Sergio Baldeschi
Opera 1^ classificata
Nell’imbroglio della sera
Nell’imbroglio della sera,
prendo in ostaggio l’anima
per spurgarmi dal silenzio
che molesta le attese.
Vaccinato fuori e dentro,
faccio l’oracolo alle ansie
e nel ventricolo digerente,
m’inietto una tazza di luna.
A flemma di stalattite
mi calcifico sopra un cono d’ombra,
accendo il dogma di cristallo
e nell’angelica devozione
che plagia l’incompiuto,
m’illudo di esistere.
Dentro ore senza volto,
resto in balia dell’etere
e con le grinfie appuntite,
semino palpiti d’amore
tra le zolle di un falso palinsesto.
Svuotato nel cranio
dal cicalante nulla,
compro pensieri in offerta speciale
e li rivendo a me stesso.
Un sussulto mi desta
dal mondo dei morti,
da quell’infecondo torpore
che stravolge copioni
e calici corrompe.
Con lo sguardo elevato
verso la sommità delle stelle,
cerco un prodigio d’amore
che per sventatezza o pigrizia,
spenga la curva del tempo
e m’accenda la vita.
Vittorio Di Ruocco
Opera 2^ classificata
Nel buio profondo che mi rassomiglia
Dedicata a tutti i sordociechi affinché possano vivere sempre con dignità la propria esistenza
Non ha confini il mondo che mi sfugge
nel buio profondo che mi rassomiglia
e a tratti come un gorgo mi travolge.
È stato forse un breve sortilegio
a rendere i miei occhi come specchi
due scudi impenetrabili alla vita
che non fa più rumore del silenzio.
Perché il destino cinico e perfetto
mi ha sfigurato con le sue cesoie
rubandomi la luce e la speranza
di catturare l’anima del vento
l’urlo del mare che sciaborda intorno,
il tuono, il lampo, il rosso del tramonto,
il bianco scintillante dell’aurora?
Le lacrime però non le nascondo
sono diamanti labili e fuggenti
forgiati dentro l’anima che brucia
al devastante fuoco dell’inferno.
E mentre affondo nel più tetro abisso
cercando con le mani una carezza
che mi faccia sentire ancora vivo
c’è chi mi sventra con le sue parole
a offendere la mia diversità
come se fosse pena da scontare
per la mia sola colpa d’essere nato.
Ah malasorte iniqua e truculenta,
perché mi hai condannato al buio perenne
all’assoluto vuoto del silenzio
lasciandomi cadere nell’abisso
oscuro e inenarrabile del nulla
che mi divora come un buco nero?
Signore mio, concedimi la morte
oppure dammi in cambio la speranza
di poter catturare la bellezza:
con nuovi sensi fammi accarezzare
il dolce volto della mia esistenza.
Antonella Padalino
Opera 3^ classificata
Quel che resta dell’eternità
La mia mente è senza riposo,
cerca sogni dimenticati.
Si fanno pallidi
i ricordi di mari infiniti
sulla battigia stanca
dei miei patimenti.
La morsa della malinconia
si fa struggente
come le onde che,
infrangendosi sulla scogliera,
riducono in brandelli, la mia anima.
Si fa eremita il pensiero che
in questa lunga notte,
il vento disperde impietoso,
attraversando i sentieri del tempo.
Ed è così che
il tintinnio delle emozioni,
bussa alla porta del cuore,
materializzando
parole che prendono forma,
colmando il vuoto
degli stantii sentimenti e, bruciando
quel che resta dell’eternità.
In cielo
uno scarabocchio di luna
firma l’ennesimo
atto d’Amore,
in questa notte stanca.
Si piegano i rami al fluire del vento,
mentre tutto intorno
resta immobile e fermo
nel buio
dell’infinito blu.
Lucia Lo Bianco
Opera 4^classificata
Vertigine
Vertigine l’aria che rivesto
mentre sfioro terra umida
e adagio le fragili difese su
un tappeto di foglie smarrite.
Passerà questo tempo di colori
dove i sensi vagano affranti,
scorreranno fili di trama tessuta
in ore scure di notti insonni,
quando s’odono silenzi opachi
e un gomitolo insegue il vento
e i rumori disegnati dalla luna.
In bilico sull’orlo dell’abisso, vacillo,
ondeggio senza meta, travalico
l’inganno delle ore, palpito
al lume di stelle di scomposta luce.
Si spegne la fiammella, trema
il destino nell’attesa, gocce di vita
come lacrime brunite di pioggia
penetrano i muri dell’indifferenza.
È vita al davanzale che coltiva ancora
i bianchi sogni dentro albe evanescenti
e li disperde come polvere di sabbia
dentro angoli di mondo custoditi
nel castello della nostra solitudine.
Matteo Buccella
Opera 5^ classificata
Euphoria (/ευϕορια)
Come su una scacchiera,
cogliamo le occasioni che ci si presentano
Collegando la mano e la mente
nell’istante che viviamo
Creiamo un intero universo di possibilità.
Ogni mossa è fondamenta per la futura
radici che s’intrecciano in un prato
Così è lo scorrere del mio respiro.
Un’abbondanza di euforia
in un tempo lacerante.
L’ho usato tanto questo cuore.
L’ho vissuta tanto questa vita.
Di questo attimo
mi manca tutto il tempo in cui non l’ho vissuto.
Ho desiderato davvero questa partita.
Resisti, cuore mio
Non c’è una rivincita.
Emilena Cardi Cigoli
Opera 6^ classificata
Il profumo del vento
Quando il mio ricordo
sarà solo un volto senza nome per te
ti guarderà con gli occhi pieni di rimpianto
e non parlerà più,
ma tu ne sentirai i lamenti.
Fa’che io non diventi una noiosa cantilena
e neppure una triste canzone
ma una dolce melodia,
come il canto della pioggia mentre scende dal cielo
o il bisbiglio degli alberi che parlano nel bosco.
E quando tu sentirai solo silenzio
vorrà dire allora
che mi avrai dimenticato.
Avevamo seminato fiori che profumavano di vento
sul sentiero del nostro amore.
Per te erano sogni
per me poesie.
E se un giorno avrò bisogno di tornare su quel sentiero
sarà per cogliere un’illusione,
un fiore che sussurra le parole d’amore
che vorresti ascoltare.
Oppure sarà
che avrò bisogno di sentire soltanto
il profumo del vento.
Francesco Sonis
Opera 7^ classificata
Le dolci ombre dell’ infanzia
Nei ruscelli senz’acqua
nella campagna d’asfodeli
nell’uomo a cavallo
e il fucile a tracolla
le ombre dell’infanzia
corrono, corrono
con una piccola donna
che balbetta d’avere un figlio
e impaurisce al gesto
crudele di una vecchia.
Le dolci ombre dell’infanzia
sussultano allo scoppio
dei barattoli di carburo
e volano sognando
sul nero vestito della maestra.
Le dolci ombre dell’infanzia
vanno, vanno piangendo
con ruote di camion
nel cortile
di un chiuso orfanotrofio.
Masticano gallette americane
e dormono in lugubri dormitori.
Le dolci ombre dell’infanzia
sono scomparse
nella polvere del tempo
come stelle trafitte
di un bel carnevale.
Marino Beltrame
Opera 8^ classificata
Bassorilievi
È persino commovente
questo nostro scolpire, ostinati,
le nostre vite come bassorilievi
grotteschi e disperati,
figure mitologiche incollate
con misture di saliva e sangue,
sapendo che tornerà il vuoto,
dal basso, a farsi avanti,
lasciando piedistalli d’aria,
le infinite nicchie delle nostre assenze,
a incorniciare il niente.
Dario Marelli
Opera 9^classificata
L’isola dei Cipressi
Sono qui ammirato davanti al riso
delle gazze e ai cent’occhi del pavone
e nel fruscio del vento ascolto le domande,
m’innamora il garbo semplice dei vecchi
che separano con cura tra le mani
l’erba buona e la gramigna
e tremanti accarezzano la terra come figlia.
Sussurrano alle starne parole di silenzio
affidando al volo a raso fra i cipressi
il ricordo argenteo ormai sbiadito
del profilo di colline a mezza luna.
Là dove un tempo l’uomo si sedeva amico
a penetrare il segreto delle stelle
e in un’estasi di pace a testa alta
ritornava al focolare.
A smorzare una brace di sogni
e la pretesa dei tizzoni
di rimanere sempre accesi, a scaldare
la pietà dei muri nel saluto della notte.
Sul comodino abitato dai tarli
la pagina sgualcita di una Bibbia
raccontava il sudore antico della fronte,
la preghiera contadina a un Dio lontano
in nome del pane di domani.
E ora è sempre troppo breve e raro
ravvisare nello sguardo quel sorriso di stupore
ed è struggimento vano il desiderio
di trovar riparo al nostro “sbaglio di natura”
cospargerci di grazia al sacro tempio del cielo.
L’isola dei Cipressi si trova sul Lago di Pusiano
Giacomina Nolli
Opera 10^ classificata
Futuro anteriore
Avrò fatto scivolare sabbia bagnata tra le dita
– gesti inutili ma essenziali –,
trattenuto lo sguardo di uno sconosciuto
per cercarci paglia arsa
e lasciargli l’alito tiepido dei desideri.
Sarò stata nebbia fitta di legami rancorosi
e delizia di un fugace incontro.
Avrò tessuto come novella Penelope
speranzose tele lasciate incompiute
senza invecchiare nell’attesa.
Sarò approdata su suoli belligeranti
armata di parole sincere e fendenti
costretta a stringere le mani inermi delnemico
lasciando scrivere ad altri il lieto fine.
Avrò stretto nei denti lo spirito ribelle che mi implorava
mentre perdevo per strada i semi della mia debole fraternità.
Avrò fiutato che il pericolo sta nel futuro anteriore
illusione di certezza
e così ora partorisco il mio incerto presente.