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Premio Internazionale di Poesia Città di Monza 2020
XXII Edizione

Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre 2021
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:

La data di scadenza prevista del 30-10-2020 è stata prorogata al 10-11-2020

  • Premio Letterario Internazionale Città di Monza 2020
  • Scaduto il 10 Novembre 2020
  • Antologia spedita dal 3 al 7 giugno 2021 – In data 13-04-2021 inviate le bozze – In data 02-12-2020 è stata inviata comunicazione a mezzo posta agli autori ammessi all’antologia del Premio.
  • Resi noti i risultati in data 17-02-2021.
  • La cerimonia di premiazione si è svolta sabato 22 maggio alle ore 16 presso la Sala Maddalena (via Santa Maddalena, 7) con l’applicazione di tutti i protocolli di sicurezza anti Covid.
  • Cliccando qui è possibile visionare le fotografie
  • Cliccando qui è possibile visionare la Rassegna Stampa

    • Domenica 12 settembre 2021 alle 17:00 presso la Galleria Civica di via Camperio, 1 a Monza nell’ambito della 12^ Mostra-Concorso di Pittura e Scultura “Monza, la città, il Parco e l’Autodromo” ci sarà la consegna del Premio Speciale Poesia Autodromo Nazionale Monza, attribuito nel Premio Internazionale Città Monza 2020 (indetto dal Cenacolo PAMB) al Poeta Antonio Laneve.** Clicca qui per vedere le fotografie della Premiazione


    • Venerdì 8 ottobre 2021 alle ore 21:00 presso la Sala Maddalena (via Santa Maddalena, 7) si terrà la presentazione dell’antologia del Premio Internazionale di Poesia Città di Monza 2020.


  • Risultati

    COMUNICATO STAMPA


    Servizio Comunicazione Istituzionale e Relazioni Esterne


    PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA «CITTÀ DI MONZA 2020»: CI SONO I VINCITORI

    La prima classificata è Monia Casadei di Cesena. Grande partecipazione con quasi duecento componimenti arrivati da tutta Italia e anche dall’estero. Massimiliano Longo: «Investire nella cultura e nella conoscenza è la vera leva per uscire dalla crisi e rendere competitivo il nostro Paese»


    Monza, 12 febbraio 2021. Premio Internazionale di Poesia «Città di Monza 2020», ultimo atto. La Giuria, infatti, ha deliberato la classifica conclusiva del Concorso, che ha tagliato il traguardo delle ventidue edizioni. Quest’anno hanno partecipato 143 adulti e 6 giovani poeti per un totale di 196 poesie, provenienti da tutta Italia, ma anche dall’estero, dalla Svizzera e dal Belgio.


    Investire in cultura e conoscenza per ripartire. «La poesia ci spinge a guardarci dentro – dichiara l’Assessore alla Cultura Massimiliano Longo – e questo lavoro di ricerca personale aiuta a scoprire il cuore delle cose, la vera essenza di noi e del mondo. Questo è il percorso che hanno fatto tutti i partecipanti alla XXII edizione del Premio Internazionale di Poesia “Città di Monza 2020”. La bellezza diventa così il luogo dell’incontro. Lo testimonia la rosa dei vincitori dell’edizione di quest’anno che annovera persone che provengono da tutta Italia. Dalla nostra città può partire un messaggio per promuovere la poesia e condividere il piacere di leggere, scrivere e conoscere. Investire nella cultura e nella conoscenza è la vera leva per uscire dalla crisi e rendere competitivo il nostro Paese».


    La Giuria. La Giuria del XXII Premio Internazionale di Poesia «Città di Monza 2020» era composta dal Presidente Antonello Sanvito (giornalista), da Maria Organtini (poetessa e Presidente del Cenacolo P.A.M.B. – Poeti e Artisti di Monza e Brianza), da Mariella Convertini (pittrice e scultrice), da Maria Grazia Crespi (musicologa) e da Mario Biscaldi (poeta e pittore), che ha delegato il presidente Antonello Sanvito.
    La Giuria ha trovato, nei testi pervenuti, una notevole aderenza alla realtà del quotidiano. È stato apprezzato, in particolare, l’impegno dimostrato per i valori civili e morali espressi dagli autori influenzati dall’attuale periodo pandemico. Dopo attenta valutazione e discussione fra i giurati sono risultati vincitori:


    SEZIONE ADULTI


  • 1^ classificata Monia Casadei di Cesena con l’opera: «Come un bocciolo d’alba che si schiuda» con la seguente motivazione: «L’analisi di un risveglio mattutino coinvolge la natura in tutti i suoi aspetti. Un elenco di emozioni a fior di pelle che l’autrice cataloga sapientemente con i tempi e i ritmi della sua vita. Poesia del silenzio, voce che le appartiene e la fa vibrare in simbiosi con esso».

  • 2^ classificata Gabriella Pesce di Bergamo con l’opera: «Angelo, eri il mio mare» con la seguente motivazione: «Poesia maturata nel dolore, in questa epidemia che distrugge, ma ci fa anche riflettere sui nostri sentimenti. L’amore ritorna nei ricordi e forse consola la poetessa che vorrebbe ripeterli “...Oggi, vorrei vestirti di parole e baci…”. Ogni Poeta vive i suoi versi nell’anima, ecco perché si dice che la poesia è “Dono” e l’autrice ha compreso, nel dolore della perdita, che Angelo, sarà sempre il suo Dono».

  • 3^ classificata Lucia Lo Bianco di Palermo con l’opera: «Urla una donna nella pioggia» con la seguente motivazione: «La poetessa cerca di fare luce sulla donna che “Urla… nella pioggia”, sui sensi offesi, il suo dramma, di dolore e solitudine che nasce nell’animo umano informe, descritto con parole dure a testimonianza d’una violenza che non si può più accettare!».

  • 4° classificato Benito Galilea di Roma con l’opera «Al passo dei dispersi».

  • 5° classificato Massimo Celegato di Vicenza con l’opera «Riscatto».

  • 6^ classificata Paola Curagi di Bollate con l’opera «Dedicata».

  • 7° classificato Francesco Petrucci di Verona con l’opera «Nel bianco».

  • 8^ classificata Luisa Di Francesco di Taranto con l’opera «L’orlo della primavera»-

  • 9^ classificata Marisa Cossu di Taranto con l’opera «Strano mestiere».

  • 10^ classificata Lucia Ingegneri di Monza con l’opera «Significati».




    SEZIONE GIOVANI


  • 1^ classificata Melissa Storchi di Bibbiano con l’opera: «Nonostante tutto» con la seguente motivazione: «La poetessa pur riconoscendo i sentimenti che popolano il suo cuore, cerca nei versi la “cura” per tornare a vivere e sognare. È la possibilità che cresce nella sua anima di credere “Nonostante tutto”. Sono versi chiari alla ricerca di una speranza che preme nella sua vita».




  • 2° classificato Simone Barbacci di Rieti con l’opera «Il riflesso del chiarore» con la seguente motivazione: ««Il poeta descrive in un riflesso di luce, l’attimo del risveglio umano che presa di coscienza».




  • Premio Speciale Poesia Autodromo Nazionale Monza a Antonio Laneve di Cermenate con l’opera «“Il tempio” della velocità» con la seguente motivazione: «Il poeta riconosce la forza del rito che si celebra in Autodromo ad ogni manifestazione. Gioia, tripudio, ma anche dolore nella sconfitta ed allora tutto diventa “fede” e “rito”. Linfa carica d’umanità».




  • Premio Speciale alla memoria di Augusto Robiati a Barbara Rabita di Milano con l’opera «Il primo giorno», con la seguente motivazione: «Il senso della vita che segue il suo corso, pervade l’autrice di un soffio poetico che la fa vibrare nell’incontro con il giovane studente. Versi ricchi di sensibilità che accomunano l’autrice alla figura del Saggista e Poeta Augusto Robiati».




    La cerimonia di premiazione si svolgerà sabato 22 maggio alle ore 16 presso la Sala Maddalena (via Santa Maddalena, 7) con l’applicazione di tutti i protocolli di sicurezza anti Covid. Ovviamente ci riserviamo di modificare la data qualora la situazione sanitaria del momento e le relativi disposizioni non lo consentissero.


  • Opere vincitrici



    Monia Casadei


    Opera 1^ classificata


    Come un bocciolo d’alba che si schiuda


    È lavativa, l’alba, quando vuole.
    S’attarda, la rugiada del mattino
    sul ciclamino ancora sonnacchioso
    – minuzzoli di petali riversi
    dentro l’estremo indugio della notte –
    e sul silenzio placido degli iris.
    L’ulivo è indolenzito dalle coltri,
    dalle nidiate piove un pigolio
    e grolla appena appena – sotto i coppi –
    un passero le briciole di sonno
    ancora incastonate tra le piume.
    Ritarda, tra gli spigoli di cielo,
    il sole forse ancora insonnolito
    – un po’ di sbieco.
    L’attesa m’appartiene, fino al centro,
    in questo panorama del torpore,
    nel borbottio sommesso del caffé,
    nei boccoli scomposti dall’insonnia
    e dietro la condensa lungo i vetri.
    Giunge un latrato debole – lontano –
    forse di cani desti nella brina,
    e un gatto s’aggranchisce sulla gronda,
    paziente del tepore d’un camino.
    La roncola di luce caracolla, mollemente,
    – inturgidita ancora dalle ombre –
    carambolando pigra sul giardino,
    ed importuna gli ultimi sospiri
    delle corolle intorpidite e deste.
    S’illuminano – pigre – le finestre,
    forse ferendo anch’esse l’albeggiare,
    ed il silenzio, piano, si risveglia
    franando nell’estrema riluttanza
    – del mattino –
    come un bocciolo d’alba che si schiuda
    – sbadigliando.



    Gabriella Pesce


    Opera 2^ classificata


    Angelo, eri il mio mare


    Col tempo, amore, sembravano sbiadite
    le nostre parole di seta e di luce,
    velate dalla polvere della quotidianità.
    Col tempo, avevamo quasi dimenticato
    il miracolo che covava sotto l’opaco
    di tanti gesti dati per scontati.
    Oggi, vorrei vestirti di parole e di baci,
    ma il nostro tempo insieme è ormai finito.
    Sei morto solo, senza una carezza,
    senza una mano a stringere la tua.
    Marzo è lontano, con le sue bare in fila,
    ma il sudario di morte avvolge ancora
    il nulla dei miei giorni, delle notti.
    Torna l’estate e con impudenza
    indossa nuovamente i suoi colori…
    ma l’eco di risate e spiagge accese
    penetra appena dentro il mio silenzio.
    È il primo mare che vedo senza te.
    Germogli bianchi esplodono nel blu,
    forse lacrime, o scia che se ne va.
    La barca intanto continua il suo cammino,
    ondeggia, trema, ignora la sua meta
    e lascia una ferita dentro l’acqua.
    La strada bianca s’allunga, s’allontana…
    saluto il mio passato e lo rimpiango.
    Angelo, eri il mio mare, la mia onda,
    ora tutto è inghiottito, cade e muore.



    Lucia Lo Bianco


    Opera 3^ classificata


    Urla una donna nella pioggia


    Piove su brandelli
    di pelle vilipesa e muta,
    su carezze non volute,
    su stelle in cielo senza luce.
    Più cresceranno fili d’erba
    nei silenzi di prati immobili,
    negli scuri anfratti
    di giorni malati e stanchi.
    Piove ed è violenza
    a colorare come il fuoco
    gli abbracci non voluti
    ed Innocenza vola,
    battito d’ali e fragile farfalla,
    tra la dolcezza dei ricordi.
    Ed è già lì, un disegno all’orizzonte,
    la filigrana di vita lacerata,
    non più rondine tornata
    a primavera, solo amore
    offeso dentro a un bosco.
    Piove su un canto libero
    ch’è urlo di una donna,
    tra note calde e vibranti di magia
    e bianchi tasti macchiati dalla pioggia,
    ma sono perle le lacrime negli occhi.
    Piove su quella carne
    che odora d’armonia
    sfumata a chicchi
    caduti come il grano.
    Piove mentre di donna
    appena s’ode l’urlo tra la pioggia,
    mentre si rompono i fili di rugiada
    sui bianchi fiori raccolti da bambina.



    Benito Galilea


    Opera 4^ Classificata


    Al passo dei dispersi


    Aria di sapori nuovi tra i silenzi della piazza,
    voglia di ritrovarsi stranieri nella sera,
    con gli ultimi galli a cantare quando
    accendono i focolari e il mio paese si va
    popolando di facce nuove e di nuove canzoni.


    Casa mia si schiude in un qualche paradiso
    di presenze, quelle sole lasciatemi in giacenza
    dal rumore dei carri di quel febbraio del ‘44
    quando stretti si ascoltava il mondo che nasceva.


    Ma di te mi sia memoria il canto occulto,
    solitario e ardito tra i papaveri in cammino,
    ancora la voce che risuona nelle stanze
    per una passione ed un tempo ritrovati
    sul muro che abitammo al crepitio d’allora.


    Ora dimmi che c’è vita, e non soltanto,
    in questa estate raccolta in grappoli
    d’altura, dimmi che ruba una capriola
    al cuore l’azzurra libellula dell’aria.


    E prima che di noi un grido ignoto
    strappi le passioni dal gioco delle mani,
    il cuore si colora di silenzio allineando
    pezzi di Coronavirus alle maree del tempo.


    Così un giorno tornerà una nuova primavera
    a regalarci il coraggio del non dire, ai margini
    del fiume dove un cappotto di papaveri e ginestre
    ripercorre la valle dei templi posandosi acccanto
    a gatte che sgravano gioiose rimirando le stelle.




    Massimo Celegato


    Opera 5^ classificata


    Riscatto (12 vv)


    Ma noi, prigionieri senza memoria,
    condannati all’esilio della storia
    da un ideale spento alla poesia,
    torneremo a comprendere la malìa
    della solenne voce delle montagne,
    quando al di sopra delle loro innevate cime
    gusteremo commossi le lacrime di un cielo,
    che con pioggia di colorati sogni
    irrora di luce l’umano inferno?
    Nessuno turbi allora il sonno della terra,
    quando in silenzio di stelle chiuderà i nostri occhi
    con un bacio di eterno!




    Paola Curagi*


    Opera 6^ classificata


    Dedicata


    Verso sera i tuoi capelli si tingono
    di tramonto,
    mentre gli anni passano sulla
    tua pelle bianca.


    Che gioia averti ancora con me,
    dolcemente al tuo posto
    mentre la mia voce ti sfiora appena
    un sorriso e l’intesa di sempre.


    Quanto bene verso la tua persona
    fiori e compleanni
    tutti ancora lì, indelebili nel
    cuore.


    Poi un poco di felicità
    quella che fa brillare gli occhi,
    a chi non si aspetta più niente
    e si accontenta quanto basta.


    Andare avanti, nelle stagioni
    mano nella mano,
    come quando piccola davo forma
    alle nuvole


    ed eri il mio tutto.




    *Francesco Petrucci **


    Opera 7^ classificata


    Nel bianco


    Ruota danza, ovatta bianca
    lenta fiocca, neve greve
    non s’avvinghia, ancora stenta


    Sprigionati lassù in cielo
    i cristalli frammentati
    variegati veli han steso


    Errabondo nel nitore
    ai miei passi la sordina
    muto bianco tutt’attorno


    Se ci ricoprisse tutti
    come panna vaporosa
    Il futuro congelare
    ammantare nell’oblio
    gioie, lutti, odi, rancori
    stop and go per ripartire
    per fermarsi a meditare


    Sui perché, su che sarà
    sui “potrebbe” e invece “è”
    Disvelare vie smarrite
    che palliare sa quel manto
    mira l’alto, la speranza
    giù, coriandoli di gelo
    Fiocca ancora, fitta e lieve
    notte magica di neve




    Luisa Di Francesco


    Opera 8^ classificata


    L’orlo della primavera


    Le pieghe dell’abito leggero
    su piedi nudi muovono tepore
    nel verde aperto di corolle a fiore.
    Frescosa aria di profumate note
    maggio di margherite papaveri e rose
    respirano foglie nel brillio di rugiada
    lacci di umido a salutar la mattinata.
    Frullio nell’aria del giorno
    pettirossi a becco aperto, a stormo
    che da lassù guardano il canto alato
    piegare in disegni il volo planato.
    E un calabrone bruno e scolpito
    lucido ronza al profumo carpito
    dalla bocca di un boccio appena uscito.
    L’orlo della nuova primavera
    sfiora la vita, che ancor spera.




    Marisa Cossu


    Opera 9^ classificata


    Strano mestiere
    (terzine)
    (ABA BCB CDC DED)


    Strano mestiere questo mio scavare
    dentro l’altrui coscienza le profonde
    crepe del sé, tormenti da sedare;


    riconoscere il tarlo tra le alte onde
    dell’emotivo mare che tempesta
    del mio fragile animo le sponde.


    Fa male quel pensiero che mi desta:
    penso e ripenso al baratro sospeso
    tra l’altro e me, ma nel mistero resta.


    Frugare nell’inconscio reca il peso
    d’umana debolezza, del mio nulla,
    e nell’abisso altrui mi sento arreso.




    Lucia Ingegneri


    Opera 10^ classificata


    Significati


    Sguardi che s’allungano
    nello spazio infinito,
    sensi che si liberano per catturare
    la tacita voce dell’universo
    e assorbirne il respiro,
    mentre la logica del cuore
    rincorre la vita sull’onda dei desideri
    che s’imbarcano verso un nuovo giorno.
    Mi trovo, come tutti,
    nella spirale irremovibile del tempo,
    con le variabili prove
    che la vita ci riserba.
    Passi filtrati da crepe che si sfaldano,
    ma anche piacevoli risvegli dell’anima
    che nutrono l’esistenza con germogli
    di parole, sentimenti, abbracci,
    quando il gioco della vita non inganna.
    Se potessi,
    metterei a nudo la mia anima
    e seminerei granelli d’armonia
    nel cuore più riposto della gente
    per profluvi d’umiltà e d’amore.
    L’amore mi abbevera di significati,
    di meraviglia del vivere e del far vivere.
    Le mie mani colgono
    ogni momento buono
    per modellare la fatica del giorno
    come teneri tocchi di madre,
    per stendere un velario
    sul buio delle tenebre,
    per mostrare l’oriente della vita,
    per carezzare altre mani
    bisognose di fiducia e di calore umano.




    Barbara Rabita


    Opera Vincitrice Premio alla memoria di Augusto Robiati


    Il primo giorno


    Trascino lo zaino per le scale
    il fascio di luce illumina i capelli
    entro nella classe
    accanto alla mia
    dell’anno scorso.


    Ti rivedo, compagno,
    che mi sorridi
    dalla sedia a rotelle
    sei cresciuto,
    i peli sul viso fanno di te
    un giovane uomo.


    Guardo fuori dal vetro
    la mascherina appanna gli occhiali…
    o forse una lacrima.




    Antonio Laneve


    Opera vincitrice del Premio Speciale Poesia Autodromo Nazionale di Monza


    Il tempio (della velocità)


    I telai del rito
    hanno colori veloci
    ma qui al Tempio
    non serve pregare
    per strappare dalle stelle
    un brandello di cielo
    o il drappo a scacchiera
    dopo l’ultima scia.


    Cavalieri e màrtiri
    hanno donato nomi
    a capitoli di storia
    lontana dalle logiche
    di pigri miscredenti,
    invece è qui
    che gli Dei del rischio
    hanno fatto breccia
    tra milioni di cuori.




    Melissa Storchi


    Opera 1^ classificata Giovani


    Nonostante tutto


    Ormai il mio cuore
    è lacerato;
    tacciono le gocce
    che delicatamente
    scorrono sul viso
    segnato dall’ermetico
    dolore.
    Scorgo, celata dietro
    un profondo supplizio,
    quei vigliacchi sorrisi,
    sorrisi che fanno male
    imbrattati di orrori
    disumani e che lasciano
    ferite non più rimarginabili.
    Ora, la mia bocca
    rimane inerme,
    statica, fissa in quella
    posizione con il dubbio
    di non saper più sorridere.
    Nonostante tutto,
    sopravvive la speranza
    di riuscire a far volteggiare,
    tra venti lontani,
    i desideri repressi
    senza più paura di morire.




    Simone Barbacci


    Opera 2^ classificata Giovani


    Il riflesso del chiarore


    Alzò i torbi occhi il galeotto
    dal nero pozzo dov’ei era caduto,
    poiché’l sol giunse alla cima e’l volto
    suo, di circolar dipinto, fu muto.


    Cadde tal se dal dolce vino colto
    a contemplar ragion che uom desta ognuno,
    come la stagion che sol cambiar volto,
    dall’intorpidir del senso perduto.


    Ma non poté mirar con occhi umani
    la sintesi del divino splendore,
    così li volse ai suoi contorni vani.


    Il tempo cui lieve una foglia muore
    e le ombre lo cinsero tra le mani,
    fu il galeotto e il riflesso del chiarore.



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