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Premio di Poesia Poeti dell'Adda 2013
XVIII Edizione

Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio 2017
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:
  • Resi noti i risultati in data 21-10-2013.
  • On line l’ Antologia del Premio Spedita dal 30-04-2014 al 07-05-2014
Risultati


La Giuria della XVIII Edizione del Premio di Poesia Poeti dell’Adda 2013, presieduta da Massimo Barile, rende noti i risultati:


  • Autrice 1^ classificata con «Femmina spiaggiata» Francesca Croci, Predazzo (Tn). Motivazione della Giuria: «Nella lirica di Francesca Croci le stagioni della vita deflagrano nella simbolica figura di una donna “incatenata alle abitudini ingombranti che si sovrappongono” e le sue parole colpiscono al cuore, catapultano nella vertigine immane dopo le faticose esperienze. Audace e pervasa da dolcezza, naufraga nel mare degli inganni, si ritrova “femmina spiaggiata” e “corpo fuggevole” acceso da desideri che aspettano di essere soddisfatti. Nel ritmo serrato che avvinghia come serpe nel paradiso, oltre l’umano pensiero e l’immaginazione, la visione lirica si espande prepotente: seguirne il ritmo è dannazione, abbandonarsi ad esso è fine salvifica». Massimo Barile
    Vince: Targa Poeti dell’Adda – Pubblicazione di un libro di 32 pagine edito dalla Casa Editrice Montedit con assegnazione di 100 copie all’autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori – sull’Antologia – sul sito Internet del Club degli autori – Attestato di merito
  • Autrice 2^ classificata con «Sentimi» Luisa Foddai, Guspini (Ca). Motivazione della Giuria: «Luisa Foddai immette nella sua lirica l’ardente passione e la alimenta con parole penetranti e taglienti, al contempo, la visione è illuminata dal sogno che si fa ardore: “sentimi nel fremito”, “sentimi nella mia pelle nuova”, liricamente mutata in “crosta cangiata di Luna, incisa di versi, parole e silenzi”. Il “sangue ricacciato in vena” non riesce a darsi pace e ritorna a bollire e fuoriuscire dal corpo: dilatazione d’un sentimento che pochi conoscono». Massimo Barile
    Vince: Pubblicazione di un Libro di 32 pagine edito dalla Casa editrice Montedit con assegnazione gratuita di 50 copie all’Autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori – sull’Antologia – sul sito Internet del Club degli autori – Attestato di merito
  • Autore 3° classificato con «L’anima del gioco» Sergio Baldeschi, Montecerboli (PI). Motivazione della Giuria: «L’enigma della vita nella mutevole alternanza tra gioco ingannevole e alimentazione di sensazioni che si fa nutrimentum spiritus. Sergio Baldeschi propone un canto lirico che raggiunge le profondità dell’essere umano: sangue nel sangue, anima nell’anima, a volteggiar nella dimensione che tutto stravolge.». Massimo Barile
    Vince: Pubblicazione di un Quaderno di 32 pagine edito dalla Casa editrice Montedit con assegnazione gratuita di 50 copie all’Autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori – sull’Antologia – sul sito Internet del Club degli autori – Attestato di merito


  • Autrice 4^ classificata con «In punta d’occhi» Silvia De Angelis, Roma. Motivazione della Giuria: «L’emozione e la sua genesi trovano terreno fertile in questa lirica di Silvia De Angelis. La sua visione si spinge “oltre il silenzio” dell’umano vivere, si arena “nell’incaglio d’abissi” sconosciuti, nel nascondimento della quotidiana esistenza, nel celarsi oltre la coscienza. Plasmando parole e “compensando vortici e agonie” tende ad oltrepassare l’orizzonte: sempre “in punta d’occhi”». Massimo Barile
  • Autrice 5^ classificata con «Fiocchi d’acacie nel silenzio» Floredana De Felicibus, Atri (Te). Motivazione della Giuria: «La lirica di Floredana De Felicibus conduce a rimembranze nel silenzio, mentre il tempo sbiadisce ogni cosa, salvando, forse, echi di memorie, quando dal cielo sgorgavano “gocciole di vita”. L’intenso lirismo propone fulminazioni e consapevolezza estrema: i semi dell’esistenza come polline lirico che vaga naufrago nell’onda della vita». Massimo Barile
  • Autore 6° classificato con «La baracca numero tre» Chris Mao, Ormea (Cn). Motivazione della Giuria: «La lirica di Chris Mao riconduce al ricordo dell’orrore dei campi di concentramento. I suoi versi diventano specchio fedele, reso con parole crude, parole come “lame” che trafiggono, della follia dell’Uomo contro l’Uomo, nell’annullamento della Ragione e della Vita, quando anche l’ultimo spiraglio d’umanità è sepolto nella lordura: ecco la iattura dell’Uomo che si fa carnefice di se stesso». Massimo Barile
  • Autore 7° classificato con «Ad occhi alti» Bruno Bracchi, Roma. Motivazione della Giuria: «La lirica di Bruno Bracchi è fulminea apparizione di vestale nel movimento lento che ammalia. Nella visione che si alimenta di molteplici percezioni tutto può esser svelamento anche il “volteggiar nel cuore” e, allo stesso tempo, il dimenarsi in una dimensione desiderata per cercare di continuare a vivere e ad amare “ad occhi alti”». Massimo Barile
  • Autore 8° classificato con «Approdo» Gerardo Passannante, Spreitenbach – Svizzera. Motivazione della Giuria: «Nella dimensione lirica del favoloso la figura di donna si staglia nel tragico assoluto. La gioia come il dolore si presentano nella percezione d’amore che invade le fibre fino al “punto d’approdo”. La Musa è anche Medusa e nelle sue tentacolari forme conduce alla seduzione paradisiaca». Massimo Barile
  • Autrice 9^ classificata con «I giardini di Monet» Claudia Nicchio, Vigonza (Pd). Motivazione della Giuria: «Nella lenta immersione lirica ci si può gettare, anima e corpo, alla ricerca del giardino fiorito come “ali per delirare fra i precipizi” a rubare e voler “allungare il tempo quanto basta/per visitare un quadro all’ombra/dove riposano i giardini di Monet”.
    Il profilo lirico ha lo stesso sapore d’un tuffo in un ricercato, agognato, bramato giardino dell’Eden.
    Claudia Nicchio compone, plasma e metabolizza, nello slancio visionario, che sia delta di Venere o alfa d’ogni inizio poco importa, perché sempre avvinghia nella sua seducente visione»
    Massimo Barile
  • Autore 10° classificato con «Brulichio di estenuazione» Giacomo Bersiga, Ozzano Taro di Collecchio (Pr). Motivazione della Giuria: «La poesia di Giacomo Bersiga oltrepassa la visione pura come a gettarsi nel vento e dissolversi per ritrovare l’ispirazione nei “vortici” creati da una conchiglia: guscio che non nasconde il rumore del mare ma solo l’illusione. Oltre il baratro, come chimerico murice che vuole conquistare castelli di sale: ma espugnare un luogo protetto non è impresa facile neanche per “l’unico animatore dell’Apocalisse”, neanche per un demiurgo». Massimo Barile


Dal quarto al decimo vincono: Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori – sull’Antologia – sul sito Internet del Club degli autori – Attestato di merito


Autori Segnalati dalla Giuria con Attestato di Merito:

  • Giovanna Silvestri, Napoli con la lirica «L’isola dei Proci».
  • Antonio Calamonici, Vallefiorita (Cz) con la lirica «Loop».


La premiazione si è tenuta sabato 25 gennaio 2014 alle ore 15:00 presso l’Auditorium «Recagni» della Scuola Sociale Accademia delle Arti in via Marconi 21 a Melegnano con il patrocinio della Città di Melegnano Assessorato alla Cultura. Direzione artistica a cura di Fabrizio Ferrari. Online le fotografie: Prima parte slide showPrima parte scaricabileSeconda parte slide showSeconda parte scaricabile


Opere vincitrici



Francesca Croci


Opera 1^ classificata


Femmina spiaggiata


Incatenata alle assenze,
alle solitudini ingombranti che si sovrappongono,
la scommessa del destino è persa.


Disadorni echi
svuotano le voci altrui:
quale inganno occupa il mio spazio
quando seppur svestita dell’impronta
di corpi fuggevoli e potenti
appaio donna comunque?
Femmina esposta: vecchia ma audace
cedevole ancora, accesa di desideri teneri
che rapidamente sfioriscono in rimpianti.


Le vite degli altri liberando tinte inattese
assillano la mia memoria ardente –
spettri oltre la terra di nessuno –
e il ponte sulla realtà già indugia
sulla vertigine d’indocili passioni.
Inumana sarà la fatica del passato
quando la corrente estenuante del tempo
raccoglierà le mie sparute giovinezze
per trascinarle fino al languore della secca.


Con fiacca dolcezza arrenderò l’audacia
delle tardive primavere non sbocciate,
molteplici ossessive linfe
ne zampilleranno fuori:
mi asciugherò infine,
affrancata dai troppi nodi non sciolti
e dalle opache rinascite e sconfitte
di questo ruvido seme amoroso
insincero e rapace


ormai marcito.




Luisa Foddai


Opera 2^ classificata


Sentimi


E ora sentimi negli anfratti rossi
dei tuoi incolpevoli respiri.
Sentimi nel fremito dei tuoi tempi
mentre lieve corri tra colorati asfalti
divorati da luminose gallerie.
Sentimi allo scoccare della prima
ora della sera, o nell’ora presta delle
albe scolorite ai tuoi occhi ancor
dormienti, svegliati dal gallo che
vegliardo canterà per te un’ultima
volta annunciando ignaro il preludio
dell’antico inganno.
Sentimi… o è forse fredda o troppo
lontana ora la mia pelle?
Sangue ricacciato in vena da un
guizzo grigio impertinente che un
pugno ticchettante ammutolisce,
dissacrandone il delirio.
Ritrovami se vuoi ridente e lieta
all’ombra amica di un muro di
glicini viola, stagliati come grappoli
di lacrime dolci, pronti a stillar il loro
bianco sangue per annacquare senza
pena i calici rossi degli inferni.
E sentimi ora nella mia pelle
nuova, crosta cangiata di Luna
incisa di versi, parole e silenzi.
Rime stagliate in uno strappo di cielo
privo di stelle per spegnere ora
anche quell’ultima luce su quel
sogno bambino scritto un atavico dì
con inchiostro innocente e
bugiardo!


Sergio Baldeschi


Opera 3^ classificata


L’anima del gioco


Giunto da lontane memorie,
ricucio le piume ai sospiri del vento
e in attesa del viaggio che verrà…
cerco nella vita
l’inesplicabile enigma del gioco.
Manichino dal cuore di farfalla,
con telaio di pelle,
sono un numero di fabbrica,
uno dei tanti, inutili, patetici,
costretto ad eseguire
quello che vogliono gli altri,
pur essendone responsabile.
Esposto nelle vetrine,
come giocattolo di un’altra età,
faccio del mio meglio
per restare in questo gioco
che sembra vita, tanto non è vita.
E tutto diventa un esercizio
di accurate fissazioni,
un censimento di cose già viste, già dette,
mutuate su vecchi calendari.
Ma quando il gioco
alza la sua febbre ingannatrice
e il nulla cancella la mente…
è allora che apparecchio l’aria di sensazioni
e mi cibo dell’unico nettare
che alla vita conduce.
Elena, goccia del mio sangue,
morbo che contagia e riaccende,
lascia che questo sprazzo d’uomo
volteggi in quell’infinito
che stravolge e cambia tutto,
senza però cambiare… l’anima del gioco.




Silvia De Angelis


Opera 4^ classificata


In punta d’occhi


Quando il giorno cade nelle dimenticanze
e quell’emozione sottile della penombra
si fa avanti nel disavanzo d’oscurità
sembra agitarsi una penna oltre il silenzio
nell’incaglio d’abissi d’aria
fino al suo celarsi nel totale lutto
e far riemergere
nei passi girovaghi della coscienza
quell’azione sbagliata…
Focalizza lo sguardo
esfoliando corolle notturne di conflitti e sentenze
ove vortici e agonie si compensano
nel plasmare un effetto inaspettato… in punta d’occhi




Floredana De Felicibus


Opera 5^ classificata


Fiocchi d’acacie nel silenzio


Se il vento trascinava fiocchi d’acacie nel silenzio
noi spargevamo corse di grida su corolle vagabonde,
se il cielo spargeva gocciole di pioggia contro il vento
noi eravamo specchi di sole sopra ai sassi,
e ombre di sorsi sullo sciacquio dei passi.


L’onda del frumento sibilava in mezzo al colle
e il cielo capovolto avvolgeva poggi di ginestre
sperdevamo germogli coi semi nelle scarpe
e pollini sulle viole, noi, spensierati calabroni!


Ora han perso le ali i fiocchi tra i capelli
e volteggiano come foglie i sogni vagabondi
è sbiadita la corolla sul palmo della mano
fioccano tra i rami solo echi di memorie:
sordi, delle pietre su sponde di cemento,
tonanti, delle grida che il vento non rammenta,
muti, dei silenzi del letto verde dei trifogli.


Ci resta nelle tasche l’impertinenza dei colori
rubati alle speranze, all’alba a primavera
e alle illusioni, ai tramonti d’erba della sera.




Chris Mao


Opera 6^ classificata


La baracca numero tre


Dal profondo bevo acqua misteriosa,
che non placa la sete;
mi attraversa come questa follia
che non voglio trattenere.
Ad ogni giro di faro il buio
è un intervallo di pena,
un cristallo nero che ci inghiotte,
pronto ad esplodere.
I numeri cuciti sul braccio
sono la sequenza mandata in memoria,
il laccio dei nostri carnefici,
il primo reticolato della mente.
I sensi acuminati della notte
innescano la metamorfosi dei pensieri;
ci portano in gola la minaccia dell’abisso.
Tra gli ultimi vivi di questo campo
penso agli agguati del nuovo giorno,
alla voce di metallo degli altoparlanti,
al fango che copre ogni cosa.
Nella baracca numero tre
conto sui letti i compagni rimasti,
nel cuore quelli perduti;
la matematica di chi sopravvive.




Bruno Bracchi


Opera 7^ classificata


Ad occhi alti


Eri apparsa improvvisa
E ti svelavi
Nel moto armonioso
Della tua forma intensa
Nelle parole concave e calde.
Lenta tu ti muovevi
Spargendo intorno
Un volteggiar di cieli
Incontrati nel cuore
Ad occhi alti.




Gerardo Passannante


Opera 8^ classificata


Approdo


Non è rassegnazione o assopimento
la calma che talvolta mi pervade,
ma quiete di saperci proiettati
in una dimensione favolosa
dove il reale compie l’ideale
e cova l’impossibile il possibile.
Siccome a mescolare gli ingredienti
non è una donna, ma la donna: tu:
la sola al cui cospetto l’audacia
si fa necessità, per contrastare
l’ombra tremenda della negazione
che risolve gli indugi e le contese,
e spazza con un greve colpo d’ali
le maschere impettite e derisorie.
Solo questo mio tragico assoluto
mi fa affrontare con disinvoltura
il rischio del ridicolo, e mi vela
il totale inesatto della vita:
dove dolore e gioia, bene e male,
di concerto persuadono le fibre
al percorso obbligato che non torna.
E se davvero il prezzo è già fissato,
e l’estasi e l’infamia danno succo
al filtro della nostra epifania,
vedi bene che tutto è consentito
adesso che ti so punto d’approdo,
mia musa, mia medusa, mia confusa
seduzione di morte, e paradiso.




Claudia Nicchio


Opera 9^ classificata


I giardini di Monet


M’inchino a cogliere il fiore del mondo.
Cosa darei per vedere il suo volto
fantasia colorata
giardino del pensare e sentire
per conoscersi con il giorno e la notte
e il crepuscolo che li contiene.


Ho navigato oceani di fiordaliso
con braccia forti di mulino,
rubato ali per delirare fra i precipizi
e fermato il ticchettio di una stella
all’inizio dell’alba superando l’oriente


sollevato dighe per ballare
sulle punte degli spruzzi,
spianato dall’opacità le rughe della strada
e allungato il tempo quanto basta
per visitare un quadro all’ombra
dove riposano i giardini di Monet.




Giacomo Bersiga


Opera 10^ classificata


Brulichio di estenuazione


Cresciuta nella luce
di un’analgesica mediocrità,
generi distruzione
mentre
risplendi di duplice amenità.


Su il docile lume
il colore riecheggia esterno
al baratro. E denso
nella sua dissolvenza,
con torbido riflesso, affoga
abissalmente
l’etere coronato di berillica
inedia.


Ma con diafano incedere
il chimerico riecheggia
mostro,
tracotante nell’illusione
della perfezione: così teme
angosciosamente
lo stesso respiro
di un uomo che affoga.


Sto tre piedi sopra l’inondazione
e ritrovo sensibilmente l’ideale
mia aspirazione
nei plumbei vortici
d’un pericolo illustrato.


Io,
l’auto-inflitto, detonatore demiurgico:
l’unico inventato animatore dell’apocalisse.



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