Massimo Battistin
Opera 1^ classificata
Il fiume del tempo
Il fiume del tempo,
con le sue acque,
brillanti o cupe
non mi trova solo,
a navigare,
verso una terra ignota.
Ci sei tu,
compagna d’amore e di gioia,
vita mia stessa,
e di me la miglior parte.
Non so dove ci porterà il fiume del tempo,
ma questo desolato presente
mi fa ora meno paura
Riccardo Fedeli
Opera 2^ classificata
Gli anziani sono lacrime
Gli anziani sono lacrime
di anni che scivolano,
su pelle frastagliata
di onde mosse dal tempo.
Hanno il profumo della memoria
e sensi distratti, fanno cerchi
di solitudine, gettando
un grido d’aiuto,
in un mare
che non li sa ascoltare
e spinti dalla corrente,
diventano l’orizzonte
della vita ma quando sorridono,
formano arcobaleni,
lasciando ricordi
dalla terra al cielo.
Adriano Scandalitta
Opera 3^ classificata
Solitudine
Solitudine:
rifugiarsi in un anfratto
di silenzio
dove non filtrano
né parole né sogni,
dove la luce
si dipana incerta,
dove il cuore
è quasi assente al corpo
e dove il nostro essere
sconfina nel nulla
più assoluto,
in un precipizio
senza fondo,
che solo la carezza
delicata e sensibile
dell’amore
ci può fare risalire
alla superficie
di un giorno
che si scalda e si specchia
al calore e alla luce
di un sole sfavillante
che fa rinascere nel nostro cuore
la gioia serena e chiara
di un amore puro, sconfinato
che non sfoglia la margherita
dell’incertezza ma si confronta
e si conforta con la realtà
grande e preziosa della vita.
Simona Pagliari
Opera 4^ classificata
Incanto di un’alba
Il cielo è terso
dopo l’aggressivo temporale.
Ma l’alba limpida è
il sorriso della rinascita.
Il tulipano è rimasto in piedi
più purpureo che mai.
Si stagliano
fluorescenti montagne
nel lontano orizzonte.
Sento il loro respiro
come aria che rigenera.
Un barlume di luce
accompagna il mio viaggio.
Una giornata comune
ma il panorama…
è la voce
del passerotto che cinguetta.
O è il battito del mio cuore.
Ed io abbasso il finestrino
e porgo i miei capelli
ad un vento gentile.
Come il saluto garbato
di questa lieta mattina.
Werther Zabberoni
Opera 5^ classificata
Castelli di sabbia
Come un castello di sabbia
eroso dall’onda
scompare in poche ore,
così, logorato dal tempo,
può svanire nel nulla
un grande amore.
Sono granelli di sabbia
i momenti dell’amore,
bagnati dal mare,
bagnati dal pianto,
baciati dal sole,
scaldati dal cuore.
Dispersi dal vento,
dimenticati dal tempo;
a volte sembrano bruciati.
Ma c’è sempre qualcuno
che trasforma i granelli
in grandi castelli
e poi sogna amori ancora più belli.
Da sempre si ripete la storia
di un castello che crolla
e di un nuovo amore che germoglia.
Francesca Romana Bonzanin
Opera 6^ classificata
Lomellina
Fotogramma di film in bianco e nero,
case, finestre, fiori, giardini,
scorre davanti ai miei occhi rapiti.
Il tempo è immobile
dove la terra
rispecchia il cielo.
Risaie splendenti,
pioppi a scacchiera,
canali, campi di mais,
cielo fino all’orizzonte.
Uomini arsi dal sole
col rastrello in mano,
donne al mercato,
bambini giocano
lungo la strada.
Pennellate di rosso
tra l’oro del grano,
riflessi d’argento:
foglie di salici piangenti.
Libellule giocano col vento,
i miei capelli le inseguono,
ma solo un momento.
Sono appena partita,
ma mi fermerei qui
al primo airone bianco,
sdraiata sulla paglia.
Storia d’altri tempi,
sensazioni e ritmi lenti,
tra le case, tra le vite,
cerco solo un po’ di pace.
Anna Maria Ferrari
Opera 7^ classificata
Il cielo con le dita
Folate di vento
depositano polvere
sui miei anni stanchi
mentre lo specchio
rimanda un volto
quasi sconosciuto.
Signore
fammi toccare il cielo
con le dita.
Mi assopisco
e mi ritrovo bambina.
Ecco, così è più facile
toccare il cielo
con le dita.
Ingarbugliata nella vita,
smarrita nei labirinti del male
com’è difficile ora
trovare l’uscita.
Ma se imparo a guardare,
ad andare oltre
l’amaro quotidiano,
ecco che il volo maestoso dell’aquila
mi attende
sulla vetta dell’altopiano.
Signore,
ogni qualvolta
mi ritrovo a terra.
Tu rialzami
e fammi toccare di nuovo
il cielo con le dita,
così saprò
che nonostante tutto,
a dispetto di ogni male,
la mia vita
non sarà mai finita.
Maria Piera Pacione
Opera 8^ classificata
L’Aquila bella me’
Per la prima volta vengo nel centro del tuo cuore.
Da quel terribile boato di morte, ho rifiutato vederti cambiata.
Sono entrata nelle viscere del tuo dolore
nelle piaghe della tua sofferenza.
Poche anime per le strade, nella piazza
con la tristezza scavata nel volto
per cercare un alito di speranza
un segno di ritorno alla vita.
Guardandomi attorno, vedo solo buio,
volontari, militari, strade sbarrate
e palazzi incatenati sino a soffocarli.
La desolazione aleggia in questa città persa nell’oblio.
Sei diventata un fantasma, con catene di lacrime sanguinanti
che vaga alla ricerca di uno spiraglio d’amore, nel risorgere.
Sembra la fine di una guerra, ma senza risa
nè urla di gioia, nè segni di vita
perché questa è una guerra senza vincitori.
Ma un giorno non molto lontano, tornerai viva e splendente
perché sei forte e caparbia,
perché l’amore che abbiamo per te
è sconfinato sino nell’azzurro cielo
da dove ti vedremo volare ad ali spiegate.
Maria Chiara Quartu
Opera 9^ classificata
Nel mio autunno
Quanti sogni e paure
tremuli e abbarbicati
nei tortuosi meandri
dei pensieri
e quante funambole
speranze oscillanti
nel vento della sera.
Rosanna Gabellone
Opera 10^ classificata
Le ragioni del cuore
Omaggio ai soldati italiani caduti a Kabul
Hai donato la tua vita, o Soldato,
all’abbraccio profondo della terra.
Ed ora, il tuo fiero ardire, ha cancellato
i diamanti dagli occhi dei tuoi bimbi.
Era tua l’eco lacerante
del cuore che fremeva
colpito dalla furia dell’uomo.
Tu, che per amore lasciasti
la tua casa, sarai per sempre
scrigno prezioso d’inestimabili valori.
Straordinaria aurora
nel crepuscolo della sera.
Fulcro dell’esistenza
e delle fragilità umane.
Accogli o pietosa madre terra,
le lacrime cremisi della sua sposa,
come perle di rugiada
adagiate su un prato,
fino al suo struggente
ultimo respiro.
Possa il suo dolore annegare
nell’infinita Misericordia divina
toccando il fremito della preghiera.
Tu, che donandoti, o Soldato,
hai elevato il tuo spirito al sublime,
allevia i gemiti e scaccia l’inquietudine.
Tu, patrio orgoglio, accendi un faro
nei freddi e tenebrosi sentieri
dei nostri cuori spezzati.
Straordinaria creatura in balia
di un mortale sortilegio,
di cui una massa impetuosa,
ha fatto del tuo sacrificio
coriandoli di cristallo.