Alessio Baroffio
Opera 1^ classificata
Quando scrivevo di te
Quando scrivevo di te
m’infrangevo su scogli di antiche paure
e naufrago davanti ai tuoi occhi
sapevo incidere i versi nel silenzio.
Nel lampo che precedeva la tempesta
mi abbandonavo al rollio del presente,
tatuando le parole del mio ardire
sulla sabbia calda del desiderio.
La mia mano perseguiva la rotta
verso i tuoi approdi incerti
ove le tue labbra esitanti
erano tramonti senza risposta.
Quando scrivevo di te
in pagine bianche come maree
intonavo canti di emozione,
il tuo luminoso sorriso era la rete
che raccoglieva ogni mio pensiero.
Lettere ballavano sui battiti del cuore
mentre tra gli abissi dell’anima
attendevo l’incanto dell’imbrunire
per abbracciare l’isperato sogno.
Prima che parlassero le lacrime
stelle seguivano la scia di promesse eterne,
perdendomi nei tuoi riflessi argentei
bevevo la spuma bianca delle nuvole.
Quando scrivevo di te
poesie soffiavano lontano il dolore,
in fondo mi mancava soltanto una carezza
come il vento che risveglia il mare.
Elisabetta Liberatore
Opera 2^ classificata
Una strana gioia
Lascio che il vento sciolga i nodi,
reminiscenze sospese nelle mie pause
quando bagliori lampeggiano
da lamine di ore meridiane.
Planerà sulle mie palpebre
gravate da mille dubbi,
con tocco d’amante
scivolerà sui contorni
del mio volto inerte,
una strana gioia di grazia fugace,
non più che un indizio
nel silenzio transitorio
di un’estate matura.
Dentro i miei tanti spazi cavi
ripongo righe e righe
allineate senza respiro,
morene di parole franate
sul dorso nudo di giorni sfatti.
Mi nutro della vampa pallida
di un cielo tenue,
dell’eloquio leggero di questa brezza
e questa bruma rosata
che increspa il crinale.
Francesca Croci
Opera 3^ classificata
Sangue di drago
Ho smarrito il prezioso gioiello vermiglio.
Ho smarrito l’istante che toglie il respiro
il sudore dei fianchi
lo spavento fecondo
i languori in attesa.
Ho smarrito l’urgenza e la veglia
ed infine la voglia.
È disturbo questo sole che splende
– il plenilunio ormai muto agli amanti.
Spenta cenere il nostro dilemma
– abbattuto l’impavido drago
cavalcato con furore nel sogno.
I miei piedi rimangono scalzi
consumati e dolenti
– i miei versi d’amore appassiti.
Il presente esiliato ai confini del cuore
tenerezza estirpata dai gesti
– ho svanito l’ardente mio ventre di fuoco
fra i miasmi di uno stagno in tempesta.
È sbiadito cinabro il mio sangue stordito.
Alessandro Vonella
Opera 4^ classificata
I limoni (a Elle)
Tagliavi la scorza
ai limoni
mentre il sole sbirciava
da una tenda smunta.
Suggerivi poesia
col tuo sorriso arreso
al mio perenne vagheggiare.
Mondavi il rutaceo agrume
dall’asprigna buccia
e così tutta la vita tua,
emendandola dall’acre
e un giorno – il vuoto – anche da me.
«Ciò che hai divelto
più puro non diventa»
lamenta
lo scarto dal fondo
di un sacchetto.
E il succo è il pianto
mesto di noi frutti gettati
e incolti, spezzati.
Lacrime è il sangue
che ci polla
da un cuore che troppo affetta.
Sergio Baldeschi
Opera 5^ classificata
Dentro un cosmo asfaltato di stelle
Dentro un cosmo asfaltato di stelle,
accendo semafori di luna
e nel serto raggrumato
di un palpito memoriale,
viaggio sulle ali di un’effimera.
Laccato d’infinito stupore,
risalgo il fiume dei prodigi,
scavalco l’ipotesi dell’inganno,
e dentro un singhiozzo d’eternità,
riemergo nell’oro del sole.
Con la pigrizia di un cucciolo,
ricompongo l’armatura
ad un impavido Parsifal,
detergo l’irreale
e m’abbevero al Sacro Graal.
Ma è solo un brivido di tenerezza
quel passato vestito d’azzurro,
che ancor m’illude di esistere
e che più mi rimanda
a quello che ho perduto.
Abbandonato nel bozzolo
da una bestemmia in metamorfosi,
mi sono risvegliato
con gli artigli dentro la pelle
e l’anima tra le fauci di una fabbrica.
Manichino senz’ombra
e collezionista di pensieri rugginosi,
mi dileguo nell’esangue parabola
di una storia mai vissuta,
fingendo di credere…
che un fiore rinascerà dalla piaga.
Paola Amadei
Opera 6^ Classificata
Il ritorno del figlio
Torni dall’estero, dopo anni,
il tempo ha plasmato
pagine di vita.
Inconsueti i rumori nella casa,
differenti i ritmi quotidiani.
Ho perso l’abitudine d’inserire
un altro nella scala delle priorità,
di cogliere il sorriso
con cui ammicchi alla vita
di ammirare lo sguardo
di chi risale i gradini della scala.
Così diverso dal mio,
che son quasi giunta in cima.
Mi riproponi i colori dell’attesa
mentre respiro i profumi
della tua primavera
diffusi tra le pareti di casa.
Chris Mao
Opera 7^ classificata
L’ultima siepe d’azzurro
Neppure il dazio di una scusa
è dovuto, gli attesi regalano
il cammino all’astuzia della folla,
la sfera del pianto giace
nella gola, aspetta la luce
fuggita dagli ulivi per esplodere;
la certezza del tramonto
frana sulle rughe della fronte,
quest’anima pura si nasconde
nella polvere che gira
su cardini di vento.
Lo scarto minimo,
la mano che manca
la presa, dove qualcuno
trema al freddo
di una via d’uscita.
Nel primo scuro nessuno muore
per il colloquio delle ombre
rifiutate dalla notte;
le ossa spente dentro la carne
reclamano la scintilla promessa
dalla veglia dei lampioni.
La rabbia del sole scompare
dietro l’ultima siepe d’azzurro.
Dove togliere la benda
ferito da queste circostanze
con le mani sciolte
dalle briglie del timore,
dal punto zero del calendario
alle intemperie del tempo perduto.
Il gusto dell’addio
che muove la bocca
verso il piombo di una condanna;
la carità che cade
da un ergastolo già scontato.
Dario Marelli
Opera 8^ classificata
Metempsicosi
Fa capolino nel fitto del bosco
il chiarore discreto della luna,
alta, a spandere onde di poesia
sul ricamo indecifrabile dei giorni.
Nel velluto della notte filtrano
ombre, acquattate come cervi
al riparo da tremori ed illusioni.
Soffia tramontana sul tripudio
di giunchiglie dischiuse alla gioia,
dove regna quiete ovattata di bellezza.
Sotto una memoria di stelle,
origlio in silenzio, lontano
da ferite che incrinano la voce,
imbrigliano l’essenza.
Tutto nell’aria traspira armonia,
attesa di luce, fioritura di salvezza.
Nell’ora che ricuce libertà,
mi abbandono alla pace
diventandone parte.
Qui, il mio corpo trasmigra,
si fa radice, seme di altri cieli.
Lassù, nelle praterie del cosmo
si sfarinano comete antiche.
Ma ancora mi accolgono
tamburi nuovi.
Lucia Ingegneri
Opera 9^ classificata
Non c’è limite
Non c’è limite nell’attendere
ogni giorno il cantico del sole,
nell’accogliere ogni parola che si spande
come pioggia scrosciante per irrigare.
Non c’è limite a mettersi in gioco
per spazzare l’ansia della notte
quando il suono del cuore fa rumore
per stimoli nuovi da accarezzare.
Tante emozioni
per scovare dentro l’anima
cristalli nascosti da far emergere
e gettare luce su relazioni umane
come suggello di universi ritrovati.
Parole sfebbrate da incidere
sulle pagine nivee della vita,
amorose passioni, profonde amicizie,
coscienze chiare come la luna e le stelle
nel profilo della propria esistenza.
Si schiude il sipario della vita
sulle note di nuove identità
che rompono le maglie del tempo.
Daniela D’Aloia
Opera 10^ classificata
A mia nonna
Sparsi i fogli tuoi bianchi,
lasciàti al vento come piume,
strappati al tuo diario
che ancora di te respira l’odore.
Inchiostri incomprensibili
eppur indelebili
incisi come su dura scorza
da mani che non seguono più,
ma sei tu,
con la tua orrida bestia sleale,
con la tua penna inceppata,
vita consumata
a contemplare il tuo abisso.
La caverna più misteriosa la tua.