Opera 1^ classificata
Barbara Piazza
il profumo del tempo
il profumo del tempo è lo scricchiolio del parquet
nelle fenditure della mia carne,
nel movimento aritmico del mio respiro,
come un mare di onde incaute
che si scatenano alla tempesta.
Gli occhi sono misteri,
celati nel buio della terra,
esperienza pura di passioni.
Nei sospesi dialoghi, tra cuore e mente,
scopro l’istante eterno. Materia viva
di un equilibrio dolce e amaro
di un’essenza.
E il mio sangue fluttua di consistenza piena,
nel viaggio che dissolve,
com’io fossi assente
e tuttavia sigillo d’ogni tempo,
nel profumo denso e impavido
dell’assoluto.
Opera 2^ classificata
Claudio Malatini
Enigma
Mira diritto al cielo
caleidoscopio di triangoli acuti
sfaccettati a pensiero.
Se fossi santo proteggerei
lapidi di ricordi avanti Cristo,
imbiancate a ventaglio.
Sciolgono monti in fiumi
cieli d’ozono trasparente
nell’afa d’affanni oscuri,
tra nubi di notti lucenti
disposte ad enigma.
È duro il risveglio
tagliato a diamante,
intarsiato a legno di valle,
secolare di pianto.
Se fossi oblìo
ammanterei di notte i sogni
finché c’è vita animale,
insaziabile di luce.
Quando vento
è assente di brezza,
tutto si arresta
e si dispone a cerchio
di sfera perfetta
sospesa nel vuoto,
in attesa d’introspezione,
sicché silenzio
diventa enigma,
senza soluzione.
Opera 3^ classificata
Mauro Domenella
Tempus fugit
Tutto comincia in un labirinto di favole,
sbrigliati puledri nei pendii dell’infanzia
fin quando una ruga traccia la consapevolezza,
poi l’affoltare di stagioni cesella i volti…
Non c’è fragore nello sfogliare
le scarne pagine di questo nostro tempo,
specie quando l’inverno si posa sugli occhi
e stempera l’incendio fugace dei sensi,
quella veemente astrazione chiamata amore.
Ma non e’è requie in questi corpi fragili,
coartati a trascinare gioghi per pochi pani,
e poi con l’elemosina nei panni della festa
mercanteggiamo per briciole di eternità…
Un Dio scrupoloso attizza tramonti,
scandisce la simmetria dei giorni;
ogni sole frana oltre l’ultimo acclivio,
ci avvinghia la cataratta dell’ombra serale
e un altro sogno naufraga nel disincanto…
Dunque, non siamo che questo, alla fine;
usignoli dal gorgheggio strozzato,
le ali arrese all’abisso dei giorni,
quando i capelli sono appiglio per ragnatele
e la gramigna alloggia nella crepa del sepolcro…
Il tempo è un vento che prosciuga girasoli,
ci sospinge errabondi tra foschie e pietraie;
vaghiamo claudicanti verso lumi in lontananza,
ci appartiene solamente un’onda d’amore,
e la fede della farfalla che dal bozzolo
si ridesta per altri lidi, altri bivacchi.
Opera 4^ classificata
Emma Mazzuca
Dedica
Dalla profondità dei miei pensieri
avvolta dal segreto della morte
sgorga la tua immagine
cinta dall’aureola atterrita di un aldilà
da sempre imponderabile
Con l’anima conchiusa su di te
t’invoco, ti chiamo
le mie labbra ripetono sillaba per sillaba
il rosario sgranato del tuo nome
ma come uccello trafitto in pieno volo
sembra che le tue tenebre e il tuo passo alato
siano segnate da lacerazioni
Lungo il sentiero dove nel quieto marmo giaci
la mia anima via via ho spogliato
dalle pesanti catene della vita
per renderla più chiara attraverso
la piaga dei tormenti
lasciandola alla tua sepoltura
come limpida vena di sorgente
deflorata dal raggio del mattino
Quando penso che più mai ti rivedrò
il cuore si colma d’un flusso di terrore
la mente si stringe in un tragico involucro di vuoto
e sul piacere di vivere aleggia
una bramosia vaga di sgomento
Tu così forte e sincero, col volto sereno
rivolto sempre verso l’infinito, Dio chiedo
come posso io immaginare che tanto ardore astrale
si disperda nell’eterno gelo?
Opera 5^ classificata
Chris Mao
Diapason
Precipitosa la filatura
dei tuoi pensieri terreni
decimò i gradini della coscienza
per apparirmi placida,
nel chiaroscuro
del primo salone della mente.
Eri un demone senza lordura,
pronto all’ennesimo tradimento.
Chiesi se nelle righe
del tuo quaderno amoroso
la questione dell’esilio
fosse una giacenza inopportuna,
la prima vittima
della rimozione del mattino.
La flotta armonica delle parole
prese la via della tua bocca,
come lo stormo s’appressa
al turbine d’aria che sbaraglia la nube.
Fece poca strada dentro di me
il diapason del tuo addio,
seppe il mio cuore diventare
sponda di biliardo,
per sfruttare la potenza lenitrice
del rimbalzo.
Opera 6^ classificata
Cristiano Comelli
Ho affidato l’onda ricamata
dai tuoi occhi severi
alle mani tremebonde
di uno scrigno impolverato
ho dato in pasto
a volpi d’acciaio
disegnate dalle mie notti
le tue lettere fumanti d’acredine
ho spinto tra le braccia del fuoco
ogni tua falsa promessa d’amore
ho strappato all’angolo di cielo
a cui li avevo lanciati con un bacio
i ricordi delle mille serate
che ci fotografarono abbracciati
in quel piccolo cinema di periferia.
Ormai le tue ferite
danzano compiaciute e sovrane
come ospiti perenni
del sangue che ho per padre
non ho che l’eternità
per potermene liberare.
Opera 7^ classificata
Anna Maria Marsegaglia
Sull’uscio della sera
Si accorciano i giorni
davanti alla legnaia
come architravi bucati dai tarli,
scompaiono lenti
come scaglie di radici
portate via dalle formiche.
Sfarfallano le ore
vicino alla ceppaia,
volano via,
…e somigliano a sciami bianchi di farfalle,
paiono foglie secche di betulle.
Sfumano i sogni
dinanzi alla cantina
come vapori di vini d’annata,
simili a voci di allegre tavolate.
Scende tristezza
sull’uscio del granaio…
il pianto bagna gli occhi di chi vede
immagini di antiche mietiture,
del lavoro e degli amori di una vita,
dissolversi piano
come il colore blu delle genziane.
Stilla speranza sull’uscio della sera
come acqua nuova di fontana:
un uomo è certo che di là del cielo
ci saranno ancora altre stagioni
uguali a quelle del passato
ma che non avranno mai fine!
Opera 8^ classificata
Floredana De Felicibus
Lasciatemi
Se tutto mi è indifferente
lasciatemi qui a tingermi di silenzio
seduta su questo scoglio di sale e conchiglia
schiaffeggiata dall’impeto inquieto dei flutti.
Aspetterò la bonaccia respirando la brezza
che sale ogni sera tra l’ombra dei pini
e i pensieri che oggi non hanno confini;
troppo larga la trama di rete
dei giudizi sottili
e le sentenze affrettate
non restano ferme ai fili ancorati.
Lasciatemi qui a nutrirmi di tormento,
aspetterò l’approdo dei miei ragionamenti
fluttuanti ipotesi, nel fondo dei quesiti intensi,
i miei sguardi rimarranno legati
laggiù sugli specchi di vele, stremati.
Non c’è fretta, inclinato
ora è il sole ma la notte non incalza
a rovesciare i suoi toni
s’attarda in un guizzo sottile
di un brusio fitto fitto
in un diluvio di parole moleste
riportate dal vento, sotto un sole ancora cocente.
Non c’è fretta,
ch’io cheti il mio affanno lentamente,
io stessa sarò parola e tormento, mimesi del vento,
piano piano spremerò l’impeto della calura del sole
fino a sbiadire la foga di ogni parola,
attenderò l’ultimo momento, catarsi,
ch’io sia libera da ogni passione.
Lasciatemi così ancora un attimo
non ho forza e né voglia,
voglio vivermi ancora di luce e di linfa,
domani… domani ricamminerò sul selciato,
all’alba, quando le onde si saranno chetate.
Opera 9^ classificata
Isolina Merighi
Lucidi cristalli
Bugiarde e silenziose
parole di vento
scorrono rapide
come cascate di cristalli
nella mente,
tagliano la speranza
nell’azzurro del sereno,
distruggono
la ricerca dell’infinito.
Perdura testarda e vivace
una scintilla di vitalità.
È l’incanto del sogno
errante nell’anima
inseguita dalla paura
del domani.
Opera 10^ classificata
Roberto Bertolotti
Aprile acerbo
Attesa la vita
al suolo invernale,
cerco la sottile rugiada
di un Tempo antico che
lascia nella bocca
l’acre nostalgia
del melograno.
Bulbo ammuffito,
presagio
dell’orribile assenza.
Nel perimetro sassoso
delle paure si annuncia
la Pasqua delle primule
dimenticate sotto la
vanga delle distrazioni.