DANIELA MONTANARI
Opera 1a classificata
Eterno attimo
Una sera sola ad ascoltarmi
per ascoltarci insieme senza parlare
e sentire risposta, ma senza voce alcuna.
Un calcio:
è un piccolo cenno d’intesa
che durerà tutta la vita,
che mi fa sentire donna e uomo al contempo.
Voglio che sia un eterno attimo
che nascerà e crescerà
e noi assieme.
Ti ho amato subito
anche quando non eri.
Ed anche adesso che ancora non sei
ti amo di più
PIETRO CATALANO
Opera 2a classificata
È sempre là
È sempre là,
che t’invita
ad andare avanti
anche nelle giornate uggiose,
a ricordarti
che oltre le nuvole grigie
c’è il sole
che scalda ancora
cuori non più giovani,
a dirti che nonostante rughe
somiglianti sempre più
a solchi di terre aride
esiste la brezza leggera
che accarezza il cuore:
è sempre là,
l’amore,
basta abbracciarlo.
VINCENZA PRADA
Opera 3a classificata
Il fluir della vita
Ritrovate emozioni nell’irrespirabile buio della sera
colmano le ore incalzanti e fuggenti
di questa lunga estate.
Nella silenziosa oscurità
immagini di estati vissute
evasione e premio sicuro a coronar
le fatiche di studi voluti ed intensi,
quando giovane donna,
m’affacciavo al futuro.
Anche tu, madre, attendevi
le giornate lunghe, per offrirti
con ogni mansione al tuo speciale giardino.
Nella natura ti estraniavi
senza alcuna fatica,
per ritornar solo alla fine del giorno
appagata, felice ed esultante
degli invidiabili frutti ottenuti.
Non così l’ultima estate,
coi suoi giorni di speranza mai perduta,
acuita dalla tua rinata dolcezza.
Ancor breve il tempo trascorso
ad accettar l’accaduto ed il vuoto lasciato.
Nel fluir della vita,
grande aiuto ricevuto ad attenuar il dolore
da chi nel silenzio mi è vicino.
Persona amata, con affetto e nostalgia evocata,
non ostacolo sul mio cammino,
ma utile ricchezza di vita interiore.
CRISTINA CASELLA
Opera 4a classificata
Silenzio… Grido (Ricordi di donne)
Silenzio,
perché c’è una donna che piange,
umiliata nel suo profondo,
da un uomo che le dichiarava amore per sempre.
Silenzio,
perché c’è un bimbo che piange,
sul corpo della madre,
morta in un paese troppo lontano da noi,
troppo vicino al cielo.
Silenzio,
perché c’è una donna sfruttata,
ridotta a una misera bestia.
Silenzio,
perché una donna che vuole un po’ di onore.
Silenzio,
non per minacciare né per costringere,
ma per comprendere.
Grido,
per chiedere riscatto negli anni a venire,
per non essere ricordate solamente in questa data,
noi siamo una colonna portante della società,
siamo madri e mogli di un futuro imminente,
l’unico cosa che vogliamo davvero,
è una semplice parola, ma dal significato profondo: rispetto.
WERTHER ZABBERONI
Opera 5a classificata
San Patrignano
Sono un ragazzo di ventun anni,
venuto da un paese molto lontano,
per miracolo uscito dal buio profondo
di un artificioso terribile inferno.
Ora vivo da tempo
sulle verdi colline di San Patrignano,
dove con fatica e sudore, piano, piano,
sto riconquistando
due delle cose più belle del mondo:
la voglia di vivere e il rispetto di me stesso.
Ogni mattina, quando mi alzo,
avverto ancora per un momento
il grande nemico,
che tenace staziona dentro.
Ma una gentile parola o un dolce sorriso,
sono sufficienti per farmi ritrovare,
come d’incanto,
una forza interiore,
che mi fa poi contento.
Ed ogni giorno lottando,
mi sembra di essere un alpinista,
che con forza e tanta costanza
è impegnato in una scalata,
la più importante della sua vita.
Che mi permette di conquistare
la cima dell’Everest immacolata,
dove risplende la luce del sole,
e dove ho la certezza di trovare
per chi mi ama e per il mio cuore,
pace, libertà e tanto amore.
PAOLO GAZZILLI
Opera 6a classificata
A Giorgia, attimo d’amore
E la vita trascorre ma tu non ci sei,
figlia delle mie gioie e della mia speranza.
Morte impietosa ti colpì al primo flebile vagito.
Fragoroso e amaro il mio pianto:
la tua giovinezza non splenderà,
le tue vesti e i tuoi capelli mai sentiranno il vento della vita.
Ah rimpianto di gran bene perduto!
Cosa ha da offrire il silenzio dei cipressi e della terra
calpestata,
bagnata da lacrime dolorose?
Ma nella notte del nostro segreto,
quando, con mano tremante,
sfiorai turbato il tuo dolce viso apparsomi,
tutto mi fu chiaro:
se ogni piccolo atto d’amore pervade l’Universo,
anche il tuo attimo brillerà per l’eternità.
E la vita trascorre ed io finalmente vedo, ascolto,
conosco il mondo e cammino con la speranza:
se la morte è solo l’inizio,
allora un giorno correremo insieme.
GIUSEPPE PEZZATI
Opera 7a classificata
La fenice
Stamattina ho visto il sole nascere
Era color fuoco,
sembrava una fenice che rinasceva,
e poi
con un battito d’ali spiccava il volo
illuminando il cielo…
E la fenice sta volando ancora verso
L’infinito.
FABIOLA DI MARTINO
Opera 8a classificata
Dimmi vita
(26/04/2004)
È così che si esprime la mia solitudine?
Fra righe bianche della mia vita,
fra gli innumerevoli intrecci delle mie piccole vicende,
No! Non sono un eroe! Sono il niente!
Il niente che si riflette nelle più sfavillanti luci.
Sono solo un soldato ferito che lotta fino all’estremo
con un avversario troppo grande: l’Indifferenza.
GIANLUCA BELLINI
Opera 9a classificata
Che fan le stelle
Che fan le stelle, che fanno? Che fanno
lì sul cielo, immote, pien di luce?
Forse che osservino la caduca
stirpe de’ mortali, innamorati del lor odio,
orfani dell’Arte e di sua gentile possa?
Forse che sul Parnaso manchino gli alloggi
per farli men bruti, forse che all’acque
del Lete non suggano l’oblio?
Amor, onor del mondo: se’ tu perso, debellato;
involi, sali su pel carro del sol rubecchio,
fuggi dov’è luce, e più non torni
da’ cuori che ti estimano omai vecchio.
E tu, Speranza, che non posasti d’indorare
l’alme; dove fia il tuo dolce lume,
se il mondo con le lagrime lo ispegne?
Nei cuori forse? O ch’anche nei cuori
non sia posto per trovar calore e luce?
Stelle, a voi mi rivolto, a voi, che state
belle in cielo, non chieggo che un lume;
un lume per fuggir l’ombre dell’odio,
un lume per sgravar le ciglia di chi amor
non sa che sia; un lume, che al pianto
mio sia unico compagno, d’una
disperata speme d’affetto.
MAURO DOMENELLA
Opera 10a classificata
Al chirurgo che ha salvato
la vita di mia moglie.
E forse anche la mia.
Quelle mani
Ti furono dono, quelle mani,
per portare aneliti di vita
in questi nudi corridoi
ove altro non s’ode
che scalpiccii mesti e sospiri,
dove il tempo indugia
in attonite ore.
Quelle mani che giostrano
e danzano col bisturi,
mai sazie d’estirpare
l’infamia che marchia le carni
Quelle mani che sanno
accendere mute speranze,
intessere trame di primavere.
E germinare boccioli di sorrisi
dove il domani era già
deserto senza miraggi.
Forse non sanno, quelle mani,
di essere luce e strumento di Dio.