Salvatore Scollo
Opera 1^ classificata
Precauzioni
Parliamo anche del nulla
ma parliamone male.
Paolo Febbraro
I
Il baccalare sa come incantare
piazzato al centro del carrobbio
sgranando a mo’ di rosario
termini arditi mai prima uditi:
Amore, Destino, Morale, Patria…
inducendo a una mite confidenza
mentre la musichetta di sottofondo
esalta il tubare dei piccioni
il borbottio dei tubi di scappamento
il formicolio delle mani
il ronzio d’insetti vari
l’arpeggio del contrabbasso.
Tutto per respingere l’idea della morte.
II
Ho stipato all’inverosimile il guardaroba
ché la Morte non mi colga impreparata:
quando verrà il momento
mi suggerirà che abito indossare.
Gino Zanette
Opera 2^ classificata
Verrà la pioggia
Verrà un giorno la pioggia
Con i suoi calzari di seta
E capelli che profumano di fieno,
Le mani impastate di salmastro
E negli occhi il colore caldo delle dune
Le labbra affabulanti di conchiglie:
Negli orecchi il risuonar festoso
Di fragori scemanti di maree
E nell’anfora antica a tracolla
Impigriti secoli di vento
E d’albe illibate di paura…
Tu la vedrai venir come in un sogno,
Implume donna girovaga sugli orti
D’un imbrunire che si fa perla a stento.
Di quella sera che sarà ebbra di pace,
godo.
Perché sarà pace finalmente vera
dopo.
Perché verrà in quel giorno
Dopo la pioggia
Il tramestio del tutto che ritorna
E muta resta solo per un baleno
in alto
la falce verde della luna.
Riccardo Fedeli
Opera 3^ classificata
Alice a Parigi
Alice guarda la Torre Eiffel,
mentre sfoglia Parigi
come un libro e la neve che cade,
diventa una pagina bianca
da riempire con le sensazioni
tra la Senna che gli scorre nelle vene
e le braccia del suo ragazzo
che gli stringe il cuore,
inspirando l’odore dei Bistrot
lascia impronte tra i Boulevard
e le Champ Elysee,
felice che i suoi 18 anni
parlino francese
e sotto l’Arco di Trionfo
si fa scattare una foto
perché il tempo si prenda una pausa
e un bacio possa lasciare,
il sapore di una vacanza
al di fuori di una stanza.
Chris Mao
Opera 4^ classificata
Nel tuo giaciglio
Il tuo corsivo indigeribile
mi costringe ad immaginarti
con gli occhi spenti,
mentre concentri il pensiero
sulle questioni dell’Amore
da recapitarmi con urgenza
– La bella esposizione del vocabolo
è cosa da copisti senza ingegno,
l’evidenza segreta del mio cuore
passa sulle tue smorfie di lettore infastidito –
Questa filastrocca la ripetevi ad oltranza
mentre cercavamo insieme un’intesa
sulla produzione orgogliosamente eccessiva
dei nostri carteggi.
Era il tempo dell’incontro,
sulle parole pesava solo la tua voce;
non più corruttibile dalle sirene
delle mie implorazioni.
Ora inseguo la tua lontananza
riordinando la misteriosa fantasia
delle tue innumerevoli lettere,
nel giaciglio della tua scrittura
ho messo la chiave dei miei ricordi,
per ritrovarti sempre,
anche dopo l’Apocalisse.
Luigi Di Legge
Opera 5^ classificata
Quel dolore
Prendere il dolore a piene mani
il nutrimento
del desco quotidiano
l’eternità di cose semplici
dure,
e la mia anima
al di là della volta celeste.
Per perdonare l’imperdonabile.
Per accettare l’inaccettabile.
Le vene sotto il mento
rigonfie
premute in uno spasimo
e un bercio serrato in gola.
Ora esco
a mangiarmi una rosa.
Adriana Torre
Opera 6^ classificata
Il cane di legno
Striminzito,
le zampe troppo lunghe,
due nodi d’albero
gli occhi
perduti in una triste lontananza:
così ti scolpì,
in un tronco,
l’ignoto artista.
Vivo mi sembri
e mi commuove guardarti.
Come a persona viva
vorrei rivolgerti la parola,
farti una carezza.
Sentiresti tremare la mia mano,
come forse tremò
la mano dell’artista.
Irene Lorusso
Opera 7^ classificata
Distanze
Eravamo sulle sponde del giardino di Allah,
io cercavo di immergermi in acque verdi
alla ricerca di un pesce pagliaccio.
Tu sgocciolavi melograni di pensieri
e ad ogni modo mi sembravi buffo.
Ad un tratto le correnti del mar Rosso
ci hanno imposto di tendere le anime al cielo,
le mani al petto.
Aspettavamo che tutto si asciugasse
– dentro e fuori di noi –
nel frattempo si parlava di predestinazione agostiniana
e la penisola del Sinai s’affogava nel tramonto.
E tutta quella bellezza ci scintillava negli occhi arguti,
scaltramente svegli a non perdere niente.
“perché tutto questo?” m’hai detto,
io ti ho solo cantato un poema sorridendoti
con le labbra all’ingiù.
E non saremo mai più quelli di una volta.
Melania Bortolotto
Opera 8^ classificata
Piedi soli
Chi cammina solo
corre,
non tiene il passo di nessuno.
Il piede
copre la misura dei pensieri
ed il naso
taglia l’aria
senza odorarla.
Si scontra
ma non tocca.
Nessun vestito
avrà un ricordo,
nessun incontro
per rallentare.
Il piede,
fedele a se stesso,
non indietreggia,
non si contorce imbarazzato
davanti ad un piede sperato.
Quello che resta
è solo polvere
e pensieri gettati a terra
incollati a suole consumate.
Giuseppe Perrotta
Opera 9^ classificata
Vecchiaia
Eri birillo tra i birilli
non quei pochi
che sul panno verde temono la biglia
ma quanti sono gli alberi del bosco
che si nascondono alla vista
l’uno dell’altro.
Poi il tempo
cominciò a far dei vuoti
e parlasti con la quercia
e col leccio distanti.
Ormai la foresta è un prato
aperto come il biliardo.
Sei ancora birillo tra i birilli
ma ora son pochi
una volta estranei
ora sono fratelli
ma lontani e silenziosi
e li vedi cadere
ad uno ad uno
finché gli ultimi
un giorno
spariranno tutti insieme.
Franca Canapini
Opera 10^ classificata
Lari
C’è sempre una curva al risveglio
e una piccola ombra che appare
– torna a letto,
fingi di farti svegliare –
Ecco, piano è arrivata
fruga tasche
ti dona una noce
nonna! – sotto il gelso
il tuo viso sudato –
E c’è un’ombra più curva
che schiude furtiva la porta di casa
insinuando l’incerto sorriso
Entra, è aperto, rimani
scalda al fuoco i tuoi anni lontani
Solo tu non riappari
mater dolorosa
Allora ti vedo lo stesso
madonna
il piccolo bimbo accasciato
la bimba ti abbraccia di lato
Sei con loro, finalmente appagata
e li cingi in un cerchio d’amore
– ché nessuno più vi arrechi dolore –
Non chiedo che tu torni per me
ma, ti prego, proteggi la casa