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Premio Letterario Internazionale Il Club dei Poeti 2020
XXIV Edizione

Ultimo aggiornamento: 14 Aprile 2021
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:

  • Resi noti i risultati. Tutti i partecipanti ricevono comunicazione a mezzo ClubNews il nostro notiziario email.
  • Antologia Spedita dal 07-12-2020 al 14-12-2020 – Inviate in data 05-10-2020 le bozze dell’antologia del premio – la comunicazione di ammissione è stata inviata il 16-03-2020.

La valutazione delle opere è iniziata in data 05-03-2020.
  • In merito alla cerimonia di premiazione che avrebbe dovuto tenersi nella città di Melegnano nel mese di febbraio 2021, data la situazione pandemica attuale abbiamo stabilito di sospenderla e di spedire a mezzo posta i premi ai vincitori. Abbiamo inviato comunicazione agli Autori premiati con tutti i dettagli.

  • Risultati

    Opera 1^ classificata: «Tornerò a cercarti tra le foglie» di Vittorio Di Ruocco, Pontecagnano (SA).
    Vince: Targa Il Club dei Poeti – Pubblicazione di un Libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione gratuita di 100 copie all’autore – Pubblicazione della Poesia sull’Antologia del Premio e su Internet club.it.
    Questa la motivazione della Giuria: «Vittorio Di Ruocco offre un canto lirico che emerge dall’oblio di una dimensione “impietrita”, quasi a chiedersi se un simbolico “vento notturno” possa distogliere dallo smarrimento della Parola e, persino, se egli stesso possa finire nelle “latebre” del tempo o “sopravvissuto” alla sua sorte.
    Il cuore del poeta non trova risposte e vive nel tormento, “scarnito dal dolore e dal rimpianto”, e non restano che “pallidi ricordi” dispersi nella nebbia silenziosa dell’umano percorso.
    Solo l’anima del poeta riuscirà a ridonare la luce lirica, che svela la verità primigenia dell’amore, l’estremo atto di salvazione che potrà preservare dalla caduta nelle tenebre e dal lento dissolvimento nella zona d’ombra dell’Essere, in balia del “vano destino”.
    La Parola di Vittorio Di Ruocco penetra nella carne viva dell’esistenza in una totale fusione nella dimensione lirica, “s’infuoca”, si pietrifica, si rigenera e, infine, illumina l’intero canto lirico, dolce e doloroso al contempo».
    Massimo Barile


    Opera 2^ classificata: «A ruota libera» di Sergio Baldeschi, Montecerboli (PI).
    Vince: Pubblicazione di un Libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione gratuita di 50 copie all’Autore – Pubblicazione della Poesia sull’Antologia e su Internet club.it.
    Questa la motivazione della Giuria: «La raffinata visione lirica di Sergio Baldeschi si muove in una dimensione liquida nella quale le parole ed i pensieri vengono come “fagocitati” dall’anima, “assorbiti” dall’ansia e inglobati in una sorta di confessione lirica.
    Il poeta lascia ai numi tutelari la custodia della vita, come ad affidarsi a divinità protettrici, quasi ad allontanarsi da una dimensione terrena, limitante e condizionante, per addentrarsi in un mondo dove il desiderio è promuovere la “nemesi del verbo”.
    Nel processo di liquefazione mentale emergono gli svelamenti e le illuminazioni che conducono alla “dolcezza del divenire”: la totale immersione nel canto lirico fa innalzare la Parola al cielo ed il poeta “alfiere dei versi” pone sull’altare il suo cuore e si plasma nella substantia, profonda e autentica, della Poesia».
    Massimo Barile


    Opera 3^ classificata: «Terra d’autunno» di Elisabetta Liberatore, Pratola Peligna (AQ).
    Vince: Pubblicazione di un Quaderno di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione gratuita di 50 copie all’Autore – Pubblicazione della Poesia sull’Antologia e su Internet club.it.
    Questa la motivazione della Giuria: «Nella profonda e primordiale dimensione autunnale dell’umano vivere, generata dalla visione lirica di Elisabetta Liberatore, viene percepita “l’armonia senza nome/che palpita dentro un ricordo”, affondata nell’oblio e nel silenzio della “terra umida”, in un mondo naturale dove tutto si attutisce nella “filigrana” dell’esistenza dell’Uomo e dell’Universo stesso.
    Tra le fenditure della “terra” e gli orizzonti dell’esistenza umana, gli “sguardi” e la “litania muta” incatenano la poetessa a tale dimensione lirica che pare sospesa nel tempo: trama vitale da perseguire e silente condizione di cui tutto si nutre, palpitante e lacerante al contempo, lambita appena dalla “pallida vampa del giorno”».
    Massimo Barile


    Opera 4^ classificata: «Quei giorni di Auschwitz» di Lucia Lo Bianco, Palermo (PA).
    Questa la motivazione della Giuria: «La Parola di Lucia Lo Bianco, forte e vibrante, diventa intenso ricordo di coloro che hanno sofferto e perso la vita nei lager nazisti.
    La memoria del campo di concentramento di Auschwitz emerge dalle oscurità del pensiero, avvolto dal gelo dell’inverno e dall’orrore del cuore, ammantato di una dimensione disumana, nella quale l’Uomo è contro l’Uomo, carnefice del suo stesso sangue, tremenda ingiuria al senso di umanità.
    Nella visione lirica lo sguardo che circonda è “crudele”, la “lama del destino” inesorabile, e la vita stessa, come scrive la poetessa, diventa solo un “attimo”, sempre in bilico sul filo del destino.
    Lucia Lo Bianco rende in modo tremendamente autentico il senso di angoscia vissuto da coloro che hanno “camminato nudi” nei campi di concentramento, trafitti nel corpo, sofferenti e umiliati, ma “liberi nell’anima” in eterno».
    Massimo Barile


    Opera 5^ classificata: «Il mio silenzio» di Mariateresa Biasion Martinelli, Luserna San Giovanni (TO).
    Questa la motivazione della Giuria:«Nella lirica di Mariateresa Biasion il ricordo del vissuto esistenziale, “adornato di liriche immagini” e illuminato da versi generati nel “malinconico abbraccio di Erato”, s’incarna nella trama d’una poesia amorosa, tra rimpianto rimasto nel cuore e silente attesa dell’impulso lirico.
    Le ferite che hanno segnato l’animo sono ormai cicatrizzate e la poetessa desidera solo generare e far risplendere la sua Parola lirica, sempre intensa e penetrante, come un creatore che “anela ad alitare poesia”».
    Massimo Barile


    Opera 6^ classificata: «Incontri» di Alessio Baroffio, Rescaldina (MI).
    Questa la motivazione della Giuria: «Nella lirica di Alessio Baroffio emerge chiaramente la consapevolezza che gli incontri e le esperienze “insegnano la vita” ed ogni gesto, come ogni quotidiano passo che compiamo, sovente cambiano la trama dell’esistere.
    Durante tale processo lirico in divenire si presentano inevitabilmente le molteplici metamorfosi, i diversi mutamenti dell’esistere, dal sorriso al disagio, per giungere fino al sogno e, tra emozioni e ricordi, tutto conduce a raccogliere i frammenti esistenziali.
    Nelle “notti insonni” il cuore si è saziato con l’universo emozionale ed il poeta rende fedelmente il suo stato d’animo e la sua profonda intenzione lirica».
    Massimo Barile


    Opera 7^ classificata: «Ridi» di Marco Ferrando, Buttigliera Alta (TO).
    Questa la motivazione della Giuria: «La lirica di Marco Ferrando vive di una dimensione che pare sospesa nel tempo, decretando la condizione di decadimento e sgretolamento, come a constatare l’inevitabile lento dissolvimento: il mondo naturale circostante appare seccato e pietrificato, un mondo morente e disgregato, dove tutto pare inghiottito e svanito, come vaporizzato in un mondo immobile e silente.
    Il poeta rende fedelmente, e in modo magistrale, la condizione di dissoluzione ed evanescenza che dominano l’intera lirica con una presa d’atto finale che diventa decretazione e sigillo: rimarrà solo il mortale riso del filosofo Crisippo che “rimbomberà/nell’infinito silenzio”».
    Massimo Barile


    Opera 8^ classificata: «Debolezze» di Patrizia De Ponti, Londra (UK).
    Questa la motivazione della Giuria: «La poesia di Patrizia De Ponti s’incarna nella consapevolezza lirica d’una sofferta condizione dell’animo che si muove tra dolore e solitudine.
    L’anima smarrita si disperde in un vortice di parole, nella “vita che continua senza sosta”, come a decretare il vano dibattersi nell’esistenza e l’inutilità nel voler cercare risposte.
    La visione poetica di Patrizia De Ponti riconduce ad una comunione d’anima fortemente ricercata, e le figure simboliche dei “tristi naviganti” che solcano le acque incerte dell’avventura umana sono lo specchio fedele della condizione dell’uomo “confuso tra la gente”».
    Massimo Barile


    Opera 9^ classificata: «Il vento spinge il mio aquilone» di Lucia Ingegneri, Monza (MB).
    Questa la motivazione della Giuria: «La poesia di Lucia Ingegneri riconduce ad una condizione dell’esistenza, intimamente percepita e profondamente sentita, che diventa “prova di resistenza”, tra sentimenti autentici e gesti quotidiani.
    Il cuore della poetessa cerca la sua “poesia”, meravigliosa forza che illumina la vita, capace di condurre oltre le oscurità, dissolvendo il velo che ricopre l’esistenza, fino a quando l’anima ritroverà il suo equilibrio.
    Il simbolico vento del cambiamento “spinge l’aquilone” verso nuove “aperture”, nuovi orizzonti che trasportano in molteplici dimensioni e, nella percezione lirica della poetessa, il suo “Essere profondo” diventa respiro universale».
    Massimo Barile


    Opera 10^ classificata: «Dissolutio» di Stefano Fissi, Firenze (FI).
    Questa la motivazione della Giuria: «La poesia di Stefano Fissi si genera sulla linea di confine tra “bagliori” ed “attese”, ardore e brama, apparenza ed evanescenza, dove dantescamente il volto “muta sembiante”, fino all’estrema “dissolutio”.
    La lirica diventa decretazione della conclusione di un percorso, tra prove da superare e sofferenze da metabolizzare, dopo aver abbracciato le visioni notturne, dopo lo stupore dello “splendore del suo sguardo”, fino alla presa d’atto finale del poeta quando si ritrova “nudo”, e confessa “mi annullerò nella fonte di vita”».
    Massimo Barile




    Dal quarto al decimo vincono: Attestato – Buono valido per avere 30 copie in omaggio in caso di pubblicazione di un proprio libro con la casa editrice Montedit – Pubblicazione della poesia sull’Antologia del Premio e su Internet club.it




    In merito alla cerimonia di premiazione che avrebbe dovuto tenersi nella città di Melegnano nel mese di febbraio 2021, data la situazione pandemica attuale abbiamo stabilito di sospenderla e di spedire a mezzo posta i premi ai vincitori. Abbiamo inviato comunicazione agli Autori premiati con tutti i dettagli.


    Opere vincitrici




    Vittorio Di Ruocco


    Opera 1^ classficata


    Tornerò a cercarti tra le foglie


    Nell’ora prepotente dell’oblio
    io tornerò a cercarti tra le foglie
    tra i petali fiammanti di un roveto
    tremulo come l’aria che s’infuoca.
    Certo raggelerai al mio cospetto
    quando ti porgerò scarno e impietrito
    il mio più imperscrutabile sorriso.
    Ti chiederai se il vento di una notte
    poté cambiare a un tratto il mio cammino
    se gli occhi che imploravano perdono
    smarrirono per sempre la parola,
    se perso nelle latebre del tempo
    io sopravvissi intatto alla mia sorte.
    Ma non avrai risposte dal mio cuore
    marcito nel più orribile tormento
    scarnito dal dolore e dal rimpianto.
    E se vorrai restare nel tuo cielo
    a masticare comode certezze
    non lascerò che pallidi ricordi
    a dondolare nella tua memoria.
    Sarà un peregrinare nel passato
    fatto di nebbie fitte e silenziose,
    per te che non sai leggere il presente
    sarà la lunga notte della vita.
    Io resterò al tuo fianco silenzioso
    sperando che sia l’anima a parlarti
    a riportare in te l’intatta luce
    che svela la più dolce verità.
    E non aver paura del rancore
    è come un fuoco freddo e primordiale
    già pronto a trasformarsi se lo cerchi
    nel più potente brivido d’amore.
    Ma se il tuo volto dolce e tenebroso
    volgesse infine in altra direzione
    a me non resterà che un’ombra d’ombra
    a cui affidare il vano mio destino.




    Sergio Baldeschi


    Opera 2^ classificata


    A ruota libera


    A ruota libera
    macino onomatopeiche sillabe
    a filologici pensieri.
    Acquiescenze, acremente fagocitate
    dal doppio fondo dell’anima
    e assorbite dall’ansia
    che mal si piega
    al torpore della lingua.
    Anagramma di me stesso,
    lascio ai lari
    la custodia della vita
    e nella turba clandestina
    delle maligne bocche,
    promuovo la nemesi del verbo rapito.
    Nell’Arlecchinata del mondo,
    una liquefazione mentale
    smaschera l’alfabeto
    e senza baluginanti inganni,
    mi svela la dolcezza del divenire.
    Un tuffo nell’inchiostro,
    m’erige a quel canto
    che pettina le ali
    e fa volare alto.
    Predatore di stelle
    e Alfiere dei versi,
    metto la luna nel sacco,
    vezzeggio una lemma di cuore
    e mi tingo di poesia.



    Elisabetta Liberatore


    Opera 3^ classificata


    Terra d’autunno


    Dentro l’autunno
    è il piano inclinato del tempo,
    la pace del martirio
    di fronde macerate nell’oblio
    e l’armonia senza nome
    che palpita dentro un ricordo.
    Nuota nelle vene
    la fede placata
    del bollore rovente della sera,
    nel silenzio di strati di terra umida
    ricade come un’ombra esausta.
    Ha il sapore del miele
    la stretta mite di un sole estremo
    e il sopore del silenzio
    quando tace il brusio della vita
    dentro trame di rovi,
    tutto s’attutisce nella filigrana
    diradata del meriggio,
    la passione misurata
    nella luce esigua di ore fragili.
    Tra le pieghe della terra
    orizzonti disfatti
    e sguardi rifranti sulla pietra
    e la litania muta
    del distacco incompiuto
    incateno il mio ondeggiare quieto,
    il pudore delle vigne denudate,
    accarezza il vento
    la pallida vampa del giorno.



    Lucia Lo Bianco


    Opera 4^ classificata


    Quei giorni di Auschwitz


    Camminavamo nude
    senza il mantello dell’imperatore,
    leggere a rincorrere quel vento
    solo compagno nel buio dei pensieri.
    Ed era il gelo dell’inverno a coprire
    quegli sguardi, l’indagine crudele,
    un esame, una lama netta sul destino.
    Ancora adesso ho memoria di quel volto
    come un coltello dritto fino al cuore
    e mi salvava il libero pensiero,
    unico dono che ancora mi appartiene.
    Un freddo inverno, un muro, un taglio netto
    ed ogni cosa cambiava in un secondo;
    un taglio netto, un’accetta che calava
    e nuovi corpi sfrecciavano in un cerchio.
    Ancora adesso mi appaiono quei volti,
    smorfie distorte di vecchia umanità.
    Spesso ricordo le pieghe della pelle
    tirata a forza su ossa ormai consunte.
    Cosa rimane oggi di quei giorni?
    Una vetrina, un cumulo di scarpe.
    Forse camminano libere nei cieli
    regno accogliente di anime disfatte.



    Mariateresa Biasion Martinelli


    Opera 5^ classificata


    Il mio silenzio


    Rimane nel cuore il rimpianto
    per quel verso mai nato,
    sopito nell’anima stanca,
    in attesa di uscire dal buio
    di una notte senza poesia.
    E il ricordo di giorni fecondi,
    adorni di liriche immagini,
    di righe tracciate
    nel malinconico abbraccio di Erato,
    si trasforma in ferita profonda,
    cicatrice che segna il mio arido cuore,
    che ancora anela ad alitare poesia.




    Alessio Baroffio


    Opera 6^ classificata


    Incontri


    Ho incontrato qualcuno
    che ha annientato il mio nome,
    ha tramutato il sorriso
    in disagio e timore
    dentro insonni tempeste
    nelle notti di pianto.
    Il suo innato egoismo
    ha sconfitto il mio zelo
    masticando cinismo
    ha cibato il mio cuore.


    Ho incontrato qualcuno
    che mi ha condotto a sognare,
    raccogliendo frammenti
    di indolenti emozioni
    ha insegnato a librarmi
    oltre eterei ricordi.
    La sua presenza propizia
    ha attizzato la gioia,
    risvegliando gli ardori
    sotto coltri di tedio.


    Ogni incontro e battaglia
    hanno insegnato la vita,
    ogni passo compiuto
    ha cambiato la trama,
    tramutando la pelle
    in luminosa corazza.
    Di nessuna emozione
    son rimasto digiuno,
    non ho amato tutti
    ma non scorderò mai nessuno.




    Marco Ferrando


    Opera 7^ classificata


    Ridi


    Quando il respiro del vento
    smetterà di sbattere i portoni,
    e il pianto delle nuvole


    avrà sfiorato l’ultima persiana,
    secchi diverranno gli alberi
    inginocchiati i ramoscelli


    Quando il solido marmo
    e il vischioso catrame
    si faranno gemelli,
    e il cemento delle strade
    si sgretolerà pesante,
    scordate moriranno le case,
    disgregate cadranno le chiese


    Quando l’erba diverrà marrone
    e la terra molesterà i fiori,


    inghiottiti svaniranno
    i voli dei liberi passeri
    i nitriti dei forti cavalli


    Quando il mondo si fermerà,
    e guarderà amiche stelle
    chiudere gli occhi luminosi,
    e dormire in nere coperte,
    nulla sarà cambiato.


    Allora ridi, amico mio,
    finche ti farai Crisippo
    e il tuo riso rimbomberà
    nell’infinito silenzio




    Patrizia De Ponti


    Opera 8^ classificata


    Debolezze


    Non posso respirare la luce del mare
    Quando mi sveglio pieno di dolore
    Se guardo in faccia l’azzurro più profondo
    Perdo la forza di affrontare il mondo


    Non sono fatto per scorci di infinito
    Son troppo debole per sopportare ora
    La meraviglia che nasce dall’immenso
    La solitudine del nulla non consola


    L’anima mia smarrita in un bicchiere
    Si perde dentro ad un giro di parole
    Non ho bisogno di ricordare ancora
    Il gusto amaro di un mondo senza sole


    Voglio restare tra queste lenzuola
    Finestre aperte su case tutte uguali
    Dove la vita continua senza sosta
    Niente si ferma questa è la risposta


    Questa è la forza che ci porta avanti
    Che spinge il cuore a non aver paura
    E che ci culla, tristi naviganti
    Sulle acque incerte di quest’avventura


    Penso ai fratelli con cui condivido
    Questo destino di corse sempre stanche
    Parte di un tutto, figlio del niente
    Piccolo uomo confuso tra la gente




    Lucia Ingegneri


    Opera 9^ classificata


    Il vento spinge il mio aquilone


    Tante volte, al sorgere dell’alba,
    la vita appare sempre uguale.
    Eventi senza effetto, smarriti
    nel vuoto intangibile dell’infinito,
    regole di esistenza opacizzate
    da insicurezze, da sentimenti di rimbalzo.
    Dura prova di resistenza umana
    nel percepire, nel distinguere,
    nel capire se ci si sente degni,
    capaci di essere come si vuole essere,
    di agire come si vuole agire,
    senza veli di presunzione.


    Cerca il mio cuore il suo filato,
    la sua poesia, la sua forza dentro
    che rincorre la vita.
    Si dilegua la nebbia, si accende il sole,
    mentre l’anima in attesa
    si riappropria della sua bussola
    là dove il vento cambia rotta
    e spinge il mio aquilone
    verso una nuova apertura.
    Annega il respiro del mondo
    nel mio essere profondo.
    È come se al mondo nulla si perdesse.
    Anche la foschia è necessaria
    per apprezzare la luce
    con le sue sfumature di colori.




    Stefano Fissi


    Opera 10^ classificata



    Dissolutio


    Ti ho abbrancato al risveglio dalla notte
    e non volevo più lasciarti andar via
    le mie braccia stringevano il sembiante
    labile con cui mi visiti nel sonno
    quando mi sciolgo da cure trascorse
    da repliche che obnubilano gl’occhi
    e terso da ingombranti suffumigi
    mi affiso allo splendore del tuo sguardo.
    Un bagliore s’effonde opalescente
    nello specchio destato del cervello
    levigato quanto basta a ritenere
    ghirlande in convoluta processione.
    Ora il tempo si colora d’attesa
    che si frappone al momento bramato
    laddove l’essere si sgretoli in Te
    mi sembra spreco il resto dei giorni
    ché sola pregio l’estrema dissolutio.
    Ma non son io che firmo il decreto
    che mette fine a questa camminata
    prove e stenti son fulgide gemme
    incastonate tra trine e broccati
    con cui adorno la veste preziosa
    che frusciando scorrerà dalle spalle
    giacendo sulla terra abbandonata
    quando nudo sosterrò il tuo cospetto
    mi annullerò nella fonte di vita.



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