p=(#liberatore. Elisabetta Liberatore
Opera 1^ classificata
Potere dei versi
Cesello parole rubate al cosmo
fatte di pelle, muscoli e sangue,
un fuoco puro mai consumato
che alita vita là dove ombre furtive
soffiano inquiete nel grembo
dolente del tempo.
Veglio sui miei attimi insensati
come un’aquila vigile
dallo sguardo fisso
sulla plaga di luce e vento
dove illusioni rovinano
su scogli incerti.
Ascolto i canti
inascoltati delle lacrime,
i racconti di sguardi acquosi
bassi sull’asfalto,
inseguo i miei altrove
e i miei ovunque
che mi scorrono accanto
come preghiere roventi,
inafferrabili trame
di un universo ignoto.
Oh, potere dei versi,
essenza insondabile
che riscrive l’eterno
e la sua luce
in cui nulla, nulla
svanisce davvero…
Dario Marelli
Opera 2^ classificata
Archè
Ascoltami. Anche le stelle
si addormentano al buio
nella baia calma della notte.
aspettando un abbraccio, l’aurora
che sgela la parola.
Credimi. Ci sono vortici
che non sembrano fermarsi
al suono lieve della cetra,
eppure una nota di vento
è ciò che di meglio io possa
ritrovare. Ricordami
che eravamo puri, fertili
come prati da fiorire,
sabbia bianca e fine,
sperduta dall’altra parte
dell’oceano. Stringimi,
come se l’eternità del tempo
scorresse in un momento,
all’imbocco dei tuoi occhi.
E poi cancellami, perché
nulla è più felice dell’istante
che ci riconsegna all’origine,
là dove tutto si fonde nel noi
e la speranza di essere
non ha ancora un peccato.
Dove la vertigine del buio
è archè intima del mondo
e noi un futuro da incontrare.
Vittorio Di Ruocco
Opera 3^ classificata
Se tu mi regalassi l’infinito
Sei magma travolgente che risale,
tu liquida fanciulla delle nevi,
signora del tramonto e dell’aurora,
lampo che sferza i nudi miei pensieri:
magnifico ciliegio che s’infiora
quando la primavera è ormai lontana
e il gelo del ricordo mi consuma.
Se tu mi regalassi l’infinito
puntando il tuo sorriso nei miei occhi
certo la morte non mi sfiorerebbe.
Potrei innalzarmi fino alle tue vette
nell’onda di un crescendo rossiniano
e arrendermi ai silenzi dell’oblio.
Ma se dall’oltremondo della notte
un grido di dolore mi cercasse
saprei come trascendere la sorte
correndo quelle stelle luminose
che stanno alate a ricamare il cielo.
Nascosto nelle latebre del tempo
navigherei le acque misteriose
che dall’occulto mondo del passato
tempestano di sogni la memoria.
Attingerei la luce dall’aurora,
con uno scatto fiero e portentoso
per rivestire ogni mia parola
della più incomparabile bellezza.
Sarebbe come nascere davvero
nella più sacra delle tante vite
vicino alla tua immobile presenza
lontano da ogni fragile cammino
compiuto nel tepore dell’attesa.
Floredana De Felicibus
Opera 4^ classificata
Declinazioni imperfette di solitudini
(Al tempo del Covid 19)
Non avevamo mai tempo,
e adesso abbiamo capito
quanto è lungo un giorno.
Anonimo
E poi ho visto all’improvviso la luna
imboccare la voce imperfetta del silenzio,
la lacerazione di clessidre di polvere,
l’attesa labile delle ore informi.
Assorta nell’oblio, sono rimasta,
ferma, appoggiata all’inerzia,
racchiusa in uno spazio neutro,
a cercare invano, in lontananza,
il segnale remoto di un passo,
il percorso delle cose certe.
Con la sua pudica assenza
l’aria era un rimando di orme
ubriache di sguardi; quasi un lamento
le memorie agli orizzonti,
visione opaca il capriccio di un sogno.
E sono rimasta lì a decomporre
il dolore comprimermi il cuore,
le prospettive incerte di un mondo,
a ridisegnare trincee lungo i confini del fato,
un rimpasto di dadi…
E mentre scarno era il cielo di aquiloni
e si alternavano ai muri le ombre,
a strapiombo, su terreni scarni,
tra squarci d’asfalto
si svelavano accenni di vite,
tracce di semi raminghi
forgiati dall’azzurro almanacco del vento,
dall’intreccio infinito di gocciole e pianto.
Nella dissoluzione del tutto graffiavano
e graffiano ancora le voci disperse,
gli echi dei passi senza più albe,
gli amari sussurri di un dolce ricordo,
le parole narranti di una vuota stanza.
Nel chiaroscuro di una primavera che avanza,
la speranza ora è nel volo sparuto di una rondine,
torni alla grondaia a nutrire i becchi aperti
sotto un cielo incerto di un altro giorno svanito!
Sergio Baldeschi
Opera 5^ classificata
La vita si è fermata
Tutti in cassa integrazione,
il rango delle mistiche virtù
ha decretato il trasmuto
che redime e obnubila il senso.
Un virus letale
ha invaso la Babele
dei bipedi a oblazione,
svuotato le tasche
e nascosto i sogni
dentro parametri minimalisti.
Rinchiusi nel suono
di una fredda moneta
e impagliati dai tassidermisti dell’etere,
i vitruviani cosmopoliti
hanno imparato in fretta
l’arte della vita.
Nel granciporro universale,
paralogismi a scacchiera
distanziano cuori a propulsione.
Una rabbia mansueta
trasuda dalle guaine in pelle
e oblitera l’irreversibile.
Il mondo reale non esiste più.
L’iperuranio è stato bendato,
non respira, non dà segni,
c’è solo l’ansia pupillare
a spicciare molecole filigranate.
I sorrisi e gli abbracci
sono stati banditi
per recidere i legami con il cuore
e spurgare l’anima.
La vita si è fermata
dentro ad una stazione vuota,
ognuno scende con la propria storia,
ma ciò che più gli resta…
sta nella valigia dell’altro.
Paola Amadei
Opera 6^ classificata
Finestra n 1
S’apre,
sul sipario della vita,
amalgama di gemme,
foglie cadute, fiori recisi,
dall’ordito tessuto con fili argentati
e riverberi perlacei d’opali incantati,
una finestra colma di luce.
Al di là l’Eden perduto,
i cui struggenti profumi di ieri
ammaliano insistenti.
Al di qua i fremiti d’un vuoto.
In mezzo,
rarefatto e indeciso il presente.
Esitante,
affondo le mani nella creta dei ricordi,
incapace di scernere quali trattenere.
Mi soccorre il colore degli affetti,
limitando le infinite opzioni,
entro cui sovente m’attardo,
smarrendomi.
Floriana Menozzi
Opera 7^ classificata
Tra le acque del torrente
La seduzione del silenzio risveglia memorie
dolcemente cullate dall’abbraccio del tempo
…quel torrente impetuoso
stagione lieve del mio cammino
ignara certezza di felicità
ebbrezza assoluta di ogni istante
vita che mi scintillava tra le mani
come quelle indomite acque
che cercavo di afferrare
Ripensare
quel fluire infinito
anelare tra arabeschi di luce, vorticar tumultuoso
suggestioni di eterno
ove nulla si perde
ma si cerca, si invoca
mi chiama…
Negli iridescenti giochi d’acqua
rifulgono giorni lontani
incorrotti
nel canto della cascata
voci d’anime in cammino verso l’eternità
precipitato di infinito
per un tratto mi accompagnano
festose, purificate
sublimazioni ineffabili
che il cuore fecondo coltiva
nella sua nuova stagione
prezioso suggello
del mio breve attimo
Fiora Blasi
Opera 8^ classificata
Marzo 2015
Psicologia da due soldi o vita d’armadio
Non è la voglia di stare
davanti a un camino
è voglia di essere camino.
Con gli armadi
è diverso
lì sì ci starei piegata
accovacciata anzi ordinata
in me stessa
chiusa.
Lì dove tutto sembra
avere un posto
e odora di pulito.
Questa regressione
fino a una cosa…
Non sono convinta che tutte le cose
siano a noi inferiori.
Il punto è volersi ripiegare fino a
diventare lenzuolo in un armadio.
Angelo Cicatelli
Opera 9^ classificata
La Compassione Del Vento
Sembri tu ma non lo sei,
sono sempre tristi e ingannevoli i moti dell’aria a illudermi che giunga qualcuno
gobbe ridotte a spettri del passato che non mi cercano e ricordano più
una nuvolaglia di ombre generata da cerini che all’epoca mi illuminavano,
mentre il vento mi soffia addosso vesti di crisantemi
ed io lamentoso e insopportabile come il languore di un gattino affamato
attendo la fermata prenotata dal vento che giunge a compatirmi,
a pettinarmi il pelo scompigliato dalla solitudine,
a rendere indolore la planata della foglia secca sul prato
io cartilagine recisa dal ramo malato dell’albero…
Questo vento mi getta nell’imbuto della mischia dei ricordi,
riesco a coglierne un sottile strato come polvere sopra un mobilio
vivo dentro bauli che sono invecchiati pari passo con me e granuli iperattivi di malinconia,
mi addormento dopo lunghe letture rimaste sospese sopra mensole dai colori di un frutto inodore
mentre nelle mie pupille scorre vivace un tunnel ventoso
dove insegne raccomandano di calarsi dolcemente dalle pareti dei miei abissi
invitano a portarsi appresso una lanterna,
qualora il vento cominciasse a giocare con la fiammella rendendoti irrecuperabile dentro me…
Alessio Baroffio
Opera 10^ classificata
L’altrui libertà
Persista memoria di stelle soffocate,
di schiavitù ancestrali
e gusci abbandonati nel mare
di un cinico egoismo.
Mai celato l’urlo dinanzi
alle compiute atrocità,
agli iniqui fratricidi
cullati da cuori senza coraggio.
Rimanga ricordo
di quotidiana violenza
di inflitti lividi da vigliacche mani,
di maschere lucenti su visi tetri
padroni di contagiare il mondo
con reprobe ed efferate guerre.
Resti la voce indomito scudo
contro violati diritti,
la mano tesa a privilegio
di diversità repulse.
Solo così oseremo il sogno
di serbare la libertà altrui
e scomodi ed incauti
troveremo la nostra.