
ma i tuoi passi si vestono da lepri
e danno il senso supremo e rinfrescante
di una corsa profumata di compiutezza.
Opera 11^ classificata
Carla Tombacco
Della poesia
La poesia sbreccia
silenzi appesi ai muri
indifferenti, ai televisori
striduli, agli sguardi sordi
di chi non vuole vedere, chiuso
dentro stanze dalle finestre
perse e svuotate dei sogni.
La poesia libra soffi
eterei d’ali bambine
e scioglie le sue vele
sommerse, puntando oltre
con dita di colori e chiaroscuri.
Quando finisce schiude
a sussurrarci ancora alte
parole storte ed echi di pensieri,
rari intrecci di sensi sbocciati
dal fiore più fragile di luce.
La poesia vive
e muore di noi,
con quel filo tremulo
di voce a curarci
il respiro dal tempo
e dall’urlo mortale
del nulla.
Opera 12^ classificata
Chris Mao
Guglie di vetro
Essenziale mi giunge sottovento
la percezione netta del tuo diletto,
è transitata davanti alle spore dei fiori
ancora rinchiusi nella serra dei miei pensieri.
Conosco la rovinosa caduta delle tue illusioni,
erano guglie di vetro pronte a riflettere
ogni tua scintilla di ribellione;
ora sei un giullare smarrito,
una sagoma d’ilarità ricostruita
sulle voglie di una corte di fannulloni.
La questione rimane sulle labbra dei sudditi,
troveremo il modo per recitare insieme
la filastrocca della nostra redenzione.