Autrice 1^ classificata
Liliana Rocco
Tristezza
Dentro questa gola
ho udito talvolta scorrere
cristalli di ghiaccio su rosso tepore
d’intima essenza che fugge lontano
inseguendo bianche vele fluttuanti
nello sciabordio veloce dell’onda
sulle pietre di banchine assolate.
Ho urlato al vento inclemente
artigli poderosi delle mie brame
voraci impeti che stillano logorio
su nugoli di germogli nelle vene,
qui dove a frotte s’accalcano
memorie pervase d’ampi balenii
che spirano nel vespero lunare.
Oasi di pace vado cercando
ove sanare le ferite dell’anima
risorger fenice dalle ceneri
e scroscianti cascate irrorare
sul greto d’un fiume inaridito.
E inseguo miraggi all’orizzonte
nelle sabbie d’inquietanti deserti
fra cumuli d’abbaglianti menzogne.
Non voglio più imbrigliare la mente
dentro catene di fallaci chimere,
ma cogliere frutti ch’ogni dì mi porge
siano essi succosi o d’amaro sapore.
Autrice 2^ classificata
Angela Catolfi
Le illusioni
Le illusioni
sono nuvole in fuga,
fiori giganti
che s’accendono d’oro
e stillano miele
in cima a scale di seta:
non le coglierai,
tranelli logici,
abbagli
di speranze mutevoli.
Si consumano come pietre
che il fiume assottiglia
o si fermano,
cristalli incantevoli,
impigliati tra maglie di ferro.
Con passo suadente ci avvolgono
in veli di tulle,
per riempire
attese senza fine
e allontanare
memorie graffianti.
Siamo a caccia di stelle cadenti
che si perdono nell’impossibile;
ci lanciamo indifesi
nel valzer di colorate lusinghe,
aggrovigliati e confusi
dentro questo indecifrabile andare.
Autore 3° classificato
Mauro Domenella
Dissolvenze
Tempo rendimi il mio oggi,
quasi nulla mi resta di tormenti ed estasi
quando la sera affolla a prelude l’insonnia…
Un transumare frenetico imbriglia stupori
tra le transenne della consuetudine;
attanaglia l’anima qualcosa di informe,
muraglie d’egoismo nella via maestra
tracciata col sudore dei secoli,
i vecchi che si ribaltano nei sarcofaghi.
Serpeggia l’ombra del disincanto,
quando l’euforia del vivere
non dura che il tempo di nascere,
la polvere degli attimi precipita alacre
nell’insidia di una ruga
che incalza senza armistizi,
gli Dei assopiti in sonni perenni.
E il clamore di rari sussulti d’amore,
che scalfisce appena l’apatia del tempo,
poiché fervori e passioni durano
quanto basta a duna rosa per appassire…
Non ci resta che l’inseminare
granuscolo di note nell’esistere,
il breve spartito, il solco, la ruga
che ognuno riempie di stridii o musica.
Autrice 4^ classificata
Claudia Nicchio
L’ombra del predatore
Quello che non sono
è una confusione
nel confine che ho creato.
La porta del coraggio
apre ad uccelli migratori
emozioni perdute.
Passeggio nella vita
solitamente al mattino:
all’ombra
della mia personalità.
Nel labirinto delle sensazioni
come un faro d’inverno
vendo sogni di un predatore
nel cortile di un foglio.
Autrice 5^ classificata
Luisa Foddai
Poesia
Come Sposa adorante persa nei
folli deliri degli astrusi tuoi cieli,
eccoti presta il mio devoto levar!
Oh Poesia…. mia dolce condanna,
avida amante ingorda di versi!
Irriverente mi prendi in muti consensi!
A te che spietata veli mi levi,
nuda mi offro al lirico amplesso.
Di me, inerme tua ancella ne celebri il canto,
il sordo ruggito che mesto rimbalza
su sconsacrati sepolcri di pietra.
Amante irruenta m’avvolgi fremente,
mi scortichi viva e scavi impudente,
corazze fedeli che occultano piaghe
ti diverti a strappar.
Consapevole preda, fiera e silente
suadente mi chino all’invisibile altar.
Sazia con fauci grondanti,
scarnificata mi lasci dinanzi
ai tuoi occhi nudi di pena,
lambiti da versi dannanti!
Ma vinta, dietro ti vengo carnefice amata!
Ti cerco e ti voglio e armata di niente
con mani trafitte ti inizio la lotta.
La notte al varco ti attendo a
destarmi il manto del limbo…
e in orfica danza del tuo seme m’aspergi!
Travaglio sofferto in tiepida aurora,
e creatura di Luce al mattino
in catartiche fasce!
Lazzari vagiti…. diamanti crocefissi
sugli occhi ancor troppo ciechi
di questo piccolo mondo!
Autore 6° classificato
Filippo Finardi
L’ombra della vita
I lenti gesti delle tue mani coronano
il tuo sorriso, che illumina il mio volto
come frammenti di una storia breve
eppure lunga quanto la nostra vita.
Era il tuo fiato o un sussurrato sospiro
che mi alitava lieve a reggere il peso
di una inutile vita trascorsa a contemplare
il mondo e descriverlo, nell’angusto silenzio
di una stanza dove mormorano libri e tomi
a ricordarmi l’imbrunire della sera
e la prossimità della notte, quando, tremando,
forse, passerò il confine di una falsa apparenza
di realtà illusorie, dissolte oscurità, tenebre
immote, dolcezza soffusa, per giungere
ad un silenzio di armonie dove luna e sole
e stelle sono tutt’uno nella minuscola vastità.
Luoghi di vertigine nella lontananza di felici
incontri hanno scandito la mia vicenda
di randagio, fra solitudine interrotta
appena da quell’immensità così profonda
e sofferente in anni ormai perduti
dove s’è frantumato il tutto in grandi
spazi e pure le parole che dicemmo
per concretare amore, lacerate sommergono,
divelte e sole, in voragini di cieli,
dove declina veloce l’ombra della vita.
Autore 7° classificato
Chris Mao
Cadranno le stelle
Esistere accanto al divino,
partecipare con l’anima buona
alle sacerdotali esperienze,
come le chiamavi tu,
erano le azioni cardine della tua dottrina,
il principio e la fine d’ogni tentativo
di rendermi degno dei tuoi comandamenti,
nel dopo-messa mi raccoglievi annoiato
nel giardino luminoso della chiesa
dove la fragranza del glicine
smorzava di sonno la mia attesa…
Cos’è questo profumo d’incenso?
Una benedizione fuori programma
che hai orchestrato per incastrarmi
e poi perché negli occhi mi brillano
lacrime di risveglio, son desto e ti rivedo…
Ricordo le discussioni elettriche
sulla nostra diversità e sulla Fede,
mille volte chiamata e rinfacciata,
con i gelati della pace consumati
tra promesse di reciproco rispetto
buttate alle ortiche alla prima carica
dei tuoi devoti confratelli del coro
venuti apposta per allontanarmi da te…
– il giorno del tuo abbandono arriverà –
questo lo credevi possibile nei giorni
intasati dalle nubi e dai presentimenti
– cadranno le stelle in un frastuono d’inferno –
mi dicesti ridendo quella sera
quando furono le tue labbra
a cadere sulle mie.
Autrice 8^ classificata
Maria Frida Luccarini
E m’hanno vista bambina
E m’hanno vista bambina
rotolare sui pendii
con occhi di stagni fissi sulle canne,
colpi secchi di ciottoli
sul granito della chiesa e accumulare proteste sulla tovaglia cerata
tra vapori di verdure di campo
che stagnavano muffa dai silenzi.
E m’hanno vista tra odori di cavalli
gettare stoppie nei fuochi di San Giovanni.
C’era carestia di pane e di vacche,
le mente non sapevano che farsene
più delle coscienze.
E nella fame coglievo fiordalisi
tra scoppi di risa
e frutta appesa troppo in alto.
Le croci erano legno senza nome
infilate alla terra
e la memoria, mutilata da tempo,
restava acerba alla testiera del letto.
M’hanno vista nelle processioni delle vergini
reggere il cero del perdono
mutilare nella fretta braccia di rovi
e cantare con la bocca insanguinata
pestano respiri di more.
E m’hanno vista bambina nel mio nido
conquistare la vita con l’inverno
e tappezzare gli occhi con sottili trame di sogni.
Hanno arato il mio campo col cemento,
le mie croci hanno tutte un nome…
e sono lì…
forse non sanno che esistono
ancora le stagioni.
Autore 9° classificato
Salvatore Scollo
Progetto improprio
Gli abiti dimessi non regalati
le poesie che non mi va di limare
il vaso del basilico cui non bado
la cucina che s’accende a stento
le foto sparigliate nei tanti album
i parenti e amici non contattati
la cannella rimasta a gocciolare
lo sbrego del muro non richiuso
son tutti lavori che non dipano
provo avversione non li esaurisco
c’è solo inerzia voglia di non fare
di passare a impegni immaginari.
L’accumulo, in verità, è scientificamente
calcolato, voluto e perseguitato:
sino a quando tutto è da finire
sarò destinato a non morire.
Autrice 10^ classificata
Rita Redaelli
Paradiso
Per mille anni ho sognato questa vita incantata,
il piede nudo di dea
posato sull’erba nella danza del mattino,
il sorriso del giorno che si allarga dentro il cuore
come una lenta onda sonora,
la semplice, perfetta meraviglia di esserci,
di respirare,
di riempire di sé ogni momento
di questa eternità.
Pulsa forte il cuore del bosco,
l’aria vibra di canti e di profumi;
raggi di sole brillano in mezzo agli alberi,
tesi tra i rami come grandi arazzi lucenti.
La mia è la bellezza dell’acqua che splende
tra i sassi del torrente,
è l’emozione della gemma divenuta fiore;
è la bellezza perfetta di ogni cosa che vive,
la bellezza assoluta del mio respiro che diventa canto.