“Estrema aspirazione della poesia/è di compiere il miracolo nelle parole,/d’un mondo resuscitato/nella sua purezza originaria/ e splendido di felicità.”, con questi versi del grande Ungaretti, la prof. ssa Falina Marasca delle Edizioni del Rosone di Foggia ha aperto la premiazione del XV Concorso nazionale di poesia “Il Sentiero dell’Anima”. Un premio-adolescente, quindi, in piena giovinezza, che, dalla sua casa, il parco artistico-ambientale situato nei pressi della dolina carsica Pozzatina tra San Marco in Lamis e San Nicandro Garganico, grazie al sogno di Filippo Pirro e della sua famiglia, dispiega le sue ali e va oltre il Gargano e la Capitanata, coinvolgendo tanti poeti provenienti da ogni parte del nostro Paese, per offrire a tutti la poesia come salvagente cui aggrapparsi quando tutto intorno sembra svanire.
Il concorso, promosso dal Centro Culturale omonimo e dalle Edizioni del Rosone, con il patrocinio della Fondazione dei Monti Uniti, del FAI Delegazione Foggia e della Fondazione Soccio, negli anni ha risposto al bisogno della scrittura in versi di stare con la gente, tra i giovani e i meno giovani, tra i colti e i meno colti. Una scrittura che non si limita a fotografare i fatti, ma li rivede sotto una prospettiva nuova, li colora e li trasforma attraverso le esperienze del quotidiano.
Il tema proposto quest’anno era “Migrazioni e diritti umani”. A tale proposito, Antonio Pirro, co-fondatore del parco del “Sentiero dell’Anima, ha citato il filosofo belga Pascal Chabot e la sua metafora di un muro con una finestra al centro, per descrivere il nostro attuale ordine mondiale.
“Da una parte del muro ci sono le persone protette, quelle fortunate, diciamolo chiaramente, tutti noi; dall’altra parte ci sono gli esclusi, gli emarginati, i poveri che però, attraverso la finestra vedono cosa succede dall’altra parte del mondo. La finestra e il suo vetro rendono possibile il paradosso dell’esclusione e dell’apertura, come un recinto trasparente. Le attuali migrazioni bibliche bussano da anni a questa finestra, a questa finestra che per noi europei ha una lastra liquida di Mediterraneo. Le bugie, vecchie di secoli, che continuiamo a raccontare alle nostre giovani generazioni non riusciranno a cancellare i lutti quotidiani che non ci fanno piangere perché non ci appartengono”. Ponendo l’accento proprio sul tema proposto per questa edizione, Antonio Pirro ha voluto scuotere le coscienze, analizzando il fenomeno migratorio da una prospettiva certo scomoda, ma vera e intensa.
“Immemori di quanto siamo stati e ancora siamo: popolo di emigranti, da Enea alla ragazza odierna con un biglietto Flixbus tra le mani. Diventeremo forse molto più presto di quando ci ostiniamo a pensare, un immenso popolo di migranti senza patria, anche a casa nostra. I diritti sempre più cancellati e proprio per questo sempre più evidenti dichiarano il fallimento del nostro essere uomini d’occidente”.
Quasi tutte liriche e le sillogi giunte in concorso hanno toccato un topos tanto delicato e difficile, interponendo momenti di afflato e commozione ad acuta analisi e verità. Proprio la verità è stato il perno su cui la giuria ha fatto leva nell’analisi e nella valutazione, verità che si fa urgenza, sguardo acuto, istinto dell’anima. “Offrire agli uomini uno sguardo nuovo, la possibilità di una diversa angolatura, colori di cui non conoscono il nome, strappargli un sorriso che non si aspettano è un atto politico rivoluzionario. Inventare il mondo per chi ci leggerà, per chi nemmeno conosciamo, è un atto politico rivoluzionario. (r)Esistere su un territorio giorno dopo giorno, farlo più bello coltivando bellezza, è un atto politico rivoluzionario. Piantare alberi è un atto politico rivoluzionario, e qui, addirittura si parla di appenderci poesie …” apre così l’intervento di Stefania Marrone de La Bottega degli Apocrifi, Presidente di giuria per l’edizione 2019, sottolineando come la bellezza sia un atto rivoluzionario.