1° classificato
Dino Valentino Moro
Dissolvenze III
T’inseguo mio essenza
per sapere
cosa c‘è di vero nel divenire.
Niente!
O forse, solamente,
il salto di una trota
quando l’esca
l’ha tradita.
2° classificato
Massimiliano Zulli
Una mattina d’estate
E il mattino mi entra dolcemente
come avrebbe fatto una madre,
poggiando il suo sole,
sulla fine del sonno.
Lentamente avverto
solo sussurri d’estate;
giù voci di biciclette bambine,
e qui
lenzuola disegnate dal tuo seno.
Qualche minuto,
(occhi chiusi, occhi aperti) su
questo legno, queste travi intrecciate
mentre giocano a toccarsi le ombre.
E odore di fate.
Non c‘è mai stato inverno, qui.
3^ classificata
Marina Canal
È tempo di raccolta
Là dove più verdeggia il noce
e presto ombroso si fa
il prativo intorno,
alta freme in volo largo
una poiana,
incrocia intera la curva
del mio occhio
nell’umido alito
che precede la sera.
È tempo di raccolta.
Meditando, conta i suoi frutti
il grande albero
e generoso si spoglia.
Ora la poiana
con avido richiamo devia,
solca la luce indistinta
di un crepuscolo senza luna,
punta veloce
l’ultima preda del giorno.
L’ombra è scesa compatta
sul verde intorno,
il grande noce attende.
Colmiamo le ultime ceste
prima di poggiare la testa
nella nuova notte,
domani è un altro ciclo
già si programmano
freschi virgulti.
Sopra le spesse fronde,
intermittente,
uno spolverio di stelle
si annuncia.
4 ° classificato
Giovanni Ghirga
Le emozioni del Silenzio
D’emozioni ricco
è il silenzio
...del profumo di
te spossata
sulla pelle
pregiato velluto
ch’io, umile mercante
da tempo cercavo
quell’odore tuo dentro
lì, dove l’anima è celata
....e di sogni svaniti
n‘è colmo
il silenzio
speranze, sorrisi
carezze ed emozioni
che vedo svanire
all’orizzonte
in un tramonto d’estate
ove, quando il sole
torna a casa
sembrano sciogliersi
prendendone i colori
...e mi rimane
dell’amor
tra le labbra
il gusto
di rivivere il passato
nel silenzio.
5° classificato
Valerio Mello
6° classificato
Giampaolo Merciai
Occhi di luce
Il ponte barcolla
se il vento che spoglia i castagni
rompe il silenzio chiuso nella mia ombra.
Ho fame del tuo pane, Occhi di luce.
Il falco, nell’aria imbalsamata
di un inverno che non concede tregua,
allarga le sue ali senza far rumore.
Alberi lontani parlano coi lupi
in una notte senza luna.
Il canto del gallo
chiama il sole nel mattino che brina
e, ad ogni canto,
la mia voce si fa più antica.
La pioggia, cancella
le macchie bianche della neve
rimaste come coriandoli nei fili d’erba,
il sole, prigioniero delle nuvole
che nascondono San Vito,
scenderà nel giardino degli abeti
cancellando i morsi della memoria.
Magico è il giorno
sulla terrazza di perle
appena cadute dal mare dell’Amore;
conserva il tuo sorriso, Occhi di luce.
Dalla finestra vedo la strada che sale.
Papaveri rossi sul davanzale del tuo cuore
apriranno la valigia della primavera
e la tua luce,
che fa vibrare ogni piega della mia anima,
illuminerà questa stanza.
7^ classificata ex aequo
Silvia Malavasi
La terra
ha compiuto
un giro intero
prima di aprirsi.
– Non ho nulla nelle tasche
solo ferite
sui ginocchi.
Quando ci ha scossi
come bacche
sul fondo di una bottiglia.
Come mosche
monete.
Ho salvato solo
cinque soldati
con la loro livrea chiara.
Potevo pulire il sangue
respirare.
Ma la fine è qui
poco distante sulle betulle. –
Il vento
fuori dagli occhi
cade
come sapesse.
– Ci hanno ammucchiati
come ossi
a consumarci piano.
Senza corrente elettrica
senz’acqua.
E tutta la mia vita
resta seduta
sul divano
di pelle scura. –
Eletta sia la notte
che avrà per prima
il canto
delle allodole.
7° classificato ex aequo
Ermano Raso
Poeta dai sussurri di vento
Scrivi, poeta dai sussurri di vento
che dipingi i tuoi versi sulle nuvole bianche
intingendo il pennello
nei colori dell’arcobaleno.
Scrivi di giovani sogni
infranti sulle scogliere affilate della vita;
di favole stupende vissute
sulle ali della fantasia
e poi sfociate d’incanto in realtà;
di quell’amore che brucia l’anima,
che ci inabissa sul fondale più profondo
e poi ci sospinge in alto
oltre il cielo più blu, tra le stelle d’argento,
e per mano ci conduce nel mondo delle fiabe
là dove l’idea del tempo vacilla.
Scrivi,
voglio ancora udire il trascinante canto
della tua poesia
accarezzarmi con le sue dita di vento
fino a quando in cielo,
se mai chiarore dovrà esserci,
soltanto sarà di luna:
lo voglio udire
fino al suo stemperarsi all’assopirsi quieto
della coscienza tra le braccia della notte.
E se un giorno ti capiterà di tacere,
poeta,
poco importa…
perché allora io saprò ascoltare
anche il tuo silenzio.
9^ classificata
Marina Dionisi
L’alba della vita
Quel primo dono d’amore
È notte. Tutto è silenzio.
Candidi punti pulsano nel profondo cobalto:
luminosi, freddi ed eterni come l’alba della vita.
Una donna guarda intimorita le stelle:
cerca una risposta che non le potranno mai dare.
Improvvisa una scia luminosa squarcia la notte!
Allunga una mano per carpirla al cielo cupo…è così lontana!
Delusa, serra il pugno vuoto al petto.
Il fuoco illumina una pietra…come brilla!
Forse è il dono di quel cielo…o forse un’ultima illusione…
Stringe al petto quel pezzo d’oro:
in un tempo in cui il tempo non ha motivo di esistere,
serra gelosamente tra le mani un brandello d’eternità.
Un uomo ansima pesantemente. Lo sguardo fisso nel vuoto.
Pone quella stella tra le sue mani, richiudendole con amore.
La notte, indifferente, scende su ogni cosa.
L’uomo, inconsapevole della propria grandezza,
dorme l’eternità della notte portando per sempre con sé
quei meravigliosi segreti che mai l’umanità smetterà d’anelare
per conoscere il proprio passato.
E lei, reclinato il capo sulla spalla, chiude gli occhi serena.
Il rumore del silenzio cala maestoso sul tempo.
Un tempo che sembra essersi fermato.
Magicamente, fermato su di loro.
Piccoli cristalli danzano leggeri.
Indifferenti scendono su tutte le cose.
Schiude gli occhi, osserva incantata e…
che meraviglia quel primitivo stupore!
Un candido manto ricopre il terreno di stelle lucenti
e lui, bianco come la neve, bianco come sono bianche
tutte le cose che hanno abitato il suo mondo,
dorme stringendo a sé la stella.
E in lei nasce una certezza: quella stella ha donato
a lui e al suo mondo la stessa eternità di quel cielo.
10° classificato
Vincenzo Elefante
Acqua di resurrezione
È l’acqua scintillante della Resurrezione
sulla terra dei morti.
È come il pane fresco che si spezza
dentro tutte le case,
sopra tutte le mense,
come un sorso di vino
da bere con gli amici e coi nemici
su tutte le frontiere dell’orgoglio,
come il giglio dei campi
sulla via della Croce,
come l’olio
della Misericordia
sulle piaghe del Mondo.
È come la Parola che racconta
il silenzio di Dio che si fa uomo – la poesia del cuore.
11^ classificata
Giuseppina Terranova
Il mio posto
Il mio posto è nel vento
che tocca le corde del mondo
ed estatico indugia sull’evocata armonia,
sfiorando in un brivido di piacere
anime tremanti d’emozione.
Il mio posto è tra i fiori
che aprono il cuore al calore del sole
e in un profumo sublime
accendono gli occhi con mille colori
in uno spettro d’estasi.
il mio posto è nel cielo,
su una stella che vivida brilla d’amore,
luce che trema nel gelo dello spazio infinito
e schiude tiepide labbra che attendono
il bacio della luna.
Il mio posto è nel mare
che sul molo bruno infrange le sue tempeste,
protende ai numi le sue bianche dita
con un ruggito che non turba
il silenzio dei suoi fondali.
Il mio posto è nelle idee
che viaggiano lievi su ali di farfalla,
si posano nella tua mente fervida
evocando un timido pensiero
che ti riscalda il cuore.
Il mio posto è su questa bianca strada
dove poso i miei passi fatti di parole
mentre la vita va verso l’ignoto
e il mondo dorme ignaro,
segni che incidono il silenzio
per regalarti un sogno…
12° classificato
Massimo Agnolet
Col mare nel cuore
raccolgo un pugno di mare
gli bacio un messaggio d’amore
infilo nella bottiglia del cuore
il rotolo scritto col mare
lancio nell’azzurro sole
lacrime d’incrostato sale
dentro un messaggio in gabbia
rubato alla ruvida sabbia
chi mai raccoglierà quel pazzo
dentro una bottiglia mozza
di un amore andato in pezzi
stretto da consumati lacci
o, futura amata poesia
or che vedi l’anima mia
abbi cura di quel coccio vetrato
da pene d’amor egli è malato.