Salvatore Musso
Opera 1^ classificata
Agonia di un elefante
Mi brucia il cuore
e gridano i polsi
erosi già dalle catene ardenti
dei miei limiti.
Sfere di piombo alle caviglie
feriscono sospiri alati e soffoco.
Barrendo disperato muoio
in una stretta trappola per topi.
Illuso a credermi capace di volare
solo donando al cielo sordo
la trasparenza acquosa e pura
delle mie troppe lacrime.
Aldo Tei
Opera 2^ classificata
Le carte di Dio
Gettare un occhio
nelle carte di Dio
per non passare la mano,
ma la vita morde e noi,
cani senza collare,
scodinzoliamo
tra le macerie di un tramonto,
che sempre infiamma le vene
di questo mare improvviso
di braccia alzate al cielo.
Maurizio Cafaggi
Opera 3^ classificata
Celebrazione del pane
Pietra, cavata alla montagna
Preannuncia la molitura
Mani, segnate dal tempo, sapienti
Con fresca acqua sorgiva s’adoperano.
Volute di fumo, leggere
Il soffitto raccoglie in caligine
Aspetta paziente il forno
I gonfi pani, candidi seni.
Fuori, sull’acciottolato e nei campi
Con l’odore del legno arso
La fragranza del pane, si spande
Saluta il passante, annuncia la casa.
Lia Serafini
Opera 4^ classificata
Musica
Come aquila nella notte
la musica ha piume
di ruggine e terra
mente tersa di cielo.
Non ha amorevoli mani
per prenderti con sé
quando spiega incurante
le grandi ali,
ma se scatta impetuosa
nel silenzio del vento
prega di essere tu
l’aria che respira.
Francesco Testa
Opera 5^ classificata
L’ombra
Ovunque al mio fianco compari
e ti pieghi ad ogni muro,
indecisi pensieri di chi,
tuo padrone, ti genera
ai primi capricci del sole
e testarda lo segui fino a sera,
avvilita e sorda come la mia anima.
Seppur da me potessi tu esser libera
credo che non emetteresti suono
poiché stanca dei miei capricci mi lasceresti solo
e poi come rattoppata vela volgeresti
il tuo etereo destino senza più nessun laccio umano,
disperdendoti felice nel fresco
buio della sera come angelo
che non ho mai corrotto.
Enrico Bonfiglio
Opera 6^ classificata
La solitudine del pescatore
Si apparta in qualche ansa del fiume
prima che il giorno apra gli occhi.
Anche la nebbia fatica a dissolversi
stanca per la notte insonne.
Il primo sbadiglio gli viene regalato da un refolo di vento
che gli taglia la barba incolta.
Inspira a pieni polmoni odore di bosco e umidità
che scendono fino al cuore riscaldandolo.
Brilla la lenza, riflettendo i primi raggi del sole
alzando al cielo, come una danza, gocce di brina.
Vuole il silenzio, la solitudine,
gettare i suoi tormenti sul fondo del fiume e aspettare ore… con pazienza
finché la sua esca scompare dalla sua vista e con essa i suoi dubbi e le sue paure.
Rientrando guarderà la cesta vuota di pesci
ma anche di fatiche che al mattino pesavano dentro di sé.
Liliana Murru
Opera 7^ classificata
The Wings of Hope
(Le Ali della Speranza)
Tu
che libero vai
col capo chino
al volgere del giorno
nel silenzio che il corpo avvolge
e l’animo tormenta.
Fermati,
oltre la solitaria riva,
e ascolta…
Ti sembrerà che arrivi
insieme alla marea
come un lamento greve
di anime spente.
E insieme al vento
e al lor vagar di spiriti
l’odore acre della morte.
* Sculture sulla spiaggia di Omaha, Normandia
Stefano Tonelli
Opera 8^ classificata
Tre urli
Aspettare un bene o temere un male
che potrebbero mai rivelarsi
in una dubbia epifania
col destino che gioca
sopra una scacchiera
cieca o smemorata
all’alba di un muto sentiero:
se va bene, il passo è dolce utopia
se va male è nera follia.
§§§
Doversi dire che tutto va bene
o che comunque potrebbe andare
peggio, o che altri volgono al pessimo
stilla fiele sul cuore mai troppo muto
e sparge sale sulle ferite mai troppo infette
in un’arsura di abitudini testarde e ottuse,
che non riesce a ridurre il cuore alla sua natura:
un muscolo cavo che sospinge
il sangue al sale delle ferite.
§§§
Un urlo afono e sgomento
e lacrime asciutte
sfigurano un volto di pietra,
stele per un’esistenza troppo attesa
e troppo sospetta per essere vissuta,
mentre mani senza tempo
scrivono un epitaffio
con parole che rifiutano
di farsi umane.
Flavio Scaloni
Opera 9^ classificata
Sempre sulle punte
–sulle punte–
solida nell’arabesque
come il carillon della madre.
Poi volteggi disinvolta
–sempre sulle punte–
come un’ape pronuba
tra i fiori del melo.
Non ricorda la pianta
del piede sulle punte
–sempre sulle punte–
la consistenza della sabbia
sulla riva del palcoscenico.
∞
Dalla botola
dell’infanzia
salgo di nascosto
nella soffitta dei ricordi.
Cerco un punto luce
da travi e pianelle
non filtra lo spiraglio.
Accendo una bugia
e scartabello tra le foto
del mio domani.
Luisa Foddai
Opera 10^ classificata
Come bimbi
Giocosa dicevi, sarà la tua vita
o bimba mia!
E il gioco mi prese per mano, le ali foderò
di farfalla, il bruco per sempre mutando!
Volo io ora sopra ogni cosa, una spanna
più in là di ogni tormento o lamento,
che come solchi di sangue e di sale,
incisi nel viso del tempo, inchiodare
vorrebber quell’ali graziate da rughe.
Lieve sentir riscattato dal volo pesante del tuo.
Fiero guerriero armato da soli giovani
sogni e arditi cammini su impervi sentieri!
Vascello in mezzo all’oceano rabbioso
di venti e tempeste che strappato
anzitempo ha le tue libere tele.
Ma io navigo ora in quei mari acquietati
con DUE bianche vele!
E si confondono i giochi quaggiù, spiegati
da quelle ali sempre librate in un cielo
senza padroni con quelli dolenti di una
terra spinosa abitata da schiavi.
Dispettosi i miei giochi, come il dolce dei
bimbi che fine non mettono, coi piedi
a terra puntati alle loro ore.
Giocosa dicevi, sarà la tua vita
o bimba mia!
Così, come profeta della brevità della
tua, fugace come la luce di una stella
nata in uno spicchio di terra con le
ore contate, è stata la tua
o padre mio!
Gabriele Fumagalli
Opera 11^ classificata
Devi essere Tu
Devi essere tu,
Inghilterra,
con i tuoi prati verdi
e i tuoi fiori pallidi,
soffice primavera che
dischiude gli occhi all’ombra
umida degli alberi
che ancora gridano
“Inverno”!
Devi essere ancora tu,
con i tuoi tiepidi focolari
e le case disperse nelle
brughiere nebbiose;
tu, con le tue abbazie
senza tetti, le colonne levate
verso quei cieli che dicevan
di Dio, e i verdi prati
al posto del freddo marmo;
con i tuoi castelli in
rovina, memorie di un passato
di roccia e acciaio, e le tue
reminescenze di un Impero che
ti osserva, fantasma di un
passato recente.
Deve essere tuo, questo cielo,
dove nuvole senza peso, appese
come marionette, sono mosse
alla musica del vento da una
Divinità senza consistenza.
E mentre la tua pioggia
inzuppa le ombre del giorno,
una dolce malinconia cala sul
mio cuore
in attesa di stelle straniere
a cui porre domande
consuete.
Silvia Cipollina
Opera 12^ classificata
Il Papa “annunciato” da un gabbiano
Sotto la grande pioggia
non più fumate nere!
Gente del mondo,
sotto l’ombrello
spera in un Papa
per noi “fratello”!
C’è chi da lontano
ascolta e guarda la Tv,
ma a un bel momento
alziamo tutti lo sguardo
in sù!
Inaspettato l’arrivo di un gabbiano!
L’uccello si posa sul comignolo e sotto lì, il conclave.
Forse quel gabbiano che è certo
pur un pescatore,
preannuncia al mondo intero
l’umiltà e l’amore del “Signore”.
…Poi la fumata bianca
annuncia l’elezione:
Papa Francesco è il suo nome!