Maria Rosa Dell’Angelo
Opera 1^ classificata
Le mie radici
Bellissimo di vigne, il mio paese
s’arrende dolcemente alla pianura,
si porge fiero al sole che, al tramonto
tinge di rosa i monti all’orizzonte.
Adesso che la pioggia ha cancellato
la coltre bianca del crudele inverno,
la terra scura, umida e fumante
accoglie il sole in voluttuoso abbraccio.
Cammino a passo svelto le mie strade,
mi sembra di sentir spuntare l’erba,
le viti striminzite buttar gemme
sui tralci nudi in trepidante attesa
Amata terra mia dove son nata,
rinasco insieme a te in primavera:
come ceppo di vite di Barbera
le mie radici sono nel tuo cuore.
Non voglio barattare il mio sentiero
a volte impervio, erto e faticoso
con una strada dritta e più tranquilla
ma sconosciuta e persa chissà dove:
la mia esistenza è qui, tra le colline
a respirar profumi antichi e nuovi,
vedere crescer grappoli blu e oro,
curarli come bimbi, con amore.
E quando infine giungerà il momento
di abbandonare il mondo delle cose,
domani, fra cent’anni o chissà quando,
è così che mi voglio accomiatare:
un bacio a chi rimane, e il mio paese
per sempre in fondo agli occhi, e in fondo al cuore.
Enrico Ramaioli
Opera 2^ classificata
Coraggio
Amico mio
ora stai soffrendo,
stai piangendo dentro, di un dolore immenso,
immenso per te, come qualsiasi altro;
e allora sfogati, piangi!
Piangi, fino a quando non avrai più lacrime da esternare!
E allora ti abbraccerò!
Ma che questo tuo pianto
col tempo e, con forza ovviamente,
divenga un sorriso immenso,
come quel tuo oramai assopito dolore,
e allora, ridi!
Ridi così forte
che angeli
e demoni
ridano della tua ritrova gioia,
che il tuo sorriso arrivi come il vento
da una parte all’altra del mondo intero
mortale e arcano,
dagli inferi al paradiso
e allora anch’io riderò con te,
con te rideremo tutti
e quell’immenso dolore
sarà soltanto un passo avanti nel cammino e nel maturar della vita.
Rosanna Gabellone
Opera 3^ classificata
Oltre la porta
(dedicata alla nipotina Sonia)
Imprimere vorrei sulle ali del silenzio
che s’ode in questa stanza,
la tenerezza che mi attanaglia il cuore,
quando ti stringi a me dopo il risveglio.
Tramutare vorrei le lacrime furtive
in diamanti e perle, per poi adornare
i tuoi capelli d’oro, mentre aggrappata
al mio collo, ti svegli piano piano.
Ti terrei così, per sempre,
all’ombra dei dolori che il fato inesorabile
può dare.
È la sensazione di vuoto che mi fa tremare,
per ciò che sarà un domani.
Là, oltre quella porta, dove ti aspetta
un mondo senza sogni né riposo.
Ti regalerei un po’ del mio respiro
se fossi certa che un dì, là fuori,
tristezza e ansia, non debbano offuscare
la luce delle stelle che ora si specchiano
nel grande mare dei tuoi occhi scuri.
Adriano Scandalitta
Opera 4^ classificata
Volo di vento
Correrò incontro al vento
per gustarne la fresca carezza
di sogno,
per fare brillare gli occhi
alle scintille schioccanti dell’aria,
per danzare come foglia leggera
in una cornice di rarefatta
bellezza in cui si specchia il mondo
che crede nella purezza della vita,
nel bacio casto della natura,
nella paziente e durevole
ricerca del bene dove il vento
sottile e tenero dell’amore
pone il sigillo prezioso della vita
che, consapevolmente, genera altre vite,
in un inesausto volo di vento.
Claudio Puricelli
Opera 5^ classificata
Riso
Verde a primavera, oro d’estate,
mare che ondeggi in pianure seminate.
Seme della speranza, regalo del destino
e del sudore del primo mattino.
Ecco il VIALONE NANO ,
bello nel palmo della mano,
buona tenuta di cottura
perfetto per pesce e verdura.
Poi arriva il principe dai molti estimatori
Sua eccellenza il CARNAROLI.
Ha l’ambizione di essere il migliore
e di esaltare dei cibi più diversi, il sapore.
E che dire dell’ARBORIO, anch’egli un vincente,
chicco grosso, ricco di amido, sempre al dente.
Primeggia nei risotti cucinati in molte mani
ha la presunzione di essere il più amato dagli italiani.
Un emergente, un cristallino,
è il BALDO dal sapore fino.
Ottimo in estate,
fantastico per preparar insalate.
E ancora il ROMA , re della morbidezza,
tondo e grande ma poca lucentezza.
Carattere instabile,
ogni anno si presenta con gusto variabile.
Ed infine il BALILLA detto anche ORIGINARIO,
chicco piccolo e tondo, salva l’orario.
Si cucina in minor tempo,
ecco servita una minestra in un lampo.
Riso, riso, quanti chicchi da amare…..
E la libellula rossa…. A caccia di zanzare.
Donato Ladik
Opera 6^ classificata
Infinitamente raccolto in me stesso
Ho soffiato su di un grumo di ruggine del mio cuore,
pulviscolo ramato di cascami interiori,
gioiosa ripresa di un cammino interrotto.
Non corro, non cerco, non mi affanno;
mi lascio soltanto trascinare dal dissolversi
della ragione che solleva adagio la cenere
sublime del sogno infranto.
Ripiego mesto quel lembo dell’anima
che ho sollevato invano e l’impeto terso
che culla il tepore del mio corpo.
Sensazione, illusione, emozione
sei già andata oltre il trascorrere del tempo!
Paola Bavera
Opera 7^ classificata
Frammenti di passato
(a Roberta, un angelo)
Sembra ieri
ma sono passati già trent’anni
quasi una vita…
la mia vita
né facile né difficile
né bella né brutta.
Ricordo tutto di allora
le lunghe estati calde
i giochi, le interminabili chiacchierate
la nostra amicizia complice;
poi te ne sei andata
e i fiori non hanno più avuto
lo stesso profumo
i colori si sono spenti.
Talvolta il pensiero vola
all’atmosfera magica
di quei giorni lontani
e la nostalgia mi assale a tradimento.
Tutto svanisce in pochi istanti
e mi ritrovo sola
lo sguardo al cielo
in attesa di una risposta,
un po’ malinconica
ma sicura che,
ovunque tu sia,
stia sorridendo nell’udire
l’eco gioiosa
delle nostre risate di allora.
Carlo Caruso
Opera 8^ classificata
Foresta sacra
Quartieri spagnoli di Napoli:
foresta sacra di madonne e di santi
protettori di mura sbrecciate
affacciate di panni
e di edere penzolanti,
dove anziane sacerdotesse
in veste di flanella
intonano i richiami
del loro Ufficio mattutino.
Seduta solitaria davanti alla sua casa
una bimba ascolta,
immobile,
la musica del Caos!
Anna Mantovani
Opera 9^ classificata
Odio
Ieri ti ho visto ragazzo.
Eri là, sull’asfalto
gli occhi rivolti verso il sole
che sembravano chiedere perché.
Ti ho gettato una rosa e ti è caduta sul cuore,
ti ho accarezzato ed una lacrima ti è caduta sulle labbra.
Una medaglia, tante parole,
un bambino, una donna e una madre
che piangeranno per lungo tempo.
E chi ti ha sparato?
Sorride, orgoglioso del suo gesto vigliacco.
Non sa che non ha ucciso solo te,
non sa che quell’odio grande e disumano
ha ucciso anche la sua anima.
Diego Fantin
Opera 10^ classificata
Saggezza indiana
Oggi è un giorno
buono per morire.
Il sole è alto e caldo
e pace regna
nella vasta pianura.
Il bimbo ride
succhiando
il latte al seno
e in mezzo all’erba
volano le farfalle.
Oggi è un giorno
buono per morire.
Mormora dolce l’acqua
che scende dal tramonto
ed è abbondante
il pesce nelle reti.
Pascolano i cavalli.
Oggi nessuna criniera
sventola
nel vento dell’assalto.
Oggi è proprio un giorno
buono per morire.
Attorno al grande fuoco
donne indaffarate
preparano la cena.
È quieta l’anima
e l’occhio spazia sereno.
Solo un piccolo peso
grava sopra lo sterno
e opprime il respiro.
Oggi è il giorno
giusto per morire.
Domani cavalcherò
nei pascoli del cielo.
Massimo De Marchi
Opera 1^ classificata Sezione vernacolo pavese
La Prevensiò
( …dal virus della “peste suina” – Suardi estate 2009)
S.Bartulamè .. al Patròn dal mè paiš
al venâ ‘na voltâ a l’an …, al 24 Agust, ma spieghi …par capìs
e i don a jän l’affan a seguì la Pursissiò …;
ma tücc i an al “Di d’la Festa” …ag venâ la vucasiò.
Al Sänt s’è fai veloce …, a s’è mudernišà!
L’è un Sänt pusè dinamich …, che ag piašâ acelerà…
I son pù quattr’om cun i spal da müradur…
chi rešän al baldachì…! – Ma no…, ma va…, ma cara al mè “Signur”…! –
L’è un “baldachì” cui “r…d”…, al vibrâ…, al fà rumur…,
tänt me un carel ad “l’Iper”…, ag mäncâ ammà al mutur.
Però quattr’om ag vän…an mèš a tutâ sta gent …,
par stag an fiänc al “Sänt” che a l’à näncâ la patent
E csì al “birocc” al va…, al seguâ la so sciâ…, al seguâ la so strà
cun ‘na distänsâ giustâ… da la “Bändâ” ad Sannašà
E antänt i “sunadû”…, bagnändäs la camišâ, a furiâ da bufà…,
jän pers al pas e al temp…, ma ormai sumâ rivà!
Adès câ sumä an Cešâ …tüti in racugliment…,
a ‘sentâ ammà i ventalii … di don che as dän da vent…!
E tüti i fän a garâ … e ancurâ cul fiatò…,
i bašän la “Reliquiâ”……. L’è sempär un’ucasiò!
A cuntrulà stà gent…al Prev l’à un bel da fà…!
Ma cun la so esperiensâ…, me un vigil da “città”…,
al dirigiâ tut al trafich an mèš a la navà
J’om i pasän da chi…, i don i vän da là…dirett a la “Reliquia” li prontâ da bašà
E forse anche par st’an (SAN BARTULAMÈ)…mì son l’ultim di “cristiän”
ma a mì… a mè mai piašù …bašà ne “pe” e ne “män”…,
ne a cui che i cumändän mì…, ne ai tò “Superiur”…,
però and là mè manerâ…, rispeti “Ti” e ’l “Signur”
Car S.Bartulamè…, tirändâ i conclušiò…,
visto l’epidemiâ che al ghè an previšiò…
son sicür che a t’am capissi…, che t’am darè rašò…,
bašà i microbi ad i’altär… l’è nò la mè passiò!
Par a st’an a j’… vursû crädäg… ancurä ai siur Dutur…,
anche sa l’è nò “Vangelo”… cul chi sustenän Lur.
Ma … “and dûmâ nò sgat chi c’al l’à ruttâ”…, fümâ nò di confušiò…,
bašà nò la “reliquiâ”…a l’è unä profilassi… unä verâ PREVENSIO’.
Massimo De Marchi
Opera 2^ classificata Sezione vernacolo pavese
L’ariä däl cavät
p>: (testo e musica di Massimo De Marchi)
La nustalgiâ l’è c‘me ‘na tnàjâ,
‘me ‘n cän ch’al ‘baiâ, quänd ag sònâ i campän.
‘ma strenšâ ‘l c…r….e a senti ‘n testâ,
tänt ‘me ‘n’urchèstrâ un po’ stunà.
L’è un f…g äd pajâ, che ‘l brüšâ ‘n t’un mument,
l’è tütâ ‘na vitâ, pasà ‘n salidâ;
son i mè pinsier, ad ier e ‘d l’atâr ier,
quän’che mi s’erâ giùn, quänd al su l’erâ ancù pusè cèr.
Vädi un fiulì…. che as cavâ i scarp e i calsät…
e ‘l fa la n…dâ ‘n t’al cavät…
Una fi…lâ la cùrâ a dré …..ai sciùrä sciurät…
che bèlâ… l’ariâ dal cavät…
A iè i lusèrt ch’ i ciàpän ‘l su ‘n t’al murät..
i sentän l’ariä dal cavät.
Quänciâ tumàtic rampgnà sü n ti palät…
‘la sarà l’ariâ dal cavät.
La nustalgiâ l’è un bänc da sc…lâ,
l’è ‘l temp ch’al v…lâ, ch’ as fèrmâ no.
L’è un vedär.rutt…. an t’unâ fnèstrâ,
l’è ‘na timpèstâ, quänd ch’äs rivâ a ca.
La nustalgiâ l’è ‘na testâ ‘d cavì grìš,
cun i so pruèrbi, cun i so barbišs…
cun i so “Sta ‘tent!”, cun i so lament,
cun i so sigàl, cul so cavàl.
Finì ‘l lavùr, i om i tran là i biciclät…
‘s làvän cun l’acquâ dal cavät.
E i don agh vän ancontrâ cun i sarviät…
che fräscâ l’acquâ dal cavät!!!
P… i vän a Mässâ, sutâ brasät…
e ‘s dän al ritmo cui tacät….
Che bèl sintì al tich e tach di tacät…
La meludìâ däl cavät…
Ricordi ancurâ al tic e tac di tacät,
ma vädi pü i sciùrâ sciurät…
Che bèl sintì al tich e tach di tacät……..
La sarà l’ariâ dal cavät.
Massimiliano Catellani
Opera 3^ classificata Sezione vernacolo pavese
Sèma mìss mäl
Sèma mìss mäl
sèma in t’ un stät prónt pr’ al funeräl.
Vìver chì l’ è n impréza
parchè ‘d probléma a gh’ n’ äma ‘na séza.
Còste l’ è ‘l paéz indòvva girär par sträda l’ è dvintèda ‘na peniténsa
parchè sèma s’ ciäv in t’ un mónd äd delincuénsa
A gh’ äma i spaciadór sòtta cà lóngh la vìa
ch’ i t’ guärden äd travèrs fòrt dla lor bravarìa.
Äd nòta a gh’ äma i läder ch’ i girän inàns e indrè
i robän il màchini e i läsan la génta a pe
L’ è ‘l paéz indòvva a stéma in cà blindè
par la paùra d’ ìsser rapinè.
Còste l’ è ‘l paéz dal probléma dla giustìssia
e in gajòfa a gh’ va sól chi ‘n dróva mìga la furbìssia.
L’ è ‘l paéz di polìtich coròtt
ndo sèma nuèter a fnìr con j òs ròt.
L’ è ‘l paéz dal probléma di rifiùt
e ‘l stät al s’ inznòcia dednàns la camòra par dmandär aiùt.
L’ è ‘l paéz dal smòg e dl’ incuinamènt
e vìver in citè l’ è dvintè ‘n tormént.
L’ è ‘l paéz che cuànd at vè al’ ospedäl
s’ àn t’ mór mìga, at vén fóra ch’ at stè ancòrra pu mäl.
Còste l’ è ‘l paéz che s’ at tén mìga par ‘na scuädra äd balón
la génta la t’ considera ‘n cojón.
L’ è ‘l paéz dal gossip e dj altarén
indòvva a la cultura a s’ preferìssa ‘l cazén.
Che bèl paéz! A m’ pjäz stär chì!
S’ àn scàp mìga adèsa, al fagh tra du dì!
Siamo messi male
Siamo messi male / Viviamo in uno Stato pronto per il funerale. / Vivere qui è un’ impresa / Perché ci sono tanti problemi. / Questo è il paese dove girare per strada è diventata una penitenza / Perché siamo schiavi in un mondo di delinquenza / Abbiamo gli spacciatori sotto casa lungo la via / Che ti guardano di traverso forti della loro spavalderia. / Di notte abbiamo i ladri che girano avanti e indietro / Rubano le auto e lasciano la gente a piedi. / é il paese dove siamo in casa blindati / Per la paura di essere rapinati. / Questo è il paese del problema della giustizia / E in carcere ci va solo chi non usa la furbizia. / È il paese dei politici corrotti / Dove siamo noi a finire con le ossa rotte. / È il paese del problema dei rifiuti / E lo Stato si inginocchia dinnanzi alla camorra per chiedere aiuti. / é il paese dello smog e dell’ inquinamento / E vivere in città è diventato un tormento. / È il paese che quando vai all’ ospedale / Se non muori, esci che stai ancora più male. / Questo è il paese che se non tifi per una squadra di calcio / La gente ti considera un coglione. / È il paese del gossip e degli altarini / Dove alla cultura si preferiscono i casini. / Che bel paese! Mi piace stare qui! / Se non scappo adesso, lo faccio tra due giorni!
Orazio Gennuso
Premio Speciale Suor Maria Giorgetti
La memoria
Ho trovato la libertà
tra quattro mura,
quando questa
insopportabile debolezza
si é mutata in forza
per diventare la mia triste gioia.
A volte,qui,il silenzio
copre ogni rumore
e,lontana mille anni,
la città non mi appartiene,
come non vi fossi nato.
Eppure ripenso agli amori
svaniti nel vento.
Rivedo gli amici
perduti per strada
nell’ombra d’un sorriso.
Ricordi, fotografie sbiadite
di cose andate via.
Francesca Mirri
Premio speciale Peppino Miglietta
Il futuro
Rossi, gialli, brillanti
i colori degli alberi nell’autunno,
morbidi dolci
i profumi delle foglie cadute
della terra umida:
sereni i pensieri nel parco,
nel cammino che volge… al tramonto.
Come saranno i colori i profumi del futuro?
Oggi è già ieri,
è il futuro ormai passato!
ëdel domani non v’è certezza’
Le nubi scure all’orizzonte,
presaghe di perdite e di dolori,
sembrano ancora lontane, improbabili;
un brutto sogno i colori spenti balenati,
l’aria fumosa,
alberi senza vita, uomini come ombre
tra ammassi di scorie:
un incubo, film di fantascienza.
Il nostro tramonto
volge ormai alla notte infinita,
non più progetti a lunga scadenza,
solo il futuro immediato.
E ëChe sarà sarà
nessuno saper potrà,
canzone di altri tempi sempre attuale:
ma ora o mai più, urge un’azione forte,
a scongiurare lo spegnersi della vita,
la nostra, dei nostri figli, su questa terra bella,
dono incomparabile, bene prezioso,
presente e futuro:
basta volerlo fortemente.