Lucia Lobianco
Opera 1^ classificata
Ti ho aspettato
Ti ho aspettato a lungo
nelle notti insonni,
soffio leggero sulla pelle,
alito caldo profumato di rose
e ho atteso quel sapore amaro
del desiderio del cuore.
Ti ho aspettato a lungo
col cuore leggero di speranza
viva e mai spenta,
certezza dei miei giovani anni,
energia della mente.
Ti ho aspettato a lungo
onda del mare senza riposo,
ritmo costante di vita,
necessario movimento dell’anima.
Ti ho aspettato invano
e ho accolto una forma non voluta,
battito d’ali non richiesto,
occhi di colore senza cielo.
Ti ho aspettato a lungo
fino a stancare corpo e mente,
fino a recidere i legami dell’anima
vene senza sangue,
foglie senza linfa.
Ti ho aspettato infine
senza più aspettare,
ho cantato senza cantare,
seguito il sentiero indicato
senza fine.
Paolo Russo
Opera 2^ classificata
Il sogno
Chiudo gli occhi, a tarda sera
fino al silenzio della notte
quando inghiottito dalla luce del buio,
mi ritrovo inerme
dentro un intreccio di immagini e parole,
celate dal chiasso del giorno.
Cosa mai ho vissuto? Che ora angosciato
muoio, senza perdere la vita,
cadendo in un vuoto di derisione e rifiuto.
Sfiderò questo fiume costretto da argini diurni
e tra morse di giudizi severi
e come un ruscello abbraccerò la mia sorgente.
Aprendo gli occhi, ora comprendo
che nessuno può uccidere l’animo vero.
Varcata la porta andrò fuori straripando
di quell’acqua sincera che ogni notte
i sogni vanno portando.
Valentino Izzo
Opera 3^ classificata
Mareggiate
Un caldo vento di libeccio
Prende a schiaffi il paesaggio invernale.
Le narici avide di iodio
Ingoiano ogni spruzzo.
Un dolce rimbombo
Ovatta ogni altro suono,
Mentre il sale
Asciuga le ferite e addolcisce il cuore.
Apro gli occhi
Ed è tutto un inseguirsi di bianco:
Spuma dietro spuma
Nuvola dietro nuvola.
Pensieri vuoti, uno dopo l’altro,
Rifluiscono nella risacca.
E non c’è più violenza negli elementi
Non più frastuono
Solo una pace bianca.
Sergio Baldeschi
Opera 4^ classificata
Dietro la barricata
Uno sbuffo di sole.
apre il sipario all’alba,
mentre il suono della sveglia
implode nel suo grido criminale.
I vestiti, laccati di blu,
cercano la mia voglia,
quasi fossero la nemesi
di un connubio incestuoso.
Volo le scale, ghigliottino il pensiero
e m’incolonno dentro un galleggiar di luci
con l’auto che a memoria di ruota
ricama i soliti filamenti di catrame,
L’ansia di un nuovo nulla incombe,
ma non posso sottrarmi
all’ennesimo rito della fabbrica,
Coniato nel precipizio delle ore,
svanisco tra le nebbie
di un averno squallido e insulso,
commissionando al cielo,
la mia esangue parabola di perdente.
Nelle melme della clessidra
vertigine e smarrimento,
calcano il gioco delle parti,
fino a quando un sole sfatto,
annega nell’oppio del suo stesso calice,
È allora che fuggo dal travaglio,
per redimermi dall’asperità
di uno spleen, trincerato nell’anima.
Sulla soglia del divenire,
scuoto le ali di cenere
mentre i sogni già cavalcano
l’illusione che m’acclama.
Ma poi, il solito brusco risveglio,
col nemico in prima linea
che inesorabile m’attende,
sempre là… dietro la barricata.
Dario Marelli
Opera 5^ classificata
Rendimi la grazia del nulla
Rendimi la grazia del nulla
da riempire piano piano, con pazienza,
l’arte di aspettare al proprio posto
e coltivare le ragioni del silenzio.
Mi sono chiesto spesso dove porta
questa folle abitudine di esistere,
questo arrendersi alle ore sempre uguali
nella sfibrante attesa di un incendio.
Ho decifrato lapidi di azzurro
nella luce abbacinante dei tuoi occhi,
non ne ho riconosciuto la voce,
eppure un giorno io ti appartenevo.
È rimasto il segno della fuga,
l’ingombrante presenza di un sussurro,
la tua anima sgualcita
appesa al buio in fondo al corridoio.
Alessio Baroffio
Opera 6^ classificata
Il tempo di morire
Resto in piedi.
Aggrappato alle nuvole
con gli occhi sbarrati
che osservano il mio sangue
dipingere il muro della chiesa.
Scorre la pur breve vita
davanti a uniformi grigie,
scappano frammenti di memoria
sospinti da una brezza leggera
di rimpianti e nostalgia.
La mano stringe ancora
il mio crocifisso rosso,
mentre non comprendo
come il sole ruffiano
possa arrendersi al buio.
Ma resto in piedi.
Affronto preparato
le lusinghe della morte.
Troverà un sorriso
a cavalcare il mio orgoglio.
Come ogni volta
spingerò il cuore oltre ogni paura,
per l’ultima volta
griderò nel vento
che è tempo di morire.
Giuseppe D’Agrusa
Opera 7^ classificata
Come Ulisse
Come Ulisse ho vagato
alla ricerca della mia
Itaca, dove il sé diventi
certezza, e il profumo
di speranza, unito ai sogni,
ricordi coscienze di
una gioventù che fu il
mio regno, dove mi vide
eroe e sognatore.
Avventuroso fu il mio
viaggio imprigionato nelle
maglie del tempo in balia
degli eventi.
Non posi limiti da superare
né mete da raggiungere.
Approdai in isole di ricordi
e di momenti mai vissuti.
Vano fu l’ammaliante canto
di sirene e piacevoli
tentazioni per offuscarmi
le speranze.
Fui Nessuno per sfuggire
agli inganni della vita.
Da mendico mi camuffai,
celando la realtà, perché
forte era il desiderio di
ritrovare quei ricordi con
chi ha tessuto amore in
momenti difficili della
mia vita.
Emilia Fragomeni
Opera 8^ classificata
Fuggire Il Tempo
La vita ha raccolto nel suo grembo
pollini di dolcezze profumati.
Pallidamente il sole ha levigato
– dentro la sobrietà di un’aria pura –
le occulte asperità della sua veste,
coi raggi suoi splendenti e il tenero
sorriso di bambino, che limpido
si fa nell’ora trasparente della sera.
Un’alga di luce su un lembo
d’orizzonte si fa istante di prato,
eco di sole, folata di vento,
promessa di cielo.
Forse era proprio in queste fragili
foglie, verdi come la speranza,
in questi fiori delicati, bianchi
come la purezza, in questo azzurro
di cielo, intenso come l’amore,
i luoghi in cui ho celato i miei
pensieri, quelli che nessun verso
sa veramente rivelare: la fragile
precarietà del cuore umano.
Forse era qui, in questo piccolo
cosmo così brillante e aperto,
nel mistero profondo della terra,
dono e risposta al cuore e alla mente,
l’armonia che cercavo.
Forse era in una voce che tardava
nella sera, nel ritornar del brivido
di un’ombra, stornata dalla chiarezza
della luna, tutta la rappresaglia
del silenzio.
Forse era solo questo l’enigma da
indagare in meraviglia e fede:
il quieto invito a decifrare la nostra
sola realtà, la vita.
Fuggire il tempo è l’ultima finzione.
Carmine Perlingieri
Opera 9^ classificata
Sublime
E giocavi con l’inverno,
i pensieri della neve,
e stringevi nella mano,
come note mai indossate,
le ore nude della sera.
Tra carezze fuori orario,
nascondevi sotto il cielo
di un cuscino,
i colori di un amore,
senza alba nè tramonto,
un sublime sentimento,
un profumo voluttuoso .
Tra le foglie, sotto i rami,
sarò io a guardarti andare via,
a contare quelle attese
di quando mi cercavi,
a fissare quello specchio,
per cercare il tuo riflesso.
E vorrei chiedere al vento,
se tormenta la tua mente
quella briciola d’estate,
quell’istante d’infinito,
di emozioni naufragate,
di un addio mai consumato.
Luigi Bernardi
Opera 10^ classificata
Lo specchio
Riflesso
il mio sguardo
su fredda barriera di specchio
son fermo ed immobile
regista d’un film che testé si proietta
e cerco la trama che sveli il segreto
di là della luce, di là del mio corpo
di là delle cose che seguono immote.
Il senso del verso
la ragion che mi lega
a quel tratto pur sempre distratto
d’un punto dolente che fissa la mente
la ragion dell’esister che mai si dispiega
ed invan si proietta alla stessa maniera.
Ripasso…
con gli occhi l’immagine in copia
dall’alto ed in basso ricerco a memoria
ogni piega del tempo che sa d’una storia
rifletto…
e poi penso a quel detto
che se all’esterno fosse riflesso
l’interno d’ognun
con il suo grido d’adesso
assai pieno d’affanno
come su specchio leggendo il pensiero
quanta gente invidiata
sarebbe alla fine poi sempre guardata
con compassione, con verità
con tanta affezione… con tanta pietà.