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Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2010
XV Edizione

Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre 2011
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:

  • Scaduto il 30 Settembre 2010
  • Resi noti i risultati in data 1-12-2010. La Giuria ha iniziato la valutazione delle opere in data 15-10-2010.
  • Antologia del Premio Città di Melegnano 2010 sono state spedite dal 27-04-2011 al 06-05-2011 – Spedite in data 18-03-2011 le bozze dell’antologia agli autori che hanno aderito all’inserimento.
  • La cerimonia di premiazione si è tenuta nella città di Melegnano (Milano) con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale Assessorato alla Cultura e Identità (già concesso per le precedenti edizioni) il giorno 29 gennaio 2011 alle ore 15:30 presso l’Auditorium «Recagni» della Scuola Sociale Accademia delle Arti in via Marconi 21 a Melegnano. I vincitori sono stati avvisati a mezzo posta e tutti i partecipanti hanno ricevuto una copia della rivista Il Club degli autori con i risultati del concorso.

Risultati

Risultati della XV Edizione Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2010


La giuria della quindicesima edizione del Premio Letterario Città di Melegnano 2010 presieduta da Benedetto Di Pietro per la poesia e da Alessandra Crabbia per la narrativa, dopo aver esaminato e valutato i testi pervenuti, ha decretato come segue:


Sezione Poesia:

  • Opera 1^ classificata: «Mani che si stringono» di Lina Cornia, Vignola (MO). Questa la motivazione della Giuria: «Con la bella preterizione “non so niente di poesia” l’autrice si inoltra attraverso gli elementi che in genere si trovano nella poesia di ispirazione naturalistica, come i profumi del bosco, il vento, i silenzi. La poetessa Cornia si sofferma davanti ad elementi concreti come le case, le strade dove ormai prospera l’indifferenza, la piazza del mercato, sede di ritrovo della gente che racconta i propri guai. Tutto è corollario ad una favola appresa dal padre (il valore dell’educazione familiare) nella quale due amici (Ieri e Domani, i loro nomi), uno seminava e l’altro raccoglieva il frutto del lavoro del primo. La poesia esplicita il messaggio in due versi: “arte poesia e cultura non è soltanto ieri / ma soprattutto oggi per costruire domani» Benedetto Di Pietro. Vince Targa Città di Melegnano – Pubblicazione di un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit di cui 100 copie vengono assegnate all’autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori e sul sito Internet del Club degli autori www.club.it – Attestato di merito.
  • Opera 2^ classificata: «Spoglia d’ogni grazia» di Roberta Iacobucci, Bolognano (PE). Questa la motivazione della Giuria: «Il dubbio fa parte della vita e non sempre essere definiti cattivi significa essere cattivi per davvero. Non tutti i cerchi sono perfetti e la bellezza può essere crudele (le sirene dell’Odissea insegnano) così come per converso nella debolezza si può nascondere l’eroismo; “perfino un diamante non ha valore per chi ha solo fame”. Queste le considerazioni della poetessa Roberta Iacobucci e la conclusione che la fermezza dei sentimenti e la fede sono categorie necessarie per un vissuto moralmente giustificato. Alla base di tutto c’è l’amore che ha il potere di far volare anche chi non ha le ali, in tutte le espressioni della vita umana, sia essa terrena che ultraterrena» Benedetto Di Pietro. Vince pubblicazione di un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit di cui 100 copie vengono assegnate all’autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori e sul sito Internet del Club degli autori www.club.it – Attestato di merito.
  • Opera 3^ classificata: «Notte d’agosto» di Gianfranco Grasso, Caltanissetta. Questa la motivazione della Giuria: «Partendo dallo spunto dei fuochi che nella notte bruciano sterpaglie, il poeta suggerisce di alzare gli occhi al cielo stellato per constatarne l’immensità. Il messaggio poetico passa dalla considerazione temporale del fuoco, col quale vorrebbe bruciare le sofferenze umane e “tutto ciò che è male / in questo mondo”, e il volere diventare una stella per unirsi alle altre del cielo. Ma l’annegare nell’universo porta a dimenticarsi di sé ed a trovare la pace. Una conclusione in cui il naufragare “in questo mar” è dolce per Leopardi, mentre per l’Autore di questa poesia l’azione si espande nel cosmo. In comune c’è il volo del pensiero e l’appartenenza ad un mondo virtuale di entrambi: il mondo poetico» Benedetto Di Pietro. Vince pubblicazione di un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit di cui 50 copie vengono assegnate all’autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori e sul sito Internet del Club degli autori www.club.it – Attestato di merito.


Vincono Attestato di merito – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori (di cui riceveranno dieci copie in omaggio) e sul sito Internet del Club degli autori www.club.it i seguenti autori così classificati:

  • Opera 4^ classificata: «Giardino d’autunno» di Anna Maria Ferrari, Sale (AL). Questa la motivazione della Giuria: «La poetessa Anna Maria Ferrari definisce “giardino d’autunno” la sua anima. E come in autunno, stagione durante la quale cadono le foglie e ogni cosa si prepara ad affrontare l’inverno, anche i problemi e le angosce del vivere quotidiano assillano l’uomo “quando l’anima è attanagliata / nel suo rigido inverno”. Ma la primavera arriverà e potrà guardare con più ottimismo il futuro. Una poesia ottimistica dunque che invita a superare le difficoltà, guardando con fiducia al futuro» Benedetto Di Pietro.
  • Opera 5^ classificata: «Un cuore vuoto» di Giulia Borroni Cagelli, Castellanza (VA). Questa la motivazione della Giuria: «È inquietante un cuore vuoto; è come una stanza in cui non è mai avvenuto un atto d’amore, dove non è stata mai detta una parola con la tenerezza che usa la madre verso il proprio bambino appena nato. È come l’ora del crepuscolo quando non c’è una persona amica con la quale condividere quel momento straordinario, come la rete del pescatore dopo una tempesta. Eppure “Dentro un cuore c’è tanto spazio / che vi potrebbe danzare la luce” e invece vi alberga l’indifferenza. Il vuoto del cuore non ha dimensione ed è come il fischio di un treno carico di paure che si perde nella notte» Benedetto Di Pietro.
  • Opera 6^ classificata: «Amica mia» di Franca Canapini, Arezzo. Questa la motivazione della Giuria: «Con un meccanismo di sdoppiamento, la poetessa Franca Canapini immagina di ritornare dall’aldilà nei luoghi in cui ha vissuto la propria vita terrena. Non ritroverà le persone e le situazioni di operosità e di gioco lasciate in età puerile: il vecchio noce e la vite di aleatico sono scomparsi, così come è scomparsa “la grotta magica / delle conchiglie fossili”. Un mondo legato all’infanzia, ma anche ad una civiltà, quella contadina, ormai perduta. Ora le rive dei fossi sono coperte da campanule che danno un tocco di gentilezza alla campagna, ma che stanno a denunciare uno stato di abbandono dell’ambiente. Poi l’autrice si rivolge all’ipotetica amica dicendole che non tornerà più in quei luoghi, perché ormai non c’è più nulla che le appartenga. La prega di non chiedere spiegazioni perché la risposta fa parte delle cose lasciate, ossia del fluire della vita stessa, e le chiede invece di accompagnarla al mare. Questo infatti è l’elemento liberatorio, ipnotizzante con il suo movimento di risacca e determinante per la funzione dell’oblio» Benedetto Di Pietro.
  • Opera 7^ classificata: «Galleggiare» di Vanni Negro, Torino. Questa la motivazione della Giuria: «Il segreto della vita consiste nel tuffarsi tutti i giorni con fiducia e lavorare; così come ci si tuffa nell’acqua che mantiene i corpi a galla, a condizione che si muovano e che nuotino. Un corpo fermo viene mandato a fondo. l’Autore poi passa a considerazioni filosofiche: “Avrai risposta a molti tuoi quesiti”, come ad esempio al fatto che il Nulla non esiste, che tutto è predestinato e che l’esistenza dell’Universo fa parte di uno scopo preciso che è quello di dimostrare l’esistenza di Dio. Il disprezzo e l’amicizia ti faranno capire il senso del dolore e della colpa. Una poesia didattica di ispirazione agostiniana» Benedetto Di Pietro.
  • Opera 8^ classificata: «Prima che arrivi il vento» di Gino Zanette, Godega (Tv). Questa la motivazione della Giuria: «Il poeta si interroga sul senso della vita. Cerca risposte, come fanno i bambini, ma quasi a voler giustificare il fatto di non saper rispondere si accorge che non esistono risposte su argomenti che non si conoscono. Vorrebbe buttare tutto per aria, ma si tratta di cose importanti: se vivere “o morire in quei pochi secondi / prima che arrivi il vento” dei ricordi. Il poeta si sofferma sul tempo di “lucida follia / degli anni perduti”; ma la campanella suona la sveglia e riporta alla realtà quotidiana, con i giorni della vecchiaia. È “la campanella della lezione finale” che ci accoglie impreparati ad affrontare “l’ignoto rifluire / a ritroso del tempo”. È il tempo che ha steso un tappeto per ogni essere vivente, su cui questi passerà la sua vita, e che viene ritirato appena giunto il momento terminale» Benedetto Di Pietro.
  • Opera 9^ classificata: «Memoria» di Patrizia La Rocca, Milano. Questa la motivazione della Giuria: «La memoria dell’uomo è nulla rispetto a ciò che può ricordare un muro, una pietra, una foglia. Non esistono parole per dire ciò che un petalo o una formica riescono a dire. Ma nulla è sufficiente “per decifrare la ragione primigenia, l’urlo dei primi giorni” di vita di un uomo, il rincorrere continuamente occasioni “perché la vita si muti in desiderio”, faccia pulsare il cuore d’amore e provochi il ballo purificatore sotto la luna che splende nella notte. Il richiamo alla meditazione rende intimista la poesia della poetessa Patrizia La Rocca.» Benedetto Di Pietro.
  • Opera 10^ classificata: «Pienezza dell’essere» di Rosetta Capputi, Terni. Questa la motivazione della Giuria: «L’autrice vede la sua compagna di sempre: la solitudine. La ritrova “Nel sentiero che si inerpica sul monte”, “nell’incanto iridescente di acque orlate di verde” e nella notte, quando la sua casa sul lago è addormentata. È un’amica che permette di ascoltare l’anima. Nella solitudine e nel silenzio l’anima emerge e ritrova se stessa, come un bianco gabbiano che vola sul mare. Una poesia ricca di spiritualità, un necessario catalizzatore per accettare l’ordinarietà estraniante di tutti i giorni.» Benedetto Di Pietro.


Sezione Narrativa:

  • Opera 1^ classificata: Ad un passo da te di Silvana Feola, Latina. Questa la motivazione della Giuria: «La semplicità narrativa di quest’opera, scandita emotivamente da un afflato davvero potente, riflette i pensieri di un cane abbandonato, poi adottato e infine in lutto. È sconcertante la lucida capacità dello scrittore, che penetra in profondità nella purezza originaria del pensiero dell’animale, che guarda un mondo d’umani avidi, egoisti, e per lui incomprensibili: esseri senzienti incapaci di compassione o di logica. Il suo è uno stupore senza giudizio, e proprio per questa ragione diventa celeste e infinito. C’è profumo d’eternità nel suo amore per un vagabondo che lo adotta, c’è fedeltà senza confini nella sua gratitudine e nel dolore per la perdita del padrone. È un amore che sa attraversare il tempo e lo spazio, e tuttavia cerca ancora la fisicità di chi è mancato, la sua carezza, l’attenzione affettiva. La devozione incapace di comprendere il concetto di morte, è talmente struggente che sgorgano lacrime, ci si commuove in un mondo nel quale è così difficile deporre uno scritto e piangere perché la verità detta va oltre le righe, oltre la pagina, per poter arrivare al concetto universale che l’amore è il tutto immortale a cui si dovrebbe aspirare. L’autore non usa trucchi semantici, iperboli stilistiche, né desidera stupire con eventi mirabolanti. Si direbbe che segua uno zen letterario, semplice e nudo, e stringa tutta l’umanità, immersa nell’avere e non nell’essere, con pietà e desolazione. Chi ha scritto tale racconto è edificante, umano, vero, un esempio di creatività veramente illuminata» Alessandra Crabbia. Vince Targa Città di Melegnano – Pubblicazione di un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit di cui 100 copie vengono assegnate all’autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori e sul sito Internet del Club degli autori www.club.it – Attestato di merito.
  • Opera 2^ classificata: Qui e mai di Eliana Petrizzi, Montoro Sup. (AV). Questa la motivazione della Giuria: «Piccolo capolavoro intimistico, questo breve scritto è talmente denso di significati, di profonde meditazioni e rivisitazioni del passato da risultare a dir poco stupefacente. Due uniche pagine in cui nulla è occultato, ma esposto con mediazione letteraria notevole. Il linguaggio è scarno, analizza il crudo quotidiano di un’artista, di una scrittrice in bilico tra disillusione ed estrema ricerca dell’affermazione del suo sé. In un paese dove la meritocrazia è pura utopia in campo letterario, dove l’autentico artista vive di pane intriso d’amarezza e solitudine, la protagonista non osa più rischiare l’azzardo fallimentare: lo riconosce labile e surreale. Si abbandona all’unica risorsa che non conosce abbandono: il fuoco puro della creatività, il respiro indenne dell’arte. La fama e i riconoscimenti non vanno quasi mai ai migliori: nella realtà anonima del suo piccolo paese, l’autrice è una stella solitaria che brilla nell’universo di pochi. E per fortuna brilla ora anche per noi» Alessandra Crabbia. Vince pubblicazione di un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit di cui 100 copie vengono assegnate all’autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori e sul sito Internet del Club degli autori www.club.it – Attestato di merito.
  • Opera 3^ classificata: Anche le capre muoiono di Michael Zamaro, Strassoldo (UD). Questa la motivazione della Giuria: «Racconto feroce, ironico, con un finale assolutamente nero. Ma questo noir è sardonico, cinico, e ride della perversa casualità del funesto. Sembra scritto dal primo Bukowski, nei tempi in cui lo scrittore ci stupiva con i suoi racconti che dichiaravano la metafisica dell’orrore. Un vecchio di colore e un bianco anziano sono malati terminali e vicini di letto in una clinica. Il nero desidera il posto del bianco per poter vedere alcune crepe sul soffitto e riflettere. Desidera quel letto con furore, accusando persino il suo compagno di razzismo. Effettuato il cambio, il soffitto crollerà e ucciderà il nero. Questa casualità dell’assurdo esplode alla fine con la cruda eleganza stilistica tipica degli scrittori americani della new generation. Bello e crudele, questo racconto ha il distacco disincantato di un autore che sa di riuscire a far centro» Alessandra Crabbia. Vince pubblicazione di un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit di cui 50 copie vengono assegnate all’autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori e sul sito Internet del Club degli autori www.club.it – Attestato di merito.


Vincono Attestato di merito – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori (di cui riceveranno dieci copie in omaggio) e sul sito Internet del Club degli autori www.club.it i seguenti autori così classificati:

  • Opera 4^ classificata: Il volo dei cormorani di Andrea Polini, Livorno. Questa la motivazione della Giuria: «Un racconto di guerra nel quale si mescolano atrocità, poesia, e il vissuto di un soldato che, unico sopravissuto di una battaglia perduta, deve salvarsi da un cecchino inesorabile, appostato su una torretta. La cognizione della morte è lucida, terrificante nella sua potenza immaginifica. Solo un rischio disperato e aleatorio potrebbe salvare il soldato, che rivive eventi del suo passato infantile con struggimento. Solo il coraggio di un’impresa azzardata e improbabile può salvargli la vita, mentre striscia carponi tra i suoi commilitoni morti, in un’orgia d’orrore e sangue. Quando si alzeranno in volo i cormorani in un attimo estatico e ferale, arriverà la morte. Scritto con un’affabulazione pregna di souspance, questo racconto rivela l’immane violenza della guerra, con un finale pietoso e terrifico. L’autore riesce a darci un’immagine filmica e ha la stoffa dello sceneggiatore» Alessandra Crabbia.
  • Opera 5^ classificata: Le fate di Salunì di Marco Tratzi, Riola Sardo (OR). Questa la motivazione della Giuria: «In questo scritto si intrecciano esoterismo e apparizioni leggendarie. Ambientato in Sudamerica, languente in una guerra civile, due fratelli conoscono la miseria, la violenza, la sopraffazione. Scivolando col loro battello sul rio Madiga, vedranno sulle rive le fate di Salunì, apparizioni spaventose ma benefiche, che li avviseranno del pericolo imminente. Uno dei fratelli morirà insieme al padre nel rio, per scampare al nemico. Le emozioni controllate per dare risalto agli eventi, fanno ricordare Marquez, e il classico stile narrativo degli scrittori sudamericani, che non dicono la parte emozionale, ma lasciano che si evinca dal contesto sociale ed effettivo dei fatti narrati. Belle le descrizioni naturalistiche e il ritmo analogico dei personaggi» Alessandra Crabbia.
  • Opera 6^ classificata: Novello Joyce di Vincenzo Ferro, Rosolini (SR). Questa la motivazione della Giuria: «Uno spietato io narrante, descrive i ricordi e le crude memorie di un vecchio ridotto ormai a un vegetale. Dal suo letto si leva tutta l’evoluzione della sua esistenza e del suo pensiero, in un continuo sfaldarsi d’immagini tenere e violente. La consapevolezza degli errori perpetrati in gioventù, sesso, alcol e droga facili, alla moda del ”gregge”, dai quali deriva l’evento topico: la morte del suo amico di scorribande in un incidente. Il tutto avviene dopo aspre riflessioni sulla morale impartita dal padre, sana e onesta ma colma di contraddizioni eclatanti: una dialettica degli opposti che porta il protagonista ad esasperare il suo vivere. Dopo la morte traumatica dell’amico, avviene la redenzione, la missione in Palestina, l’amore autentico per una coraggiosa donna che morirà a sua volta. Sciolto, vivace e trasgressivo questo racconto sa ben esprimere la qualità d’impermanenza delle età della vita, e ripone la speranza nell’universo mentale della memoria» Alessandra Crabbia.
  • Opera 7^ classificata: Il vento di Gloriamaria Pizzichemi, Roma. Questa la motivazione della Giuria: «In una serata piena di vento e pioggia, la protagonista, moglie e madre, è sola, in attesa del rientro del marito e dei figli, usciti per svago. Il vento impetuoso permea i suoi pensieri più intimi, nell’analisi spietata di una vita in cui ogni illusione è caduta: la passione è scomparsa, la voglia di rinnovarsi o reinventarsi un’esistenza che non ricada nel vuoto quotidiano, impossibile. La cruda riflessione sulla labilità dei desideri adempiuti, e sulla caduta degli dèi, ossessionano la donna, persa in un labirinto sospeso tra presente e passato. Questo racconto, esprime con vigore sottile l’eterno dilemma femminile tra essere o non essere, un amletico dipanarsi di mille ricordi non più associabili alla prosaicità del presente. Solo il rientro dei figli, darà sollievo e speranza a questa donna in due spezzata, angelo con ali mozzate. È la crudeltà dei luoghi comuni che inganna le donne. L’amore per le proprie creature le accompagna fino alla morte» Alessandra Crabbia.
  • Opera 8^ classificata: Rocco di Antonio Marinucci, di Avezzano (AQ). Questa la motivazione della Giuria: «In una società castrante, ipocrita e spudoratamente snaturata, un impiegato, nella soffocante afa estiva di Milano, descrive con mordace e amara ironia una sua giornata, immersa nelle banalità dei colleghi rampanti e arrivisti, idioti senza scampo, allineati nei must dell’odierna civiltà decadente. Il sarcasmo graffiante non ha nemmeno più tristezza: l’estraneità dell’uomo al suo habitat è talmente devastante e al tempo stesso ridicola da suscitare un sorriso amaro. L’esplicita comicità della trama, col ritrovamento di un uomo scappato di casa per l’avidità e l’infedeltà della moglie, e per la stolida brutalità del lavoro, si tramuta in una fuga dal mondo spesso enfatizzata con arguzia dal regista Salvadores, premio Oscar per “Mediterraneo”, ma ricordato sempre per il film “Puerto Escondido”, nel quale la tematica della fuga dalla società scompensata, testimonia il disagio umano nell’attuale società. Non a caso l’autore finisce il racconto citando una frase di Cacucci: “La fuga è invece l’unica scelta dignitosa quando non puoi cambiare più nulla, e non vuoi neppure lasciarti coinvolgere, diventare complice» Alessandra Crabbia.
  • Opera 9^ classificata: Nero di Roberto Chirico, Mozzagrogna (CH). Questa la motivazione della Giuria: «Un broker corrotto e cinico, marito adultero e padre insofferente, si aggira per New York, perpetrando i suoi peccati. D’improvviso una cecità totale colpisce la città, in una apocalisse epifanica. Ma questa nera epidemia non è che un simbolo esoterico di una malattia ben più grande del pianeta: l’afflizione più vasta è la mancanza di compassione verso ogni essere senziente, l’avidità, il materialismo più gretto e l’opacità totale di valori umani. L’autore la rappresenta in dimensione corale, angosciosa, e inspiegabile scientificamente. Ma proprio in questo nero assoluto, si ritrova la propria essenza pura, perché cade il culto visivo dell’apparire, e là dove un individuo si ritrova soltanto nell’ascolto del suo sé, i fondamenti etici riacquistano il loro valore. Il contatto del broker con suo figlio lo libera da questa oscurità dell’anima. È un fiat lux che nel finale riaccende la luce della comprensione e dell’amore vero» Alessandra Crabbia.
  • Opera 10^ classificata: Il venditore di giocattoli di Francesca Piazza, Avezzano (AQ). Questa la motivazione della Giuria: «Il racconto, ambientato in una Sicilia mitica, durante la seconda guerra mondiale, narra le tragiche vicende di Luisa, una madre d’origine ebrea, che ha il marito al fronte e una figlia gravemente ammalata. Immersa nei sapori e negli odori fragranti di questa terra, i personaggi vivono il loro dolore con grida e lamenti, figli della grecità che scorre nel loro sangue. Jannuzzo, il venditore di bambole è il personaggio di contorno, ma tutto si svolge intorno a lui e alla sua vena compassionevole. Quando la figlia di Luisa morirà, la madre urlerà il suo dolore a tutto il paese, e il ritorno del marito si svolgerà nel pieno di questa tragedia. Lo stile riconduce al Verga, con un misurato verismo che fa solo trapelare le emozioni ma non le ostenta» Alessandra Crabbia.


Risultano segnalate dalla Giuria con Attestato di merito le seguenti opere:

  • «L’altra faccia della luna» di Roberta Cucini, Colle di Val d’Elsa (SI). Questa la motivazione della Giuria: «Una donna si prende cura di un’anziana sopravissuta col marito ad un campo di sterminio. La sua vita costellata di sciagure e di distacchi, impietosisce una giovane donna che si occuperà di lei fino alla sua morte, con una devozione e una tenerezza, che ricordano le massime di Madre Teresa. Pur avendo l’anziana un carattere duro e provato, nulla fermerà questo aiuto umanitario. Ma lo scambio sarà equo: la gioia di dare è sempre superiore, e l’insegnamento dell’anziana resterà fulgido nella vita della protagonista» A. C.
  • «Polvere d’autunno» di Giulio Enzo Dicati, Vigevano (PV). Questa la motivazione della Giuria: «Una sottile vena proustiana permea questo racconto. È il pulviscolo dorato autunnale a far sognare un vecchio prossimo alla morte. La polvere in volo diviene per lui un conforto estetico e morale nelle giornate sbiadite e monotone della vecchiaia. Questo suo irreale aggrapparsi alla polvere luminosa, rappresenta il tentativo di un’impossibile fuga da sé. Persino alla sua morte diventa un materiale consolatorio e soave. Sottile e finissimo il significato, che scava nella stessa essenza del sogno per trovare la tristezza della solitudine» A. C.
  • «Figlia di uno stupro» di Dionigi Mainini, Fagnano Olona (VA). Questa la motivazione della Giuria: «Il tema della violenza sulle donne è qui raccontato con cadenze drammatiche e con lo stupore angosciato di una ragazza che scopre di essere frutto di uno stupro. Questa tragica consapevolezza la aiuta a comprendere meglio la madre e a maturare con grande dignità l’affettività. Solo rendendo nonna la mamma, questa donna riuscirà a ridarle la luce e il sorriso, pur presentendo che la ferita materna sarà incancellabile, e il suo trauma ineludibile» A. C.
  • «La cicoria del giorno dopo (Avvenne a L’Aquila il 6 aprile del 2010)» di Carlo Maria Marchi, L’Aquila. Questa la motivazione della Giuria: «Struggente ritorno dell’autore nella realtà spettrale della sua città, L’aquila, colpita dal sisma. L’immagine corale del disfacimento umano e architettonico della splendida città, si riflette nella figura di un uomo che raccoglie cicoria tra le rovine, mentre intorno c’è soltanto, dolore, morte, rovina. Molto toccante questo racconto, nel quale la realtà dei diseredati emerge con pietosa potenza. La leopardiana natura matrigna sconvolge ogni piano umano, e ci riconduce con ferocia alla realtà che trasforma il nostro ego in polvere» A. C.
  • «La pioggia dopo la neve» di Salvatore Mascaro, Melzo (MI). Questa la motivazione della Giuria: «Fiaba, mistero, esoterismo si mescolano in questa storia che è quasi una leggenda, se non fosse per la descrizione della vita dura e impietosa in una cava, nella quale una famiglia suda, si avvelena, muore, fatica. E tuttavia un vecchio riesce ancora a cercare lumi nei libri d’erboristica, quasi a reperire una spiegazione ai profondi misteri dell’esistere. Là dove ogni bellezza scompare, nella cava maledetta, c’è un’umanità cruda, spezzata e dolente. L’unico ricordo soave è il cuore di una donna fatata racchiuso in uno scrigno» A. C.
  • «In nomine matris» di Emanuela Massaglia, Viareggio (LU). Questa la motivazione della Giuria: «La potente quanto determinata vendetta di una madre sul maniaco che le ha stuprato e ucciso la figlia, e non è stato condannato. La donna architetta un piano machiavellico, e facendo da esca all’assassino, lo uccide con efferata quanto macabra rappresentazione. Il suo compagno che indaga sul delitto scoprirà che è lei la terribile esecutrice del crimine. Piccolo poliziesco è scorrevole ed accattivante» A. C.
  • «Gli angeli» di Giovanni Vanni, Mascali (CT). Questa la motivazione della Giuria: «L’incontro con una donna angelo, asessuata e mistica, travolge le sicurezze di un uomo. Il mito della purezza e del candore di questa creatura assorbirà i pensieri di lui, perso in un amore platonico senza scampo. Nessuna relazione sentimentale sarà possibile, e come per Platone, appare il problematico connubio tra carne e anima, tra uranio e iperuranio. L’autore vaga tra i due mondi proprio come un angelo distratto» A. C.
  • «L’uomo più furbo del mondo» di Lorenzo Patonico, Senigallia (AN). Questa la motivazione della Giuria: «L’accecante ricerca della ricchezza spinge un uomo ad inventare una bevanda che è nettare, ed è assunta nel giro di poco tempo da tutto il mondo. Il sogno tanto inseguito si avvera. Ma la bevanda produce assuefazione, sconvolgendo l’equilibrio dell’umanità. L’avidità dell’uomo produce una ferale causa-effetto, che lo porterà ad essere assassinato dalla moglie e dalla figlia, in un raptus omicida dettato dagli effetti della “Bumba Cola”. Surreale e ironico, ci mette in guardia dall’arrivismo e dalla smania di possesso» A. C.
  • «L’orco senza memoria» di Luca Riccio, Chivasso (TO). Questa la motivazione della Giuria: «Il progressivo deterioramento mentale di un uomo ammalato, raccontato post mortem, da un io narrante che descrive un declino inesorabile ma forse voluto. Dalla bulimia, al diabete, alla demenza: questa caduta nel precipizio della follia è narrata con sentimenti contradditori ma assolutamente realistici. Il tema della decadenza è presente in questa rappresentazione amara» A. C.
  • «L’altro prigioniero» di Simonpietro Veronese, Lentate sul Seveso (MB). Questa la motivazione della Giuria: «Un giallo degno di King in sei pagine. Un sequestro per vendetta nel quale il protagonista dovrà affrontare la logica aristotelica di un dilemma per riuscire a sopravvivere. Nella sua terrificante situazione, è costretto ad usare la pura ratio per poter salvarsi la vita. Lo salverà l’intervento della polizia. Ma è nel finale che si scopre che davvero l’uomo era colpevole, e che la vendetta del maniaco era motivata» A. C.
  • «Un uomo comune» di Michael Zamaro, Strassoldo (UD). Questa la motivazione della Giuria: «Macabro affresco di un serial killer che ricorda Hannibal Lecter nel “Il silenzio degli Innocenti” di Harris. Ma se Harris spiega l’orrore con l’anatomia scientifica di un tecnico dell’omicidio, qui la tenebrosa trama diventa umorismo nero, e il nostro “uomo comune”, ha tutte le idiosincrasie del quotidiano, per quanto allucinato e sadico sia. Scritto con elegante ironia, riesce ad avvincere con uno stile brutale, secco, asciutto. Céline docet» A. C.


La cerimonia di premiazione si è tenuta nella città di Melegnano (Milano) con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale Assessorato alla Cultura e Identità il giorno 29 gennaio 2011 alle ore 15:30 presso l’Auditorium «Recagni» della Scuola Sociale Accademia delle Arti in via Marconi 21 a Melegnano. Clicca qui per vedere le fotografie della premiazione

Opere vincitrici

Lina Cornia

Opera 1^ classificata

Mani che si stringono

Poesia
non so niente di poesia
conosco bene il bosco
i profumi e i suoi discorsi con il vento
i silenzi dove i miei pensieri volavano alti
a cercare parole, rumori diversi
ad infrangersi in altri silenzi.

Non so niente di arte
conosco case di mattoni e sassi
angoli di strade dove cresce verde l’indifferenza
la piazza del mercato
dove si compra e vende un po’ di vita
dove incontri sguardi arricciati
colmi di giorni a raccontare la storia.

Conosco poco la storia, ricordo mio padre
raccontava di due grandi amici
che si tenevano per mano
il maggiore si chiamava Ieri
coltivava un campo, raccoglieva frutti
seminava ancora per l’amico Domani.

Quotidiane parole sono solo rumore
per far sembrare un canto
quello che è un forte pianto
arte poesia e cultura non è soltanto ieri
ma soprattutto oggi per costruire domani
stringo forte una piccola mano
lascio questa storia al mio amico Domani.


Roberta Iacobucci

Opera 2^ classificata

Spoglia d’ogni grazia

Guarda,
non ho ali eppure viaggio per arrivare a te.
Guardami,
non ho armi ma ti difenderò,
perché non voglio perderti.
Vedi,
benché governata dal dubbio sono certa che tu sei la mia luce.
Sai,
non sempre lupo significa malvagio
o ciò che è bene è anche giusto.
Credimi,
non tutti i cerchi sono perfetti
e la bellezza può essere arma crudele,
così come una debolezza mostrare gran valore.
Guardami,
sono spoglia d’ogni grazia,
ma sincera nel parlare,
un forestiero può esser mio fratello
ed io scoprirmi sua sorella in un altro continente.
Tanto strana e sottile la linea della vita che naviga sul tempo
che ad ogni curva o increspatura d’onda
tutto cambia come niente
e perfino un diamante non ha valore per chi ha solo fame.
Un unico pensiero resta coerente e si raffigura in te
che sei il mio amore,
nelle vite precedenti,
in questa, nello spazio e nel futuro,
che ti conosca o no,
tu già mi salvi che senz’ali riesci a farmi alzare.


Gianfranco Grasso

Opera 3^ classificata

Notte d’agosto

Arde il fuoco nel campo
in questa notte d’agosto,
bruciando
erbe e sterpaglie rinsecchite.
Guardo il cielo:
abbraccio tutte le stelle.
Vorrei essere come il fuoco nel campo
e bruciare
le pene,
le sofferenze,
il dolore,
il pianto,
le malattie,
l’ipocrisia,
la vanità,
le guerre e
tutto ciò che è male
in questo mondo.
Vorrei essere anch’io una stella
per unirmi a tutto l’universo.
Ubriacato da questa immensità,
dimentico della vita, sento
dentro di me quella pace
che da sempre,
nella mia anima,
vado cercando.


Anna Maria Ferrari

Opera 4^ classificata

Giardino d’autunno

Giorni in cui
la mia anima
assomiglia a un giardino d’autunno
mentre un vento dispettoso
spettina i pensieri,
ed i ricordi dolorosi,
come foglie morte
cadono
in un grande secchio di rame.
Cielo plumbeo,
freddo intenso,
i problemi e le angosce
del vivere quotidiano
quando l’anima è attanagliata
nel suo rigido inverno.
Eppure, nonostante tutto,
la promessa di una primavera
non troppo lontana
se si saprà guardare
oltre il difficile presente.


Giulia Borroni Cagelli

Opera 5^ classificata

Un cuore vuoto

Un cuore vuoto,
vuoto come una stanza
dove nessuno ha mai amato,
dove nessuna parola è stata detta
con la tenerezza di una madre
ad un figlio appena nato.

Vuoto come le ore del crepuscolo
senza un amico accanto,
come le reti del pescatore
dopo una notte di tempesta.

Dentro c’è tanto spazio
che vi potrebbe danzare la luce,
invece si smarrisce lo sguardo
di occhi opachi ed inespressivi.
Sarebbe più vivo uno sguardo disperato
che urla e si dibatte
ma questo vuoto non ha dimensione,
fluttua tra limiti di spazio e di tempo,
si perde come un fischio di treno nella notte
che aggancia strascichi
di paure inespresse
e svanisce nelle tenebre
con il suo carico di umanità.


Franca Canapini

Opera 6^ classificata

Amica mia

Verrò in un giorno di vento
scuoterò i rami di memoria
tornerò al tronco
sospeso sopra il fosso
mi cercherò in quella
nostra terra

Non ci sarà Checco
non ci sarà Vittorio
non ci saremo noi
a depredare il bosco
le voci antiche
le donne nere
i buoi pazienti
a dissodare campi
solo bianche campanule
a ingentilire argini

Non mi ritroverò
neppure sotto il noce
cercherò invano
la vite di aleatico
scomparsa la grotta magica
delle conchiglie fossili

Amica mia, non tornerò
di mio non c’è più niente
sono giorni da ridere di labbra
di maschere sul viso
e allora andiamo, tu ed io
andiamo al mare
e non chiedere a una donna
la sua desolazione.


Vanni Negro

Opera 7^ classificata

Galleggiare

Non s’impara a nuotare stando a riva
o leggendo il manuale d’istruzione.
Ti tuffi e sai che l’acqua in cui confidi
ti sosterrà se tu ti muovi e nuoti.
Ti inghiottirà se dubiti impalato
che mai possa aiutarti a galleggiare.
Tale è il segreto della nostra vita.
Tuffati nella vita con fiducia.
Avrai risposta a molti tuoi quesiti:
che non esiste il nulla e c’è uno scopo
nell’universo e nel destino umano.
Percepirai tra sprezzo ed amicizia
il senso del dolore e della colpa.
Coglierai l’assoluto nel reale.


Gino Zanette

Opera 8^ classificata

Prima che arrivi il vento

Dovresti interrogare
spesso,
come grembiuli vuoti
sui banchi di scuola
la matita tra i denti
e gli occhi sul gesso
che stride
fra le dita che cercano
smarriti
risposte che non si conoscono
e si muore dalla voglia
di buttare all’aria
tutto
se non fosse che
domande di vivere si tratta
o morire
in quei pochi secondi
prima che arrivi il vento.

La lucida follia
degli anni perduti
al di là del muro
è solo paglia bruciata
quando suona
per un capriccio del destino
la campanella
della lezione finale
lasciandoci impreparati
all’incontro
con l’ignoto rifluire
a ritroso nel tempo.


Patrizia La Rocca

Opera 9^ classificata

Memoria

Nulla la memoria ricorda,
quanto un muro, la lucertola o la pietra,
un arbusto, una foglia:
nessuna parola può mai dire quanto
piccolo un petalo o alacre la formica
quanto fiorito un albero,
quanto pietroso un muro di pietra – e non si tratta di una questione di testa –
quanto nulla nel niente
quanto vita la vita
quanto dubbio rispecchia banale, il dubbio,
quanta perplessità la perplessità
e logora l’attesa,
le parole consunte
di vocabolari sterminati distrutti dall’uso,
dallo scarso uso, dal sistematico non uso,
quanto cercare con furia
una luce e poi, banalmente poi
il nulla,
quanto chiaro un segnale (forse quello di riconoscimento di cui parlò il poeta).
Ma nulla basta soprattutto a decifrare
la ragione primigenia, l’urlo del primo dei giorni,
il rincorrere senza sosta pretesti perché la vita si muti in desiderio
e faccia risplendere aurea la luna, scateni una danza pur temendola cieca,
faccia pulsare il cuore
parlando banalmente, d’amore.


Rosetta Capputi

Opera 10^ classificata

Pienezza dell’essere

Nel sentiero che s’inerpica sul monte
in quella pace
cullata dal leggero stormire delle fronde,
rifugio di soavi melodie,
nell’incanto iridescente di acque orlate di verde
che di lassù appare a far vibrare l’essere
ritorna la compagna mia più antica:
Solitudine… è il suo nome.
Andiamo a braccetto leggiadre
respirando la magia dell’esistente
nei doni che la natura provvida elargisce.
E’ una dolce amica
maestra nell’ascolto più profondo
quello tacito dell’anima
che con lei trova conforto
e si libera leggera.
La ritrovo anche a notte fonda
quando la vecchia casa
su rive silenti adagiata
nel sussurro del lago si è addormentata.
Ed ancora… ascolta confessioni silenziose
lenisce le ambasce più struggenti
infonde calda luce
a desideri e sogni mai spenti.
E l’anima
come bianco gabbiano
che si libra sorvolando il grande mare
ritrova se stessa e
torna a sperare.


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