Chris Mao
Opera 1^ classificata
Dove tutto sboccia in solitudine
Ogni mattina punto alla tempia
la bellezza nascosta
dei miei sogni sopravvissuti
all’epidemia della notte.
Dove tutto sboccia in solitudine
cambio il peso dell’odio
frantumando le simmetrie
delle mie ombre, immerse
nella perfezione degli istanti.
Dove nasce il buio degli errori
ascolto la sirena dei miei pensieri,
coralli resistenti alle maree
di una dolcissima disperazione.
Affronto così l’inganno della vita
venerando la mia volontà
di tacere nel diluvio delle offese,
chiudendo la porta alla rabbia
sprigionata da un giro frenetico
di pupille,cercando nella sacca
delle certezze,il credo silenzioso
che non concede alle braccia
il mulinello della ferocia.
Alessio Baroffio
Opera 2^ classificata
La porta del passato
I relitti dei tuoi pensieri
colano dentro il dolore,
nello sgomento della solitudine
quel tuo nome pare scritto
nelle pagine dell’inverno.
Eppure quegli occhi miopi
smarriti dentro notti insonni
ritrovano un vivido sussulto,
mentre le labbra morse
bruciano l’ostinata paura.
A capo chino rimani appeso
alla tua anima spezzata,
nella tua fragilità apparente
inizia la lotta per cambiare
il tuo iniquo destino.
Accucciato nei tuoi lividi
raccogli nuova forza,
sotto briciole di speranza
trovi quel brivido di coraggio
per chiudere la porta del passato.
Quando all’improvviso
scorgo il tuo anelato sorriso
meraviglioso appari
in quegli spazi di rifugio,
dove inganni il cuore.
Rossella Giuliani
Opera 3^ classificata
La solitudine dei pensieri
Ruggenti dolori scuotono la mia anima,
temo l’oblio che mastica i nostri sogni,
dimenticati, come si dimenticano i pallidi
giorni dell’abbandono.
Odo il gravoso frastuono della mente
che rende i miei giorni senza riposo,
pula che il vento disperde impietoso.
Non rendo onore alle calde notti,
ai mari infiniti che acquietano i miei patimenti,
l’implacabile morsa della malinconia
fa brandelli della misera anima,
e non mi resta di fatto fedele
che la solitudine dei pensieri.
Dario Marelli
Opera 4^ classificata
Aghi di pino
Sono chiusi negli scrigni del cuore
ricordi palpiti rincorse per le scale,
il vuoto in gola mentre si faceva la conta
il tremore del lume che infiacchiva
e ci lasciava al buio, ammutoliti,
senza saper che fare e poi sgusciare
al sole, calzoni corti e fronte al vento,
virgulti imberbi di un ulivo
scordato sulla panca di una chiesa.
Così eravamo, inconsapevoli,
e non sapevamo del maestrale
che avrebbe sorpreso e riversato
i nostri sogni come aghi di pino
in una fuga di dune sulla spiaggia.
Ci ritroveremo curvi un giorno
ad un requiem su quella stessa panca,
affacciati al varco necessario,
mentre a pochi passi sulla piazza
furtiva e estranea fra le dita
scorrerà acqua fresca di fontana
e con lei la nostra vita.
Sarà benedizione di un istante,
arcobaleno di un sorriso nuovo,
luce dischiusa prima del tramonto.
Francesca Croci
Opera 5^ classificata
In questo niente.
In questo niente indefinito
– definitivo sempre – ci sei tu
definitivamente assente.
E nel silenzio che si espande
soverchiante
sordo alle implorazioni
c’è un fremito convulso
ed imperante
ci son languori prosciugati
sete di baci rinnegati
annegati nel pozzo della gola
vuota di te
ma ancora lasciva di saliva.
In questo niente di me
c’è ancora troppo esubero di te
odore di disfatta
ricordi sotto assedio
il senso di un ridicolo dissenso
la scelta esasperante di lasciare.
In questo niente
indefinito del presente
ora vivo e soccombo
sotto il peso morto
di decisioni gravi e improvvise
dettate dalla furia di rivalsa
e da risentimento oramai spento.
Ma intanto
resta lo schianto
resta il mio canto
penoso ed insincero
– un alibi al rimpianto.
Floriana Menozzi
Opera 6^ classificata
Cosa rimane?
Come era bello il mondo
filtrato dalla purezza dei tuoi occhi
e la vita
con la mia mano nella tua
sfavillante di colori e promesse
…anche il dolore
quando insistente
ha incominciato a bussare alla porta
vibrava di complicità, tenerezza
vita
Nascere
rifulgere nello sguardo di chi ha atteso
essere sogno, speranza, risposta
incamminarsi insieme
verso un’estate che profuma di sempre
vivere, inciampare…cadere
accompagnare lungo la via dolorosa
tra lacrime a stento celate
fino all’addio
ad un arrivederci dai contorni solo immaginati
tenacemente vagheggiati
Cosa rimane
del piccolo, unico, irripetibile
nostro sentiero?
Giorni mai raccontati
un’aura di inestinguibile nostalgia
e quel tuo profumo di madre
carezza inconfondibile
che oggi ancora mi sfiora
Eros Bonicioli
Opera 7^ classificata
Immortali rami cingono il cielo
colle loro folte chiome tempestose,
rimbomba tonante l’iridescente notte
e ‘l caos è come un grembo materno,
un tacito stagno di guizzanti pensieri:
strali dorati ne trafiggono lo specchio,
ne oltrepassano la lucente superficie
sprofondando in quell’indistinto riflesso
per varcare le porte del regno di Oniro,
le fitte radici dei sogni si trasmutano:
ecco il traghettatore sul suo legno,
frammenti d’esistenze senza volto,
l’incomprensibile trascende l’abisso
valicando le rive di quel plumbeo fiume,
tra i cieli e le profondità della terra:
anime divulse da un’incongrua realtà
come un’illusione che va dipanandosi
tra le schegge d’infinite percezioni,
indistinta e caliginosa distesa di nubi,
spezzato è il legno nell’eterno vorticare,
l’anime, come della sabbia i fini grani,
nella vitrea gabbia del tempo menzognero
fluiscono in frantumi prigioniere della vita.
Elena Musarò
Opera 8^ classificata
Dolci silenzi
Calde solitudini
su strade affollate di silenzio
si aggirano di volto in volto
aggrappate ad ogni mano penzolante
si infilano in tasca insieme agli spicci di resto
sotto i cappelli per stare più in alto
dentro ai saluti per farsi sentire.
Dolci silenzi,
dentro occhi pieni di rumore
sotto passi troppo coordinati
spalle troppo alte,
lingue biforcute.
Calde solitudini
rimbalzano tra incontri scontratisi
tra anime incastonate nelle righe di una rilegatura,
tra mani che impastano la vita ogni mattina.
Dolci silenzi
cantano odori speziati
per le orecchie che tese al cielo
si lavano di malinconia.
Eliana Romeo
Opera 9^ classificata
Frammenti di me
Crollan le scale
che sto percorrendo,
senza volger lo sguardo
delle macerie incurante,
continuo il cammino
verso un altrove distante.
Frammenti di me
per terra disseminati
implorano aiuto.
Non li sento,
urlan disperati.
Non li vedo.
Proseguo
e non so
se è salita o discesa,
partenza o arrivo,
disgrazia o destino.
Inseguo
il domani di ieri,
il futuro passato,
quel che ero
per sempre andato.
Ma una lacrima resiste,
così leggera,
così pesante,
come i sogni perduti
a rincorrer certezze,
come il tempo mal speso
a lesinar carezze.
Tutto muta e lei persiste.
Vanda Pirone
Opera 10^ classificata
E scrivo parole…
(del poeta)
E scrivo parole
che svuotano l’anima,
come sciame di foglie,
che,
il vento scompiglia
e,
poi raccoglie.
Mulinelli di pensieri,
si incrociano,
si perdono,
si stringono,
per non cadere
nel vuoto del tempo.
E scrivo parole,
per guardarmi
allo specchio,
vedermi riflessa,
cercare la mia anima,
vestita,
solamente di me.