Salvatore Maria Mattia Giraldi
Opera 1^ classificata
Il livore detrattore
L’immorale coscienza di questo universo tradito
muta il mio cammino,
l’astratto incorporeo profana la mia essenza,
corrode il mio sentiero,
dilania i miei colori.
Come luce al buio inganna il mio destino.
Sono io l’arcano,
il tormento in questo infinito,
sono io la pietra angolare mira del disprezzo,
sono io l’artefice artefatto e l’immorale penitente.
L’intolleranza esorta,
istiga la furia,
fatalmente oppresso dall’aberrante,
indugio,
pozzo arso nel deserto
ma l’alma rifiata ancora.
Fra le macerie del mio incanto,
prendo quel che resta.
Sospeso nell’era dell’avverso cavalco la follia,
e strisciando sui muri dell’ipocrisia domo la mia angoscia.
L’ abito è logoro ma in me dimora la ragione,
indegno è possederne un altro,
ometto con forza l’infranto grado e l’ infamia del perfido celato.
L’ignoto vorrei fosse la mia vita
al riparo dalla bile di chiunque.
Mesto, in silenzio, ricompongo il mio decoro
ed ombra nel giusto riprendo a dipingere i miei sogni.
Claudio Maria Zattera
Opera 2^ classificata
Il campo dei vivi (Memoria 2018)
Quando il treno arrivò, furono i visi
di ghiaccio che cercarono la luna.
La mano nella mano non bastò
a trattenere il figlio nella notte.
L’ordine rauco abbaiò la paura
e in fondo al cuore tu non fosti uomo
e ancora meno quello con la frusta.
Quanto male negli occhi atterriti
dei bambini, al cancello del giudizio
così presto le lacrime di madre.
La vita servì a morire lentamente
offrendo sangue e fumo al demonio
d’un mondo di patiboli e di forni.
Il vuoto nelle file era la prova
del compagno svanito senza corpo
e il suo pigiama attaccato alla pelle
non fu bruciato, come il lenzuolo.
Quant’era piccolo il campo dei vivi
marchiati come i morti che aspettano,
sei ettari di terra e senza spighe.
Sotto montagne di occhiaie e di denti
il sonno implorato per non vedere
i brandelli dell’anima volata
contro il filo spinato.
Dario Marelli
Opera 3^ classificata
Eri luce di un’idea
Non le mani, nè la pioggia
ma il vento, i capelli, il fuoco.
Così il tuo sguardo radente
a conficcarsi nel petto,
a chiedermi di tutte le meraviglie
lasciate per la strada,
dell’incuria del cuore,
del vuoto incolmato.
Leggevi la mia ombra
sdraiata per terra
come una pagina sgualcita
in attesa di resurrezione.
Ed eri piuma nel pensiero,
ricamo di un tramonto.
Traboccante di vita aspettavi
il gesto incompiuto fra i capelli,
uno sputo di carezza,
il riscatto dalle mie disattenzioni.
Ed eri luce astratta di un’idea,
l’eco soffiata
di una candela d’amore.
Sopravvive alla notte
la solitudine di un bacio sognato,
la vertigine del cielo
che schiude l’infinito.
Ad Alessandra
Maria Cecchinato
Opera 4^ classificata
Noi alghe
Nell’ora della canicola assolata
quando l’afa incolla giù alla terra
e l’abbaglio sprazza giallo nella mente,
i pensieri si appiccicano tra loro
col torpore che imbambola i sensi
e schiude percezioni alternative.
Se con un filo di respiro mi domando
perché e come sono adesso qui,
nelle orecchie fischiano risposte
che sanno di garbata presa in giro
di un inutile cianciare esistenziale
sospeso tra il profondo blu del cielo
ed il fresco sollievo della sera.
Alludono a sottili ipocrisie
filtrate dai rameggi degli ulivi
o in volo sulle ali di colombe,
svaporano con voci in lontananza
indistinte come figure in dissolvenza.
Perché anche il quesito è aleatorio
e vago come il fluttuare nel presente,
noi alghe portate dalle onde
a spiaggiarsi su casuali rive.
Sergio Baldeschi
Opera 5^ classificata
Circumnavigando
Circumnavigando
una bolla d’etere,
mi sono smarrito
dentro una realtà
che seduce
e calici trasforma.
In quel microcosmo virtuale
fatto da pixel a contagio,
non c’è inerzia né moto
che facciano girare
il congegno dell’esistenza.
C’è solo l’idea di un tempo
che consuma dolcezze,
incipria menti
e azzera fantasie.
Ma per fortuna,
l’anima nasce vaccinata
alla febbre ingannatrice
che anestetizza e rende felici.
E poi, lo scompiglio
di un’altra avventura,
dei suoi voraci piaceri
che bucano l’intimità altrui,
fa parte di un’improbabile gloria
che non m’appartiene.
No! Io faccio parte
della stirpe dei redenti,
ho un pudore antico
da proteggere, da tutelare.
E allora, quando il lupo
diventa pecora
e tutto sembra cambiare
perché nulla cambi,
io mi fermo qui,
mentre il mondo…
s’illude di girare.
Francesca Croci
Opera 6^ classificata
In memoria di E.O.
Non c‘è ignominia né dolore
smemoratezza o inedia
che possa estinguere il falò
che per sfidare la banalità e la vita
accendemmo per noi dentro la notte.
Senza controllo quell’incendio divampò negli occhi
sciolse bavagli e lacci
incenerì ogni altra strada
– sobillando lingue all’urgenza del sesso
e svergognate anime a denudare lividi e ferite.
Fu Amore:
bevuto in fretta e poi pisciato in giro
prepotente di baci e silenziosi morsi
deriso e rinnegato
spada brandita
latitanza complice
viziosa esaltazione e capriccioso vizio.
Rigenerati nell’Intensità da un fuoco – amore mio –
che ancor felicemente vivi ci ricoprì di cenere bollente.
Una livida fiamma brucia ancora
celata in un sacrario del mio cuore
aliena a ogni possibile tua Morte – sebbene l’innocenza della tua tirannica beltà
madida di rabbia e sfrontatezza
con i tuoi giovani anni d’irriducibile menzogna
siano sepolti per sempre sotto una lapide grottesca.
Così che i sudiciumi e la slealtà
che dissimularono un tempo purezze imbarazzanti
sono ora la malattia della memoria
– un Talismano occulto
in questa vedovanza dello spirito
in cui Rivelazione aprì un abisso
che non mi lascia più tornare indietro.
Carmine Perlingieri
Opera 7^ classificata
Angoli
Rotolano i pensieri
negli angoli della notte,
tra briciole di pane,
sul filo di un rasoio.
L’anima in equilibrio,
su spiccioli lasciati
come resto,
dalla dolce follia di te.
Falcia il vento come grano
i desideri,
volano ruggenti gelosie
delle tue fresche stagioni,
del sole che ti ha bruciato,
messaggi in bottiglia
di incauti marinai.
È un regalo di natale
che nessuno acquista,
è la pioggia bramata
che l’estate avara
non concede,
è l’odore del mare
che il vento rapisce,
e nega ai velieri.
E resto a guardarti,
mentre spogli un sorriso,
magnifica essenza
di nettare e ambrosia.
Mi fa prigioniero
un sorso di te.
Andrea Lamoratta
Opera 8^ classificata
Il tuo corpo in approdo su di me
Il tuo corpo in approdo su di me
nutre un canto d’erba bagnata,
tra un sole affabile e l’ignoto
togli anche l’ultimo vestito.
Spiaggiate sul mio corpo esiliato
le tue labbra simili a balene,
come ciglia tratte dagli occhi
quasi mistiche gocce distillate.
Ritmo di stelle allineate al suolo
mi ricordano un tempo antico,
quiete note cascanti nel buio
indicibili, complici, discrete.
Lorenzo Cerofolini
Opera 9^ classificata
Veglia
Ci sono notti partorite
buttando il tempo.
Tiro frecce bendato,
un sorso al martini
e uno sguardo alla Tv.
Fuori l’orchestra suona
il conto alla rovescia.
Affondo fra i cuscini,
rigurgito versi
sfuggiti alla logica;
figli degni di questa notte.
Anche le parole sudano
a fine agosto.
Fumo tabacco freddo
al ritmo di note ipocrite.
Felice del niente.
Rimbalzo le ore
tra gli abiti
a cavallo del letto.
Sorrido senza vergogna
nel bruciare volti
onorati postumi.
Metterò in ordine questa casa
soltanto dopo
averne respirato
ogni angolo oscuro.
Biagio Barbero
Opera 10^ classificata
Mi verrai incontro
Mi verrai incontro
camminando senza fretta
quando il sole nascerà,
nuda di pensieri,
vestita solo del vento dei tuoi anni,
sensuale come le note di un violino,
trasparente come un velo di sposa.
I tuoi passi silenziosi
scolpiranno orme leggere
sulla sabbia fredda della battigia
dove l’onda perenne si frange e si ritira
liberando l’eterno canto che alletta i marinai
come il gorgheggiare dolce delle sirene.
La sera poi mi verrai incontro
scivolando lungo i muri scoloriti delle case,
e la luna che non c’era
con il suo raggio d’argento
ti accompagnerà fin dentro il mio cuore
ove, da sempre, custodisco la tua essenza.
E la notte veleggerai leggera come nuvola
disegnata da mano vellutata di pittore
nel cielo azzurro dei miei sogni,
nave senza nocchiero nel mare in tempesta
delle mie più struggenti emozioni.