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Premio di Poesia Poeti dell'Adda 2012
XVII Edizione

Ultimo aggiornamento: 05 Settembre 2013
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:

  • Antologia del Premio di Poesia Poeti dell’Adda 2012 – L’Antologia è stata spedita dal 27-06-2013 al 03-09-2013 – Spedito le bozze dell’Antologia il 30-04-2013
  • Resi noti in data 15-10-2012 i risultati del Premio – La valutazione dei testi è iniziata in data 03-09-2012.
  • Inviata in data 20-09-2012 la comunicazione agli autori ammessi all’antologia del premio su cui saranno inserite le opere di poesia migliori selezionate dalla Giuria del Premio.
  • La premiazione si è tenuta sabato 2 febbraio 2013 alle ore 15:00 presso l’Auditorium «Recagni» della Scuola Sociale Accademia delle Arti in via Marconi 21 a Melegnano con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale Assessorato alla Cultura, presente l’Assessore alla Cultrua Raffaela Caputo. Direzione artistica a cura di Fabrizio Ferrari. Lettura dei testi a cura di Fabrizio Ferrari e Cristina Petriccioli. Separi musicali a cura del gruppo «L’Anomalia – il quartetto» composto da: Fabrizio Ferrari, Manuela Grignani, Stefano Locatelli e Veronica Marcato.

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Risultati

Risultati della XVII Edizione del Premio Letterario «Poeti Adda 2012»


La Giuria della XVII Edizione del Premio di Poesia Poeti dell’Adda 2012, presieduta da Massimo Barile, rende noti i risultati:


  • Autore 1° classificato con Il tempo delle parole Chris Mao, Ormea (CN). Motivazione della Giuria: «La sua parola attinge alla fonte lirica che illumina la versificazione. Un percorso che giunge felice alla meta, scorporando il pensiero dalla parola, “bruciando” nell’enigma il desiderio primigenio della conoscenza e tutto ciò che è avvolto dalle ombre esistenziali, sempre sfuggendo alle insidie del pensiero ostile. Le sue parole sono incise in modo nitido ed un invisibile alone alchemico avvolge l’intera lirica come a voler “separare la menzogna dal vero”». Massimo Barile Vince: Targa Poeti dell’Adda – Pubblicazione di un libro di 32 pagine edito dalla Casa Editrice Montedit di cui 100 copie vengono assegnate all’autore – Attestato – Pubblicazione della poesia premiata sulla Rivista Il Club degli Autori e sul sito Internet del Club degli autori
  • Autrice 2^ classificata con Senso d’infinito Silvia De Angelis, Roma (RM). Motivazione della Giuria: «La poesia di Silvia De Angelis protende ad una dimensione eterea. Nel primo tempo della lirica, le ferite della vita sono come sale cosparso sulle fenditure esistenziali e le sofferte esperienze infondono la forza d’animo per andare oltre l’ipotetica linea di confine, offrendo spiragli illuminanti e bagliori di vita al profumo di primavera. Nel secondo tempo della poesia, emerge la consapevolezza di sentirsi libera e poter alimentare la volontà di spaziare in dimensioni inaspettate, fino a percepire il senso d’infinito». Massimo Barile Vince: Pubblicazione di un Libro di 32 pagine edito dalla Casa Editrice Montedit con assegnazione gratuita di 50 copie all’autore – Attestato – Pubblicazione della Poesia sulla Rivista Il Club degli Autori sull’Antologia del Premio Sezione Poesia e sul sito Internet del Club degli autori
  • Autore 3° classificato con Scricchiola il melograno Sergio Baldeschi, Montecerboli (PI). Motivazione della Giuria: «La lirica di Sergio Baldeschi penetra nella profondità dell’animo. L’amore è un capolavoro per l’eternità: le uniche parole possibili sono quelle non pronunciate, quasi a constatare che “nulla è più amore del tuo amore”. Una gemma lirica nel mosaico della vita, che si apre a “sussulti di dolcezza”, che fa sorridere l’anima. Tutto si colma di significato e diventa meravigliosa fusione con il mistero della vita». Massimo Barile Vince: Pubblicazione di un Quaderno di 32 pagine edito dalla Casa Editrice Montedit con assegnazione gratuita di 50 copie all’Autore – Attestato – Pubblicazione della Poesia sulla Rivista Il Club degli Autori sull’Antologia della Sezione Poesia e su Internet club.it
  • Autore 4° classificato con Stanza Gianluigi Viviani, Legnago (VR). Motivazione della Giuria: «La poesia di Gianluigi Viviani rappresenta un viaggio nel mondo interiore con la volontà di “togliere il pesante velo/che impedisce alla mente di poter volare”. La sofferta presenza in questo mondo, in un primo momento, pare cercare una via di fuga su un lontano pianeta o su una “luminosa cometa” ma, poi, emerge la volontà di creare il proprio mondo, di vivere la felicità. La visione conduce alla simbolica porta che divide la “falsa stanza” dalla realtà». Massimo Barile
  • Autore 5° classificato con Fiocco di Neve Gino Zanette, Godega di S. Urbano (TV). Motivazione della Giuria: «Poesia del tempo perduto. Gino Zanette sa molto bene cosa significa affermare che “i giorni vissuti mai più torneranno”. Nel ricordo e nel silenzio, soggiacendo al tempo “ineffabile”, in un percorso lirico tra i fiori e le onde, nel dualismo tra il sole ed il ghiaccio, si evidenzia la continua dispersione in un lento abbandono, fino al dissolvimento delle speranze, fino al canto dell’ultima cicala rimasta viva». Massimo Barile
  • Autrice 6^ classificata con Controcampo Ilaria Mainardi, Pisa (PI). Motivazione della Giuria: «La lirica di Ilaria Minardi esalta le sottili percezioni della vita alla luce della verità e del misterioso incanto. Il cammino dell’esistenza risulta “irta strada”, sovente, cosparsa di ferite ed inganni. Tutto si muove, tra sogno e ragione, nell’incerto incedere: bastasse “l’abbraccio ardito dell’amore” per render saggi ed il tormento svanirebbe». Massimo Barile
  • Autrice 7^ classificata con Voci Gabriella Scomparin, Roncade (TO). Motivazione della Giuria: «La poesia di Gabriella Scomparin vive intensamente nella sua brevità. Viene messa a nudo la follia del mondo odierno, nient’altro che “voci sguaiate, ciance e proclami scontati”. Sotto la luna piena, gli esseri umani sembrano ululare come licantropi: inutile “l’appello al silenzio” rivolto ad “anime che divorano/stagnanti quotidianità”. Poesia tagliente e specchio fedele della realtà sociale che viviamo». Massimo Barile
  • Autore 8° classificato con La maschera del sorriso Gianluca Lattuada, Baranzate (MI). Motivazione della Giuria: «Nella poesia di Gianluca Lattuada emergono l’impotenza davanti al mondo ed il senso di estraneità. L’inquietudine attanaglia in un mondo alieno al proprio modo di essere e prevale la sensazione di sentirsi come richiuso nella “stanza senza porte” del proprio Io, fino all’inesorabile sentenza: “matto in un mondo di matti e per questo ignorato/indosso la maschera del sorriso e divento invisibile”. Vincere o perdere può risultare inutile, ma lasciarsi sconfiggere per “sentirsi vivo” è perverso, è il dramma». Massimo Barile
  • Autore 9° classificato con Vita Umberto Improta, Nola (NA). Motivazione della Giuria: «Nella lirica di Umberto Improta le innumerevoli prospettive della vita sono osservate come in un “gioco di specchi”. Le ferite e le fatiche dell’esistenza non riescono a spezzare la “voglia di vivere”. Il tempo scorre inesorabile sulle “lacrime” e sulle parole che “volano via”. Le evidenze della vita sono la ricerca d’una possibile risposta, affermando, infine, la negazione della visione manichea con la chiusa della lirica: “la vita…/non sarà mai in bianco e nero”». Massimo Barile
  • Autore 10° classificato con Le lunghe aurore della notte Filippo Inferrera, Ravenna (RA). Motivazione della Giuria: «Come abbandonata ad un flusso di pensieri, tra memoria e risveglio, in un enigma temporale, la poesia di Filippo Inferrera diventa atto salvifico, che si fa “comunione per consolare il proprio esistere”, superando la solitudine ed il “risveglio d’ansia”. Il calice della vita è ricolmo: “volto e mente sono filigrane in preghiera” d’un uomo che ha ancora il vigore per “vincere il prisma d’amore”». Massimo Barile


Dal quarto al decimo vincono: Attestato – Pubblicazione della poesia sulla Rivista Il Club degli Autori sull’Antologia del Premio Sezione Poesia e sul sito Internet del Club degli autori


Opere vincitrici


Chris Mao


Opera 1^ classificata


Il tempo delle parole


Una congiura macchia
la tua voce, nella virata ostile
di un pensiero.
Brucia nel tuo enigma
un desiderio inaudito
di conoscenza, generato
sul precipizio invisibile
della tua sete.


La fontana magmatica
illumina e sorprende
le cose disseppellite
dalla notte, insinua le sue acque
nella tregua delle tue ombre.


Il vento scivola sui tuoi cardini
nella pienezza delle fioriture,
solleva la cenere dell’imbrunire
nel profumo della tua memoria.


Così il tuo essere,
nel tuffo prima di parlare,
scioglie le sillabe
dal giogo dei sogni,
incide nell’aria un silenzio,
separa la menzogna dal vero.




Silvia De Angelis


Opera 2^ classificata


Senso d’infinito


La mano si è posata con forza
su parabole vitali ferendomi a dismisura
eppur da quella sofferenza ho tratto un vanto
e senza retrocedere ho varcato il limite del cerchio
scrutando oltre
Ho assimilato colori d’ocra e nuova luce
nel gemito di foglie aleatorie nel vento
Nell’odore d’aliti di primavera
ho tratto semi germoglianti natura
Migro ora coi polsi liberi da legature
ampliando ascolti aperti a inedite impronte
in una piazza ove si racchiude il senso d’infinito.




Sergio Baldeschi


Opera 3^ classificata


Scricchiola il melograno


Una luna azzurrata
s’inabissa dentro pareti di silenzio,
scricchiola il melograno…
s’aprono sussulti di dolcezze,
transito speciale
per le mie sbiadite fissità.
Figlia mia,
brivido di luce
che riaccende il mondo,
oggi mi lusingo di essere un vivente
per dirti che nulla
è più amore del tuo amore.
Ancella dai capelli scarmigliati,
sfumata di grazia e bellezza,
entra in questo spoglio tebaide,
arredalo con un sorriso,
l’anima mia
colleziona solo piccole gioie.
E se per caso non ti scorgo,
getta le mie cagionevoli cecità
sul tuo rogo di spine,
perché tanto è l’amore che mi punge.
Scricchiola il melograno,
quando la prima stella
si fonde con il cuore,
ed i sentimenti diventano lucciole,
ma soprattutto…
quando il tuo frutto
rotola vicino al mio albero
e le pareti diventano cielo.




Gianluigi Viviani


Opera 4^ classificata


Stanza


Guardando attraverso il vetro,
ingannata dal bagliore del cielo,
la mia vista crede di vedere il mare.


Ma ignora cosa c’è dietro,
non riesce a togliere il pesante velo
che impedisce alla mente di poter volare.


Chissà dov’è caduto il mio mondo,
forse in qualche lontano pianeta
tormentato da qualche spirito fecondo,
circondato da polvere di luminosa cometa.


Ma il mondo è grigio, la vita è pura speranza
in questa lunga lista dove l’inchiostro si è sbiadito.
E la mente chiede aiuto perché l’orizzonte è rapito
e il mio cuore indica una vuota stanza.


E qui sono io il pittore.


Un pennello, del colore
e creerò il mio mondo.
E nascono illusioni, fantasie celate dal cuore
che mi spingono a divorare ogni secondo.


Ricoloro queste pieghe ammaccate,
nate da vecchi traumi passati
perché insoddisfatto sono del mare
e della sua falsa felicità,
padre di mille antichi tesori.


E vivo la felicità dipinta nelle pareti colorate,
sorrido ai sogni, rinnego problemi dalla mente ripudiati.
Ma il difficile è girarsi e la falsa stanza lasciare
prima che la porta che mi divide dalla realtà
si chiuda all’improvviso, lasciandomi fuori.




Gino Zanette


Opera 5^ classificata


Fiocco di neve


In te mi sono perduto
a mia insaputa
come fiocco di neve tra i fiori
incendiarsi del bianco veliero
in rotta sulla via delle stelle;
ardevano lontane sul mare
lanterne tremanti di bora
sulla nenia dei compagni di pesca
e d’amori, per te abbandonati
a scrutare le lusinganti onde.
Irridente dalle pendici del sole
scollinava l’ala rilucente
d’un gabbiano disperso
a sua insaputa, come me.
Distanze di un tempo ineffabile,
dove torna il fragore di ghiacci
disciolti dai raggi di luna
allora incandescenti
come quando mi guardi
tu, afflitta nelle tue balze
tracimanti ricordi
e sconforto e rabbia
d’una infanzia perduta
e trattieni il respiro
sulle umide labbra
socchiuse e tremanti
perché vuoi stare in silenzio
e solamente piangere
una carezza e un bacio negati
e i giorni di festa che
ti muoiono dentro e sai
che non puoi più tornare
dove la cicala della notte
sottovoce canta sul fiume.




Ilaria Mainardi


Opera 6^ classificata


Controcampo


Mi alzerò nel vento per spiegarti la notte,
ragazzo mio.
Asciuga la ferita.
Inganneremo il tempo che corre con le nostre scarpe.
Svelti saranno sulla strada irta
i passi per camminarci incontro,
danze di maggio.
L’abbraccio ardito dell’amore ci
riconoscerà saggi.
Sciocco.
Di incanto sapido forse ci ha guardati
ridere.


Da soli.


Scomparsi senza memoria
ebbri di sogni
e di ragione
ammantanti di quei tormenti che,
che chiamavamo: “noi”.
Malfermi i tuoi passi
nell’età che esplode
fiera,
lasciasti canti che non odo
carezze senza pelle
poltiglia di uomini che scelsero il domani di
un presente senza
nome.




Gabriella Scomparin


Opera 7^ classificata


Voci


Voci sguaiate,
ansiti nel crespuscolo
strillano i fatti del giorno.
Inutile l’appello al silenzio
per l’estasi di luna.


Coscienze sdentate
mormorano storie vane,
temi che passano.
Ciance,
proclami scontati.


Becera socialità,
in strenuo lamento,
lezzo di anime pingui
divorano
stagnanti quotidianità.




Gianluca Lattuada


Opera 8^ classificata


La maschera del sorriso


Il grido di una cornacchia rompe il silenzio
e spinge il pensiero a vagare nell’oscurità del presente
– da quanto tempo non alzi gli occhi al cielo? –
Rinchiuso in una stanza senza porte
impotente mi faccio schiacciare
dalla pesantezza di ventiquattro Natali
e poi sputare addosso delle parole vuote
dagli astanti intenti a mormorare.
Indosso la maschera della bellezza e del sorriso
nascondo ogni giudizio
in un cranio saturo di atti mancati
mentre tutto – senza me – scorre indisturbato.
Il sole sorge e la partita di calcio si vince
come può vivere colui che ama d’esser vinto?
Vinto per sentirsi vivo è l’unico vizio
rimasto in questo piccolo paese
in cui è troppo facile essere un nome
solo un nome che forse un giorno sarà inciso
sul marmo industriale
finalmente identità mai vissuta ma concessa
dall’anziana generosa dispensatrice dietro compenso
di dolore forse ripagato un giorno finalmente.
L’inquietudine di respirare in un mondo non mio
mi opprime e mi spinge a divorare il cervello
zombi di me stesso in un mondo di zombi
matto in un mondo di matti e per questo ignorato
indosso la maschera del sorriso e divento invisibile.




Umberto Improta


Opera 9^ classificata


Vita


Mani vuote e tasche piene di un sole
che ha visto tante lacrime di vetro
spaccare l’anima in due buttandola
nell’oblio.
Mani piene e tasche vuote di
una desolazione umana ai limiti dell’incredulità.
Schiene spezzate in due ma con ancora indosso
l’universo interno.
Gambe appesantite dal disprezzo altrui ma ingorde
della voglia di vivere.
Bocche che si muovono senza parlare,
e parole che
volano via in un fuoco vivo.
Occhi che guardano e gridano muti l’imperturbabile scorrere del tempo.
La vita è un gioco di specchi, di colori
e comunque vada,
non sarà mai in bianco e nero.




Filippo Inferrera


Opera 10^ classificata


Le lunghe aurore della notte


Sventola tra i miei pensieri la fede di quel canto
che ti fece insieme dolcezza e asprezza, che tracciò
croci risvegliate dal letargo, che ti consegnò a me,
nel suo frastuono di lucciole, farfalla di sangue.
Eri perfetta, lontana dal lucore della nebbia,
nel tuo brivido santo che frusciò dentro le fessure
delle tapparelle ancora sporche di terra, importante,
mai ingombra di fumo o di rimpianti, donna piena,
compagna in comunione per consolare il mio esistere.
Eri la duna generosa che palpitava tra le punte
di un arcobaleno, il mio cerbiatto affrescato sulla parete,
eri (sei) la finestra che si apre sullo stupore delle viole.
Quando l’ora si farà tarda, non ci accorgeremo che
le lunghe aurore della notte fioriranno senza menzogne,
sopra i mali del mondo, sopra i leggii della memoria,
agitando i colori della nostra vita, sorseggiando
il bicchiere ricolmo di teneri sguardi, dati in pegno.
Interrogo l’anonimo tormento dell’enigma temporale
(sto giocando con la morte), volto e mente sono
filigrane in preghiera, a questo punto sono all’angolo
di un ring che rinnova la solitudine, dilago nel torpore.
Aiutami a sopportare un disperato risveglio d’ansia,
mia primavera d’erba, in me la tua parte di fiume
scorre ancora vigorosa e posso vincere il mio prisma d’amore,
prima che il corpo si allunghi puerile e lucente sulla muraglia.


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