Pier Gaspare Siclari
Opera 1^ classificata
Hanno il sole sulle guance
Alle atrocità della guerra si contrappone il sole che, come pura espressione della gioia di vivere, è visto tutt’uno con il volto dei bambini, tanto da non abbandonarlo mai. Dalla morte di due bambini per un po’ d’acqua o dal gioco di altri in quel che resta di un cortile devastato da un bombardamento, emerge l’impotenza e lo sconforto di vivere – privilegiatamente – dove tutto quell’orrore non è che cronaca di una notizia lontana.
I.
Lontano da qui tutto è possibile:
e tu lo sai.
Stavano in fila ad una fontana – due fratelli – in quelle che un tempo
erano strade, paesi, villaggi, città,
lembi di terra contesa
adesso il nulla. Mano nella mano
con una latta in mano
hanno ancora il sole sulle guance
adesso che il sole non li scalda più.
II.
Il cortile ha un buco enorme
lasciato dalla notte ma
han trovato lo stesso di che giocare
stamane
nel poco di quel sole: ecco
e non solo in questo si somigliano tutti:
hanno
tutti il sole sulle guance i bambini
del mondo: lo stesso
che mi scalda il volto adesso
mentre scrivo – mentre schivo –
la parte di colpa che mi spetta.
Sergio Valsecchi
Opera 2^ classificata
Io e lei in ogni piccola cosa
Non ho chiesto niente
alle fragili ossa del mio cranio
ma ho sempre sperato
in un loro cedimento
per lasciare finalmente
sgorgare quello che ormai da anni
mi picchia dentro
con la forza di un giovane pugile
sulla cresta dell’onda.
Ho pensato spesse volte
che tu eri la prolungazione della morte
e ti divertivi a invertirti
con il giorno per farmi innervosire
nella speranza di un mio passo falso.
Sono stato paziente e ho conversato
con i pazzi per eludere le persone normali
e adesso che ci troviamo faccia a faccia
posso vedere i tuoi grandi occhi,
non più così grandi,
e tutto quello che ho dentro
riflettersi in ogni piccola cosa
come nelle pause tra una parola e l’altra
o negli attimi di indecisione nell’ordine un’altra birra
o meglio nei sogni che tu mi hai indotto a fare
e che ho fatto miei come un ladro d’appartamento.
Giovanni Iannuzzi
Opera 3^ classificata
Lo zodiaco
Lo zodiaco è un caffè
nascosto in cima a monte Mario e porta
bene il suo nome,
chè vi accadono a notte intrighi astrali
e siderali inganni.
Roma stà ai piedi, torbido
nido di luci.
Non si vedono stelle
in quel cielo abbuiato di città.
Sono straniero, eprso
nell’inverno della memoria.
Il caffè si è freddato nella tazza
(ci son sere così, piene di trappole).
Piergiorgio Cinelli
Opera 4^ classificata
Adesso
Se adesso fossi un soldato colpito a morte
dimenticherei tutto l’inutile adesso
e ieri, l’altroieri sarebbero già cari.
Se cadessi sulle ginocchia
che mi sembrerebbe di avere mai avuto
vorrei bere acqua e pioggia.
Gli occhi chiusi li apro un’ultima volta
e vedo un cielo di mondo umano
e un profumo, unito apposta per me.
Ascolto la corsa del sangue
ancora inconsapevole e congiungo
le mani al cielo per il perdono.
Simona Mazzuzi
Opera 5^ classificata
Il Viale di Settembre
E poi diventasti polvere e niente divagazioni, parole libere.
Tutto in un istantte diafano e ignoto a noi spettatori illusi
che l’addormentarsi in morte è in-arrivabile.
Un saluto breve e silenzioso
fino al commiato lungo un rimpianto.
(Altri continuano un selciato di fiori e vento, di amori e mani affusolate)
Tu ti sei fermato ad un andito solitario, da lì non ti voltasti mai più verso i tuoi.
Oh spiegasti l’eredità di un figlio: mare e acqua naturale
il tuo bagaglio vitale,
a me un sorriso accigliato e vigile, quasi di padre preoccupato.
E lo sguardo si spense, ma tu andasti a vedere ancora
le piccole cose chiare di sole: una sedia, un foglio, il viale al mare.
E dopo il sospiro – finito l’affanno – disteso eternamente in una stanza orribile.
Cosa rimane?
L’immenso fiato dei flutti, che vanno e vengono come sempre,
la tempesta dei venti che fischia sulla sabbia.
L’odore immoto di spuma salmastra, di scogli cupi, un muretto interrotto.
Il lillà che nasce nei giorni seguenti, un segno di te che s’intride nell’aria.
E niente parole, solo mare.
Claudio Malatini
Opera 6^ classificata
Hotdog
A volte il sole non tramonta mai
e t’impicchi seduto
in un giardino qualunque
aspettando che sera ponga fine.
Voli ampi intorno ai campanili
bucano gli archi dei monumenti
e gonfiano striduli le chiome
degli alberi allineati tra le siepi,
filo spinato che s’intona a trappola.
Bianco di ghiaia che non diventa scuro,
ombra che perde nel rosso che vince,
s’attardano le madri
con i figli che scalciano,
giacca di donna che brilla payette,
lampeggiano occhiali e feriscono
pensieri che fanno male.
Luce artificiale che spegne i fiori,
lava gli asfalti e accende la città.
Passa in grigio con cravatta
e, assieme ad un hotdog,
ingoia questo scorcio di giorno
che non si rassegna a morire.
Simona Conte
Opera 7^ classificata
Per quel mio uomo
Per quel mio uomo
che è solo un bambino
che piange e ride come solo i bambini
fanno
quando s’illumina di un sorriso tenero
quando gli scopro un’espressione nuova
che mi tormenterà poi le notti
di infinita dolcezza
quando vorrei tenerlo stretto
perché nessuno me lo possa rubare
perché nessuno possa fargli del male
per quel bmbino
che è quasi un uomo,
l’uomo che amo,
ed è un peccato
che non sappia tutto questo,
ed è un peccato
che tutto questo vada sprecato.
Gilbert Cerbara
Opera 8^ classificata
Ondivagare
Che bella pelle ombelico a parte
Capelli vaporosi io ti capisco
Ti piace piacere sei l’oggetto.
Io invece no, io sono il soggeto
Barba lunga e capelli distratti.
Conosco un uomo orribile sono io
Io sono l’eccesso io vengo dall’abisso
E volo da sempre, coltivo dolore
Il suolo per me non esiste.
Il mio cuore è un abitacolo per decine di spettri
E la mia vita la mangio buccia e tutto.
Mentre usi tutto il tuo potere su di me
E sai che è tanto,
E sai che mi colpisci e mi ferisci
Basta un solo sorriso e non ho scampo
Io ti temo, temo i tuoi luoghi
Temo le tue amiche sagge
Temo le tue frasi salde
Fai bene a non fare come me
A non darti mai completamente
Restare senza pelle sotto il sole e nella neve
È difficile
E fa un gran male credimi,
Ascolta un uomo senza pelle
Come me
Angela Ambrosini
Opera 9^ classificata
Convesazioni in Dalmazia
Altre sono le voci
sotto la pergola
a tessere trame di storia
in stille di vita.
Altrove è fosca
fretta che rinserra
affetti in larve d’uomo.
Qui è luce d’ombra sparsa
a sgranare il tempo
in chiostro d’eventi
che questa terra nello spazio
di secoli ha spigolato,
quieta esalando
soffi di marea
agli ormeggi contesi.
E lingue e fedi diverse
mute stremano
nella risacca d’agosto
al faro protesa,
là dove il pomeriggio
increspa
ai bruni scogli.
Aldo Mauro Mancinelli
Opera 10^ classificati
Gran consiglio del vetro
Stanno sedute e spingono le pause
Della luce sui muri che risplendono
Grazie alle scure forme che alla luce
Rubano qualche spazio spiaccicato
Dietro spalle di vetro senza luce,
Sugli scaffali della mia cucina.
Trentasette bottiglie mai bevute,
Completamente vuote, arcanamente
Piene di bei ritratti indissolubili,
Inevitabilmente sagge, snelle,
Imponenti; conoscono ogni cosa
E ne sono le artefici supreme.
Ci osservano dall’alto come spie,
Mentre mangiamo, mentre vomitiamo
Le nostre angosce sui muri che splendono
Grazie alle scure forme che alla luce
Rubano qualche spazio spiaccicato
Dietro spalle di vetro senza luce.
Ci osservano dall’alto come spie,
Arcanamente piene di potere
E di sostanza della soggezione.
Ogni due giorni il cerchio cresce e osserva,
Cresce e netta le menti della scorza,
Mentre noialtri, in basso, apriamo bocca.