Valeria Albano
Opera 1° classificata
Ancora una stagione
Sbuffa di luce lo scirocco di marzo
e di campane quaresimali.
L’anima si riempie
di polline e sospiri.
Viene ancora
quella stagione che pensavi l’ultima,
viene pregnante di emozioni
e di odori,
riapre le ferite e le infiamma
dalle corolle delle fresie rosse,
mozza il respiro
e fa vibrare il cuore.
Ti dice che sei viva
e tu
non lo credevi.
Alessandro Barbato
Opera 2° classificata
Una sera, una sera soltanto…
Non siamo che un momento di luce
tra due notti senza stelle
e la sera è breve
come un sonno di allodole.
Moriamo un poco ogni giorno
di spada o di noia:
dimentica le ferite degli anni
dimentica un momento il domani,
stasera làsciati morire un poco
tra le mie braccia.
Mauro Moretti
Opera 3° classificata
Onde in corsa con la vita
Creste d’onda
bianche, spumeggianti
si rincorrono senza posa,
distinguo
nella spuma
piccoli passi
di una danza ritmata,
cosparsa di piccoli salti,
più volte provata
nelle immense distese
dell’oceano.
La dove si rompe l’equilibrio
di un qualcosa
che viene da lontano,
che ha il gusto di monti lontani,
di albe inaccessibili,
una cosa che fa parte della nostra
storia di uomini che vanno,
là dove nasce la differenza,
cresce una risposta diversa
che va ad infrangersi
sopra contorni
che cambiano costantemente e
immancabilmente.
Il vento sembra
il pensiero dell’uomo
che spinge in ogni direzione
cercando…
Gianmario Lazzaroni
Opera 4° classificata
Il mare che non c‘è
(Irlanda)
Il rumore del volo
oltre il mare che non c‘è,
i gabbiani di Doolin,
ali di rubino che mi stringono.
Sulla soglia di un nuovo sogno,
sorvolo storie di nebbie e di fiordi,
forzieri di pietra e dame,
giostre e suoni di cornamuse lontane,
equilibri di sassi che sfidano il vento.
E poi nuvole veloci
sputate da treni a vapore,
il cantante del Biddy’s e
i suoi due bicchieri,
e il verde della terra,
magia di una fata.
Affascinato dallo spazio intorno,
rinasco tra sguardi di gente sincera
e la mia mente ignota si apre,
armonia di luci nella cecità dei miei occhi.
Sciami di mani, toccatemi ora!
Proverete solo amore.
Sfoglio immagini preziose
mentre i ricordi, sabbia di clessidra,
già sfuggono e insieme al mare che si ritrae
scompaiono in questo infinito immenso.
Ermano Raso
Opera 5° classificata
L’eco dei nostri silenzi innamorati
Mi travolse l’onda dolce
dei tuoi capelli di sole,
mi sfiorò l’eco lontana
dei nostri silenzi innamorati.
Soffia ancora il vento dell’amore
sul fuoco assopito sotto la cenere,
e nell’immenso della nostra notte azzurra
la pioggia di stelle è quella di allora.
Sono tornati i cigni
sul lago che ci vide smarriti
nel nostro primo abbraccio;
la quiete lacustre è ora lo specchio
della nostra anima azzurra.
Se mi stringerai appena
potrai sentire il battito
del mio cuore che canta,
vedere la danza degli alberi
abbracciati dal vento,
e a sera inoltrata
le fate del bosco accendere
sui nostri volti rapiti
mille pensieri d’amore.
Allora insieme noi vivremo ancora
l’accecante bagliore
dei nostri antichi miraggi argentini.
Elisa Barone
Opera 6° classificata
Bambini in Iraq (20.03.03)
Luci e rumori
nella notte sola,
né l’uno né l’altro Dio
è vicino a loro.
Porta via il vento di primavera
parole sussurrate di preghiera;
piccole mani nascondono i visi,
coprono gli occhi,
difendono le orecchie.
Non ci sono le stelle
nella notte sola,
ma al posto di ogni stella
c‘è un mostro che sorvola.
Cos‘è la guerra
alcuni lo sapranno.
Cos‘è la guerra
altri non diranno
perché dal sonno acerbo
non si risveglieranno.
Giacomo Giannone
Opera 7° classificata
Vento di scirocco
Vento di scirocco
sul mio volto,
pioggia di sabbia
sulle labbra.
Accende tizzoni
di cupo fulgore
la mia sciara,
si secca il mandorlo
e la palma nana.
La serpe rinnova
il vestito di squame,
la lucertola ansita
fra le stoppie della “disa”.
Si sente il deserto
vicino e dell’afa
l’arsura asfissiante,
si sente il lamento
dell’uomo smarrito.
Naufraghi senza nome,
cadaveri su acque
indifferenti, l’estate
sulla languida spiaggia.
Si masticano allora
i frammenti dei sogni
dell’altro che fugge
sotto il sole che scotta
sulla piana desolata.
Si vuole rubare
un raggio di speranza,
le meduse alla battigia
filamentose si posano.
È amaro al clandestino
il miele dell’estate,
piove sulla terra
polvere di sabbia,
spira vento di scirocco.
Maurizio Cafaggi
Opera 8° classificata
Una sera di primavera
È tersa la sera oltre la linea dell’orizzonte
L’arancio del sole al tramonto, sfuma nel rosa pastello,
È l’ora dell’azzurro, del celeste che cede all’indaco e al blu
Colori, che corrono incontro al nero della notte e alle stelle.
Gli odori si fanno intensi, nell’umido della sera che scende
Una fresca bava di vento, sfiora il volto segnato
Come una carezza, ne addolcisce le rughe
Ingiurie del tempo e del dolore.
La brezza leggera, scompiglia i capelli
Come la mano di un’amante scherzosa
Porta con sé, profumo di tiglio e gelsomino, sentore di rosa
Rumori attutiti, canto d’uccelli e cicalecci di fanciulle raccolti lontano
Come la risacca marina trasporta a riva, conchiglie e ciuffi di Posidonie
Strappate ai fondali dalla burrasca.
Alessandra Crabbia
Opera 9° classificata
Afghanistan
Siate pazienti,
ma io sto dalla parte degli stracci, dei giorni senza pane,
degli uomini semplici e fieri e polverosi
che nulla sanno dei tavoli lucidi dei potenti.
Amo il sorriso di sabbia e salvia di certe donne con gli occhi velati,
so il tormento del falconiere assorto a cui non torna l’amato rapace.
So di uomini morti sulle montagne, morti di sete solo per onore.
Io sono stato ad Herat con la mia amata,
l’ho percorsa di notte sorretto da lei, varcando il Khyber Pass:
avevo una gamba squarciata e pochi anni di malinconia da vivere
aggrappato al letto della mia sposa.
Io sono stato ad Herat,
e nessuno madre m’ha negato il pane, nessun vecchio m’ha negato il tè,
nessun bimbo m’ha negato un sorriso.
Ho mangiato meloni bianchi con i saggi del villaggio,
han danzato per me le donne con i piedi tatuati.
E non c’era pane, né pace, né case sicure.
Io conosco solo il sapore amaro del tè sotto i tamarindi,
le ombre che s’allungano la sera mentre le donne tornano gaie dal pozzo.
Io non ho visto odio né pazzia negli occhi degli uomini.
Tutti mi amavano e mi chiamavano lunghi capelli,
spezzando per me il loro pane secco.
Io non conosco l’odio che dite, ma la terra sacra che calpestai,
e che m’insegnò l’onore
e il dolore muto
e la tristezza paziente e testarda
di amare
senza fine.
Alessandra Romano
Opera 10° classificata
Azzurrità
“Cobalto e schiuma bianca
ti muovi immenso mare
davanti a me.
Un cielo così terso
spaventa il cuore:
Azzurrità infinita
infiniti palpiti dell’anima…
Lo scirocco piega vele
colorate e un sole beffardo
s’affaccia tra nuvole candide,
si perdono i pensieri
tra cavalloni impazziti
e sbattono violenti
contro gli scogli appuntiti.
Ali di gabbiano
disegnano antiche danze nell’aria
emozioni senza controllo:
Azzurrità infinita
infiniti tremiti dell’io…
Una luce così chiara acceca la ragione
sensazioni pure si perdono
nell’acqua trasparente
liquide paure, sgargianti desideri
emozioni incontrollate
sfiorano la superficie,
come bianca scia,
e si perdono all’orizzonte…”
Sefora Papagna
Opera 11° classificata
J. Kerouac
Il suono acuto dell’armonica
nell’atmosfera campestre
dei balli popolari
nell’America dell’ovest.
La polvere arancione
sollevata da stivali rumorosi
balla insieme a lunghe gonne
che volteggiano come campane.
I nostri campi bruciati.
Il sole sui nostri schiariti volti.
Il passo di uno straniero
dai capelli troppo neri
per essere uno di noi.
Cessano le danze,
si fermano i rumori.
I movimenti lenti
dello scuro latino,
fondono i ritmi
in un colorato unico ballo.
Simonetta Gravina
Opera 12° classificata
Supplica di Natale
La Morte ulula, abbracciata a Caino.
Orde di sciacalli, sazi delle loro metastasi,
ammorbano l’umanità, che in preda alla fame,
divora se stessa.
Rantola l’uomo, lambendo la sua ferita.
Nel sangue, lava, la sua mano omicida.
Stravolta la Terra, è in guerra col cielo.
Ma oggi, è Natale.
E festoso, uno slogan ripete:
È nato il Signore! È nato il Signore!
Farcite il tacchino. Imbandite il cenone.
Senza canditi è il pandoro Cannone.
Brindate in letizia, è festa d’Amore.
Amore! Amore? Ma dove è andato l’Amore?
Che fine hanno fatto, i Tuoi figli, Signore?
Perché l’odio, ha ingravidato la terra?
Perché i Tuoi fiori, ora, grondano sangue?
E per quel Bambino che è nato,
quel Tuo Figlio Divino, che morì, per Amore,
non voltarci le spalle, disgustato, Signore!
Rendi il suo rango, a quella culla imbrattata.
Dì, che Tuo Figlio, non morì invano, per noi.
Perdonaci tutti, perché noi siamo soli,
e non sappiamo ritornare da Te.
Stendi una mano, su questa terra in cancrena,
e cospargi di pace, chi crede e non crede.
Spoglia quell’abete, dalla morte agghindato,
e rendi all’Amore, il suo significato.
Perché oggi è Natale, perché è la festa del cuore,
perché l’albero splende e fuori c‘è il sole.
Perché oggi è Natale,
e a Betlemme si muore!