Mariateresa Zorzoli
Opera 1^ classificata
Breve storia dei segni perduti
Disse l’apostrofo all’accento suo amico,
con uno sguardo sognante e un sorriso antico:
«Siamo la musica delle parole,
il ritmo, il battito del loro cuore.»
Rispose l’accento, assai divertito:
«Non serve dirlo, non sono stupito.
Ma mio buon apostrofo, ragiona con me:
perché su feisbùc ‘sta regola non c’è?
Si scrive, si offende, si fanno lusinghe,
ma accenti e apostrofi sono inutili stringhe
di scarpe col velcro o con la cerniera,
di parole soffiate da una bufera,
di parole distratte da indossare in fretta,
per poi rinnegarle fra una mezz’oretta.
Non c’è tempo per uno sciocco trattino,
il social pretende un frasario piccino.
È dall’essenziale che il genio attinge…
Non guardarmi così: mi sembri una sfinge!»
L’apostrofo allora si lasciò cadere:
ora c’è, ma non si vede, non vuole farsi vedere.
«Suvvia, signor mio, non faccia l’offeso
– aggiunse l’accento sentendosi incompreso –
la lingua parlata si semplifica per praticità:
non sempre è la sagra della mediocrità.
Gli errori, gli orrori e le molte brutture
popolavano un tempo private scritture.
Oggi lo scrivere è un affare di tutti:
è la democrazia dei belli e dei brutti.»
Poi prese e andò via, non si trovò più,
se qualcuno lo vedesse… lo scriva su feisbùc!
Marinella Cassani
Opera 2^ classificata ex aequo
Le piccole cose
Le piccole cose
che mi hai donato
sono serrate dietro i miei occhi
oltre una porta di Via Ricciarelli
della nostra Milano antica.
Perduta nella tua casa spoglia
mancante tuo marito a consolarti
mi guardavi arrabbiata
la vita ti sfuggiva
e l’adolescente ingrata
più rabbiosa ed abbandonata di te
dava eco ai tuoi silenzi.
Le ricordo ancora
le tue mani grandi, dure
fatte di guerre,
i tuoi occhi acquosi
fatti di pianto,
la tua bocca serrata
fatta di rimorsi.
Le mie parole erano stalattiti
che ghiacciavano
la superficie pulsante delle tue
bonarie bugie.
Mi chiamavi e sorridevi
a braccia aperte
ma io ero già persa
a soli otto anni
chiusa nel mio cimitero di bambole.
Le piccole cose
che mi hai donato
sono i tuoi sguardi rassegnati al mondo
ed i tuoi ricami
per infiocchettare la Vita.
Piero Ferrari
Opera 2^ classificata ex aequo
Odissea
In cima al monte
o sospeso sul profondo dirupo
tra i ghiacci perenni
o nella gola lambita dal mare
fra le onde nere dell’oceano
o nell’ombra scura del bosco
il destino segue il suo corso ignaro.
Potremmo noi sperare
che la pozza opaca
rischiari la luce di una nuova alba?
E non è forse il tempo
quel compagno di viaggio fedele
che, da ultimo, ci tradirà?
Per quanto possiamo navigare,
inseguendo la stella del mattino,
lo specchio convesso del mare
ci conduce al punto in cui
dovremo salpare di nuovo:
non v’è risveglio senza sonno
alba senza tramonto, luce senza oscurità.
Ancora approderemo alla bianca Itaca
nuovamente giungeremo in patria
di nuovo faremo naufragio
e, come il ridondante Odisseo
spiegò le vele del caso al vento,
un’altra rotta d’acqua solcheremo ignota.
Paola Bonaretti
Opera 4^ classificata
Matera
Magica urbe
di sassi arroccati,
in un remoto tempo, sospesi.
Nelle tue erte vie
è vivo il sentore
di preziose, grigie perle
di un’ostrica rara.
Memorabile effluvio
di un preservato,
arcaico passato,
nella roccia, scavato.
Irma Rossi
Opera 5^ classificata
Vorrei…
Vorrei trovare la pace
in un sereno tramonto,
quando i colori nitidi,
il canto degli uccelli,
la leggera brezza
marina, asciuga le calde
lacrime e la notte
ristora le membra stanche!!!
Vorrei scordare le parole
mozzate a metà!
Lapidari ricordi,
scolpiti nel cuore
ove rimarranno per sempre.
Sono solo parole gettate nel vento.
In silenzio ascolto
echi di lamenti,
nell’aria che mi avvolge
nel buio che mi sta attorno.
Oh… come vorrei avere una capanna,
fragile, fatta di umili frasche,
da mani rudi, forti,
dove poter asciugare
le mie ferite…
senza vedere negli occhi
altrui la compassione.
Mentre il vento beffardo
mi porta gli odori
della natura in fiore!!!
Emanuele Cortesi
Opera 6^ classificata ex aequo
Nessuna Spiegazione
Cogline la forma,
Percepiscine il ritmo,
Apprezzane la rappresentazione,
Ma non domandare,
Non è questo il senso.
Abbandonati all’esperienza,
Scovane la chiave,
Assimila ed elabora il tutto,
Rifuggi ogni paura nell’appropriartene,
E fai che il piccolo seme ricevuto trovi terreno fertile in te.
Germoglierà un’interpretazione,
Accoglila,
è solo tua,
È il fine ultimo che vai cercando,
E sarà l’unica spiegazione che avrai.
Biagio Barbero
Opera 6^ classificata ex aequo
Malinconia
Ha i colori dell’autunno
la malinconia;
morbidi, tranquilli,
silenziosi, intensi
come il profumo del glicine.
Scorre subdola
sul fiume della vita,
grigia di sabbia,
nel divenire indifferente
di stanche emozioni,
di ombre sottili velate
da piacevoli ricordi,
ruderi senza valore
di un tempo che fu.
Sobbalza,
converge sbilenca,
affonda e risale
come zattera improvvisata
nelle acque del destino
in equilibrio precario
tra molli correnti
e rapide impetuose
evitando rocce appuntite
nel turbinio di schiuma grigiastra
che avvolge le angosce mortali
imbrigliate tra le cime tese
di un irraggiungibile approdo.
Annalisa Potenza
Opera 6^ classificata ex aequo
Il punto dell’amore
Il punto dell’amore
è voglia di prendersi
desiderio di appartenersi,
all’istante.
Il quadrato della vita
è condividere tutto
percepire il tuo corpo
intuire la tua mente,
nel presente.
Il cerchio dell’esistenza
è superare il passato
costruire il presente,
fare progetti,
nel futuro.
La quadratura del cerchio
è comprendere chi siamo
sapere dove andiamo
stare con chi amiamo,
nel punto.
Donatella Destro Fontana
Opera 10^ classificata ex aequo
Due gocce
Due gocce di rugiada
lambiscono il cuore
nel tiepido autunno
della vita.
Due stille di nebbia
giocano a nascondino,
scoprono il sole
nel grigiore di un giorno senza fine.
Due gocciole d’acqua,
sul vetro della finestra,
ritmano i silenzi
dell’eterna sera.
Due cristalli di neve,
sulle sbiancate tempie,
scivolano nell’animo
in un brivido d’amore.
Due lacrime celesti,
intrise di ricordi,
si perdono nello spirito
di una dolce poesia.
Giulio Enzo Dicati
Opera 10^ classificata ex aequo
Luce
Ci sono giorni in cui
le ombre
riempiono la casa
di silenzio,
e giunti al limite
ogni respiro si adagia
nel suo alveo di quiete
Osserviamo
il migrare continuo della vita
mentre fioriscono i sorrisi
fugaci, improvvisi, come
lo splendore degli occhi
di chi ci ama, e
ci abbaglia col suo riflesso
Solo allora
rimarremo fermi, incantati,
a desiderare quel giorno,
quando tutto
si aprirà alle parole,
e anche le chimere
rinunceranno al loro diniego
Così l’infinito
si spalancherà davanti a noi,
dove tutto è armonia
e nulla di umano rovinerà
il moto dell’astro lucente,
cullato dalla dolce mano
di Dio.
Alberico Lombardi
Opera 10^ classificata ex aequo
Mi perdo
…davanti a pareti di vetro senza cielo
in affollati pensieri del passato
lo sguardo posato su vecchie foto ingiallite
nelle pieghe del tempo
nell’improbabile fede per un Dio latente
…lo sguardo scivola lento
tra pensieri silenti
spiando tra sorrisi radiosi
e riflessi di vite conosciute
identità soffuse
…volti senza più nomi
intristiti dal niente
voci del passato e silenzi infiniti
fuori dal tempo della gente
l’inesorabile clessidra della mente.
Valeria Meazza
Opera 10^ classificata ex aequo
26. 05. 2018 – Presente
(in ricordo di Roberto Molla)
Mi bagnano la spalla
delle lacrime non mie.
Non piango: ho gli occhi gelati
su fiori ribelli distesi nel sole a crepare
l’asfalto di un cimitero.
Tutto è bianco
e nero di lutto.
Sul sagrato c’è un mondo di amici.
«Non cercarlo alla vita!»,
tuona già l’officiante,
«Non all’orto, ai sorrisi, alla tavola pronta.
Egli è al suo posto oramai,
nella luce eterna di Dio».
Ma poi i compagni ti chiaman per nome,
decine a una voce rispondon:
«PRESENTE!».
Come credere a chi da un altare
ti esige vissuto e perduto
in un’alta gloria estranea,
senza più volto, senza più voce?
Sei stato vivo, e fino alla morte:
un padre, un marito, un collega,
un amico testardo e leale.
Presente forte, se la vita chiamava.
Presente: è il tempo, per sempre,
del ricordo di te.
Angelo Passera
Opera 10^ classificata ex aequo
La loro sofferenza
Il paese si perde nel tuono della terra,
mentre nei muri si insidia la sciagura
e i vetri dimenticano la luce e i riverberi.
L’attacco improvviso della natura
ha impresso la paura sui volti e negli occhi della gente
e la montagna ha rigettato
le sue membra all’antico paese,
dove l’attimo è diventato secolo.
Non è rimasto niente,
perché i muri non hanno più corpo
e i corpi non hanno più muri
e frugano tra le cose e la vita,
che nessuno gli saprà restituire
perché presto, troppo presto,
sarà dimenticato dagli altri
il secolo della loro sofferenza.
Lucianamaria Curti
Opera 1^ classificata ex aequo Lomellina
La stagione dell’acqua
Quando il giorno finisce nella sera
e il sole si butta in un tramonto dai mille toni decisi,
tutto si trasforma.
È la stagione dell’acqua..
Il sole si specchia e si compiace,
come una giovane donna vanitosa,
nelle risaie.
Piatte risonanze di luce,
si perdono all’orizzonte come mari di sogno.
Senso di infinito.
Momento di incredibile bellezza
e struggente malinconia.
La terra scopre un suo nuovo linguaggio.
Lo regala a piene mani, come l’amore,
quando è giovane e fresco,
o maturo e riscoperto.
Questo incanto dura poco.
Il tempo di un breve sospiro
e subito è un’altra storia,
un altro mistero.
Donatella Destro Fontana
Opera 1^ classificata ex aequo Lomellina
Dolce Lomellina
Purpuree gote,
nell’abitino di tela color pesca,
spiccavano nel verde prato
di trifoglio rosso.
Lucente la bicicletta nuova,
sul labbro della risaia,
specchiava nelle ferme acque
il suo vanto.
Nivei mughetti,
nel rezzo del bosco,
profumavano il primo bacio
nell’euforia dei vent’anni.
Rovi di more,
su celesti mani,
pungevano l’animo
di accorati ricordi.
Dolce Lomellina,
hai cresciuto il mio cuore,
nel tuo grembo materno
e la Vita… e l’Amore
Nunzio Mirra
Opera 2^ classificata ex aequo Lomellina
Armonia d’estate
Si è dissolta la notte tra le tue vesti, mentre il sole si erge lentamente in cielo risplendendo nelle rogge.
Lascia il posto il tiepido Maggio a Giugno, e nel mare a quadretti della Lomellina si librano gli aironi e gracchiano le rane, mentre il verde riso ondeggia al vento come vele sull’azzurro mare di Napoli.
Ho lasciato il cuore nella torre dell’antico palazzo medese, fermo come un orologio appeso al muro, mentre lenta trascorre la vita sotto il lungo viale alberato.
Più distante è il sole, ora che sta per calare il giorno.
Mentre nei cieli ali fendono il vento, come i miei pensieri.
Flavio Tamiro
Opera 2^ classificata ex aequo Lomellina
La storia a dosso
Tra il Sesia, il Po, il Ticino
e il Basso Novarese,
guardando il Monferrato
oppure il Tortonese,
è “Oltre e un po’ palese”
che anche il Milanese
a turno col Pavese
diventi Lomellino.
Le leggi che “Vigevano”
un tempo molto dure
calzavano e facevano
le buone calzature.
Un piede calza bello
nel sito di Lomello,
il riso di Mortara
diverte e non ripara.
Se Levi più Maricii
fondarono Pavia,
Libicii già forcelli
eressero Vercelli.
Pavia, città briccona,
talora non carina,
afferma da padrona
sia sua la Lomellina.
La storia conta poco,
passò, perdette fuoco.
Chi pianga a più non posso
è oggi tutto rosso
ne l’umido ontaneto
il dosso in gran segreto.
Si fa qualcosa addosso!
Del resto le marcite
son piccoli rilievi
che narrano le vite
di Maricii e di Levi…