Giovanni Caso
Opera 1^ classificata Sezione Adulti
Immagina se il cuore
Immagina se il cuore avesse un porto,
a sera attraccherebbero velieri
con i profumi della terra e i sogni
ancora intatti, ancora da sognare.
Le stelle inonderebbero i suoi moli.
Ma il cuore a volte è solo il lento battito
del tempo che ci scivola dal pugno,
muscolo ottuso che non sa svelarsi
alla magia del mondo, al cosmo, al vento
che penetra l’ignoto.
E ti sorprendi
quando vi balza dentro una farfalla,
piccola quanto l’anima nel suo
aprirsi all’infinito. Tra le candide
sponde vi scorre un’acqua di silenzi,
come una melodia d’erbe e di felci
che appartengono al mare. Ed un dolore
sottile come un filo di libeccio
vi passa, quando dentro vi si posa
appena un’ombra.
Immagina se il cuore
fosse il bisbiglio della luna piena,
quanti segreti avrebbe da svelare,
tutto il mistero che ci tiene al mondo.
A volte il cuore è un pallido tremore,
dentro vi sono luoghi di altri giorni,
quando il calore apriva le albicocche
e la luce danzava sopra i tralci
tra pergole di cielo, e noi eravamo
dardi scagliati al centro della vita.
Giuseppina Sisca
Opera 2^ classificata Sezione Adulti
Il senso di te
(A Maria Callas)
Ha l’estensione della tua voce
oggi quel tratto di mare
che impenna le acque
tra volte innervate di sale.
Ed ascendono acuti celesti
da gole di spume al tuo sentire.
Cammino nel greco cristallo
di luce scorgendo passioni
che giungono scalze nel fuoco
dai versi di tutte le donne.
E vedo Didone regina
tremare nell’eco di un nome,
altissima e fonda
Amore invocare
la nota tua più dolce e dispersa
in rotta di stelle cadenti.
In me intoni un ricordo.
Risorge la forza racchiusa nell’arte
ed il vento t’accompagna
finalmente in accordi
di vita e talento
sulla distesa increspata d’argento
e su labbra vibranti d’eterno.
Il canto è il senso
con cui hai guardato
nell’iride aperto del cielo.
Ed io raccolgo successioni armoniose
di suoni alla tua terra
protesa in ascolto di te,
ammutolita persa disorientata anch’io
per quell’incendio d’albe sul cuore.
Loriana Capecchi
Opera 3^ classificata Sezione Adulti
Lacrime e canti grida la mia terra
Lacrime e canti grida la mia terra
fatta di zolle e di sudore amaro.
A ricordare il vento che trascorre
sui campi di papaveri e di grano.
Parlo di genti piegate a incrinare
crete riarse
nel solco a lasciare
semi dorati a promettere pane.
Dico di un padre per anni gettato
nel ventre di una fabbrica.
Cemento
che uccise i suoi polmoni.
Silicosi.
So le ragazze in attesa di amore.
So donne al fiume discese a lavare
con sulle guance segreto un rossore.
Ombre di vecchi.
A un bicchiere di troppo
il mangiapreti blasfemo seppure
al rintoccare dell’Avemaria
dalla sua testa toglieva il cappello.
E parlo di una madre che tracciava
sulla fronte dei figli un segno lieve
di croce a protezione.
Schivo un bacio
e la notte scendeva
cedendo fieni al vento di campagna
curva di luna silenziosa al cielo.
Antonio Capriotti
Opera 4^ classificata Sezione Adulti
Ora si torna
Da lontani altrove
di tanto in tanto ora si torna
stremati – sindrome di Anteo –
al miracolo perenne di terra
ricalcata: all’assumere segreto
da pietre e radici, dai passi
sopra il suolo del paese nostro
abbandonato. Ora si torna
quassù e si va per strade:
passi pazienti e sguardi avidi, prensili
in circolo ostinato tra le case
dove ancora si nasconde
macerandosi di vuoto
il fiato di materni soliloqui
nel silenzio – e si perde
ancora trepida l’attesa
da rapidi versanti fino al mare.
Srotola l’istante rapide magie
di muri: affiora un vivo rispecchiare
di anni, di memorie, e ogni angolo
ha un abbaglio per noi, un taglio
che recide dal presente
e riconduce agli usci di remote
ineffabili stagioni:
d’altro tempo c’irradia – e ci rinsangua –
il pur breve percorrere di strade
dove gli occhi seguono avvinti
l’ombra fanciulla che li guida.
Luisa Foddai
Opera 5^ classificata Sezione Adulti
Soffio di cielo
Piccoli sari di latte di cielo rigato,
chino si aggira veloce tra rantoli e costati
feriti di fame
di angeli caduti ai margini polverosi del mondo.
Mani febbrili agitati d’amor sconcertante,
occhi solcati da notti inquiete
assenti di placide lune,
ragnatele di attimi arsi d’amor senza omega.
segnano come lance di fuoco
sul Divino costato lo stanco volto.
Una per ogni respiro riacceso
sottratto all’infame Signora
sovrana di un Tempio di polvere e fango.
Santa di Luce sotto notti nere oscure di stelle!
Angelo tra l’inferno degli angeli
col cuore al cielo e le mani affondate
sull’umana piaga,
sorride e compiace sicura
a quello che pare il silenzio di Dio.
Ma inclemente il tempo terreno
ferma il suo giro di giostra…
e quel soffio di cielo rimette le ali
e ritrova l’antica dimora.
Orfane braccia rivolgono ora lo sguardo lassù…
e un’intonsa nuvola bianca d’azzurro rigata
sorride materna
in un abbraccio infinito
ai suoi inermi figli.
A Madre Teresa di Calcutta
nel centenario della sua nascita
26 agosto 2010
Chiara Franzil
Opera 6^ classificata Sezione Adulti
Milano: impressione, sole nascente – A Monet
Milano.
Il grattare arido
di uno scuro secco
d’olio e di riguardi,
si apre appena, pavido,
sopra un parco
con alberi d’argento,
che confondono
le chiome in
una volta di cemento.
È presto.
Non piantano le tracce
i piedi raggelati
sul bigio marciapiede
spruzzato di limacce,
mentre percorrono
in un andare assorto,
il letto dritto,
ignoto quotidiano,
di un affluente accorto.
E nebbia di leggenda,
severa cala un velo,
davanti allo starnuto,
tra le pareti rosse,
di raggi senza zelo.
E lì lo sguardo desto,
tra formicolii di gente,
discerne appena il soffio,
del porto di Le Havre:
Impressione, sole nascente.
Vincenzo Lamanna
Opera 7^ classificata Sezione Adulti
Sasà
Era di Milano, ma non conosceva
le guglie della Madonnina di gesso
il bacio a un figlio di un mattino d’agosto
la rugiada sul croco assopito di luce.
Un girasole per giacca, il pane ancora fumante
di erica nella borsa verde di campo.
Le mani muovono le viti delle torri di ferro
le ferite dei chiodi di un giorno di lavoro
come in una trincea di margherite.
Solo nel cielo al grido del caporale
nel cuore l’Ave della prece nera
di una madre del Sud.
Sasà, il sorriso del sabato
la partita di fiori con gli amici del bar
senza un posto in scala
poi il volo sulla via senza erba
gli occhi di vetro fissi a guardare le rondini
nella gazzarra festosa alle pule dorate.
Il lenzuolo bianco posa sul corpo
le luci incrociano il pianto
la nenia dei passanti nelle calche
pietose della morte bianca.
Rimane sotto la neve il biancospino
il dolore dell’amore fisso negli occhi
la storia di un giorno comune
il sogno della vita nel racconto
delle veglie degli uomini.
Verranno a chiederti commossi
della disgrazia del vento, della colonna
di fumo, dell’uomo diventato angelo
del cielo dove le stelle continuano
a vegliare sul sonno del guerriero
ai piedi della pietà del legno
che trasuda nei silenzi delle ipocrisie
dell’ultimo abbraccio, la linfa della rosa in nero
con il grido rauco di Sasà nel cuore.
Danila Olivieri
Opera 8^ classificata Sezione Adulti
Sempre più ti somiglio
Il nostro sentiero che corre
dal mare alle vigne, stamane
ha un sole lieve e la memoria
dei passi ha incontrato
sulla salita scalza
le perdute ebbrezze del vivere
sospese a precipizio
su azzurrite calanche
e profondo d’abisso.
Nutrita d’armonia e cullata
nel grembo sicuro del bosco
respiro resine struggenti.
E tu sei ancora lì,
– bisbiglio di brezza tra i rami –
luce di linfa viva e forte
nelle foglie del castagno più folto.
Lo so, ho tardato a venire,
a lungo ho celato la tenacia
di vita aggrappata alle rupi
di questa terra erta sul mare
nei bui anfratti del cuore,
ma la salita d’essere affannava
fatica e paura di vertigine
e l’alba che illividiva sul mare
più non scorgeva blu orizzonti
dove puntare la rotta dei giorni.
Oggi sulla mia scorza i segni
di sfinite cadute,
ma vedi… laggiù – dove svolta il fiume –
ruscella l’impeto delle presenze
nuove e in me sempre ti respiro, madre
sempre più ti somiglio.
Stamane – sai – le allodole
intessevano voli verticali
tra le vigne e il mare e tremule trame
di cielo col tuo nome mi chiamavano.
Maria Flavia Amorelli
Opera 9^ classificata Sezione Adulti
Samira
prigioniera del burqa
Palpita un cuore
tra gli anfratti dei pensieri
lisciato dal sibilo
d’un sabbioso vento afgano.
Una ninfa urla
silenziosa
dietro grade incrociate di canapa,
segregata
da ataviche usanze,
invisibile
in un’ambulante prigione di tela,
ove i dardi cocenti del sole
non giungono
a rischiarare le femminee membra
a sanare le ferite d’uno spirito affranto.
Identità negata
in occhi giammai mostrati.
Diritti celati
nel muto suono d’una lacrima
in un libro privo di pagine
in aquiloni senza fili.
Samira,
canta ai turbanti annodati,
indossa i sonagli alle caviglie,
schiocca le dita
al ritmo d’una melodia,
ansima
nel volteggio d’una danza.
Spezza i legacci della paura
e vola, araba fenice,
ad assaporare
l’incantevole fragranza della libertà.
Franco Fiorini
Opera 10^ classificata Sezione Adulti
Io ci sarò
Quando il momento sarà giunto
bimbo mio
del viaggio più lungo
non avrò valigia da portare via.
Aprila tu.
Fantastici troverai voli e sogni di bambino
un pianto un sorriso e corse incontro al vento
dolce una madre e un padre da guardare
colline pio tante da salire.
Lieto lo sguardo libero il cammino
un uomo incontrerai lungo la strada
un tuffo a braccia aperte nella vita
e nuova una presenza come compagnia.
Carico d’anni ricco di stagioni
incerto il passo e cuore di fanciullo
ritroverai così sulla tua via
il vecchio nonno dentro una poesia.
Mi conoscerai da un cenno breve
la stessa intesa complice di un gioco.
Solo un poco e ruba il tempo la memoria
per una storia nuova tutta tua.
Io ci sarò
con l’amore forte delle mani
a stringere le tue.
Ci sarò oltre l’ultimo confine.
Lieve e invisibile sarò e pur presente
come nel sonno un bacio sulla fronte.
E tu sarai per me
come pioggia di stelle nella sera
come un miracolo segreto detto tra noi due.
Quel racimolo di vita
che alla mia vita ancora è dato
non sarebbe più amato
se di tua presenza vuoto.
Al tempo non regalerò quel che mi resta
sarai ancora e sempre la mia festa.
Mirco Invernali
Opera Vincitrice del Premio in memoria Augusto Robiati
E aspetteranno a frinire le cicale
Tornerai. E allora torneranno i fiori
a sbocciare.
Tornerà il vento, col suo abito azzurro,
con le sue nubi chiare.
Tutti i meriggi, l’ombra sarà tiepida e sognante;
e canteranno, in questo silenzio che sta tremando,
le festose cicale del cortile.
Spariranno i segni che mi confusero,
la casa sarà viva ogni ora;
e nei lembi del mio verde fiorito e ventilato
andrà sognando, incredulo, il mio cuore.
Ti aspetterò. Qui. Sotto questo cielo senz’abito
azzurro, senza fiori sbocciati,
né vento e nubi chiare.
E aspetteranno a frinire le cicale.
Jakob Panzeri
Opera 1^ classificata sezione Giovani
Grifo di Persia
Volava un mitico grifo di Persia
Dal piumaggio cenerino
a un’ala ferito.
Dimmi, grifo, che cosa hai visto?
Ho visto le sabbie
nel mare del tempo
L’antica via della seta,
le meraviglie di Ishtar
e la miseria delle campagne di Teheran
in terra di ayatollah.
Dimmi, grifo, che cosa hai visto?
Ho visto un nuovo Serse
Frenare e frustare
Il ribelle mare di Elle,
tiranno dall’occhio di cristallo
uncino maldestro
e cuore di scherno
piegare in ceppi
le onde ribelli.
Dimmi, grifo, che hai visto?
Ho visto la candida rosa di Persia
Perdere i petali sfioriti
Inchinato lo stelo
Al verme divoratore
che le rodeva
il cuore.
Dimmi, grifo, che cosa hai visto?
Ho visto una ragazza
Sfregiata, calpestata,
bruciata in una piazza
e tante giovani gocce
formare un oceano verde
all’unico grido
LIBERTÀ
Marco Degani
Opera 2^ classificata sezione Giovani
Tessitrice d’ombre
In un effimero momento
colgo una fragile bellezza,
impalpabile come un alito.
Il tramonto è brumoso
e regna la quiete.
Solingo e pensoso
osservo la luna:
Tessitrice d’ombre.
Andrea Andreolli
Opera 3^ classificata sezione Giovani
La tua voce
In questa tenebrosa notte
c’è ancora un sole che risplende.
Un ammalio fatale
la cui foce, è la tua voce
e i raggi così ardenti
sono le dolci tue parole.
Il cielo ancora intorpidito
riecheggia, eterno pianto,
ma impavide incedono
nell’aria torbida, scontrandosi
goccia contro goccia
e stremate, tremanti
si prostano leggiadre
sul mio viso di metallo,
che lentamente
sul fuggir del tempo iniquo
e allo spirar dell’orizzonte,
fan scorgere offuscato
un vivido sorriso.
Anna Moretti
Opera Menzionata dalla Giuria
Attimo
Una figura imbronciata
adombra la via
con la sua squallida presenza.
Rantolando rammenta ai passanti
schiocchi luridi peccati di gioventù.
E schiamazzando i bambini
rovesciano cocci asciugati al sole:
è l’ombra pallida di gelo
che avvolge la città
e impaurita scavalca anime inebriate
dall’usuale sapore del nulla.
Il losco tizio scosta un lembo
del manto. Tutti osservano
orripilanti
quell’orrendo ghigno barbuto,
ma un bambino raccoglie il sorriso
e danzando lo porta nel cuore.