Rosanna Spina
Opera 1^ classificata
Non sai che la montagna è una clessidra
Non sai che la montagna è una clessidra:
ti senti al suo cospetto una formica
che arranca
e non si arrende alla fatica
ma attento, ché potresti scivolare
sul ghiaccio, mentre un’aquila nel cielo
ti osserva, e tu che stai
per sdrucciolare
affidi a qualche Dio la tua preghiera
mentre un sasso precipita
nel mare.
Quel sasso è il peso morto degli errori
e il tonfo nell’abisso è il suo destino:
dal fondo non potrà più risalire
né mai potrà fermare con l’invidia
quel soffio in leggerezza delle ali
con cui s’invola alto il tuo pensiero
quando su roccia
l’occhio della luna
incide la sua dedica al mattino:
è allora
che ti sembra di aver dentro
la vastità purissima del cielo
e ascolti, nel concerto dell’immenso,
la voce silenziosa del tuo Dio
Giorgio Valdes
Opera 2^ classificata
Teti
Dopo il vespro di preghiera
lungo la strada di pietra
scialli neri al vento
separano lacrime e pioggia
mentre l’ombra dell’inverno
cala sui volti austeri di donne
che nei cuori tessono silenzi
e nelle rughe contano stagioni e segreti.
Stanno i vecchi seduti a granir le ore
tra orizzonti lontani di ricordi sbiaditi
e nel cielo osservano giochi di nubi tra arcobaleni.
Nell’aura della sera occhi innocenti di fanciulli
cercano la prima stella che timida appare
tra la falce di luna e il profilo maestoso della montagna
mentre lieve cala la nebbia sulle case di pietra
nicchie di focolari e scrigni d’affetti.
Scorrono tra le canne le tremule acque del ruscello
sussurrando ai cuori note di quiete e pace
e plana il falco verso la rupe del riposo
spandendo nella valle l’ultimo strido
attutito dal manto di neve.
Pugno di case perse sul pendio della montagna,
a voi arreso ritorno quando lo spirito
varca impavido i confini del pensiero
e il respiro chiede tregua all’affanno.
Seduto sulla pietra che separa
i pascoli dal bosco di querce,
rivolgo lo sguardo all’orizzonte
e lascio che l’onda del silenzio
mi conduca sino al nido dell’anima.
Annalisa Donà
Opera 3^ classificata
Mirko delle Selve
Guarda i suoi occhi,
i grandi occhi silenti
che volano alti
seguendo traiettorie di falchi.
Ha ciglia di cardi
e pelle di rudi prataioli,
magre ginocchia,
caviglie di selvaggi caprioli.
Ha denti di greto fiumano,
risate di echi tra le valli;
ha poche parole,
sentieri di rovi attorcigliati
e piste nascoste
che lui solo sa trovare.
Segui i suoi passi,
i passi di un bambino di montagna:
solo voli di libellula
punteggiati sulle rocce di un pascolo,
tra cespugli di gregge tosato.
Ha una verga sulle spalle
poggiata sulla nuca
tra le pieghe delle braccia sollevate.
Ha muti discorsi fatti al cielo
nell’odore di erbe tagliate.
Guarda i suoi occhi,
i grandi occhi silenti
di un bambino di montagna:
hanno piccole pupille d’infinito,
cadute di acque verso il vuoto,
baratri e vette,
complicità segrete.
Carla Baroni
Opera 4^ classificata
Ritornerò da te montagna viva
Ritornerò da te montagna viva
che ogni giorno di più t’abbracci al cielo
penetrando le nubi come spada,
ritornerò da te a primavera
quale ghiandaia che ricerca il nido
abbandonato tra le foglie verdi
tremanti al vento della quercia antica.
Io vengo da lontano, da una terra
dove l’ala del tempo già si artiglia
alle corrotte mura distillanti
lacrime amare d’odio e di veleni.
Ritornerò da te
e poi berrò alla fonte acqua sorgiva
e laverò le membra nel torrente
come vergine casta che rinnovi
sacro un rito di purificazione.
E nel cantilenante mormorio
del frangersi dell’acqua sopra i sassi
ritroverò, anche per pochi istanti,
un punto fermo al mio confuso andare
di viaggiatrice che non sa la meta,
uccello migratore abbandonato
che vola basso nella buia notte.
Paola Salvatori
Opera 5^ classificata
Incontro d’amore
Dalla strada sterrata
ti ho chiamata per nome:
grande Madre, bellezza di vita,
mi hai preso con mano leggera
dalla collina in fondo a S. Giacomo
alla valle del Tuo grembo.
Mi hai seguita in attesa
che arrivassi dal crotto
sulla soglia dell’anima.
Nuvole congiunte
disegnavano una traccia
nel velo del cielo: la mia vita!
Cammino incuriosita,
abbagliata dalla luce del sole
nel rivo che nasce dai tuoi piedi
dove tutto è silenzio e purezza.
Un messaggio d’amore è il Tuo bacio fuggente
come il volo di un marangone
posato sul lago del Monte Spluga.
Ammirevole Venere, vestita d’amore,
dolce e verdeggiante,
vorrei valicarti sulle ali del tramonto,
vorrei appigliarmi sull’alta cresta dello Spluga
e posare le mani sul tuo manto solenne.
Vorrei chiudere gli occhi tra il soffio del vento nelle tenebre
per respirare la saggezza tra il profumo dei Tuoi scoscesi, bianchi capelli
e risalire alla luce per risvegliarmi all’alba
sulla cima con una dolce carezza.
Imponente e incantevole,
con occhi profondi mi guardi
con la ricchezza floreale dello spirito.
Odo la Tua voce,
l’eco di una musica soave
portarmi sulla retta via del ritorno
nel gioioso abbraccio di un eterno girotondo,
tra le grandi catene della vita.
Stefano “Camòrs” Guarda
Opera 6^ classificata
Compagni di cordata
Lentamente alla memoria sovviene
il ricordo del tuo sguardo sereno,
mentre infreddoliti nella valle dormiente
preparavamo un felice partire.
Così è stato per me, solo
nuovamente in questa fresca alba,
quando il commiato dell’ultima stella
incoraggiava a muovere il passo.
Roccia or umida e un incrocio di legni
mise l’uomo a rammentare l’eterno.
Un mare di mughi a nasconder la via,
braccia dannate parean uscir dall’averno.
Per giunger lassù con fatica,
a gioir del brillio d’una Croce
ed il cuor stupir del vibrante ricordo,
che al racconto ogn’or, tentenna la voce.
Ciò che oggi chiedo, a differenza d’allora,
è solo lungo e purificante cammino.
Ogni passo una silenziosa preghiera.
Ogni masso una preziosa memoria.
E mentre giungo nuovamente alla cima,
avvolto da un flebile sole a schiarir la salita,
scivolare tra le dita sento, una conosciuta gioia;
come ogni cosa si perde, prima o poi, in questa nostra vita.
Anna Santarelli
Opera 7^ classificata
Dal piano al monte
S’adagiano verdi campi
nel piano – orme di umani
passi – storiche memorie
s’addensano in castelli
feudali, in tesori di parrocchiali
sconosciute eppur vibranti
d’armonia, come corde d’arpa.
Prati rigogliosi si disvelano,
risalendo la valle, antichi borghi
alle alture allacciati
distillano odori e sapori
d’un tempo perduto e l’inquieto
vociare della città già diviene
concerto del silenzio.
Mentre limpido è il canto dei
torrenti e nelle verdi tavolozze
delle sponde bruni merli si scorgono
in cerca d’acquatiche prede…
Passo dopo passo, fitta si fa
la trama della montagna e più
intensa la sua narrazione:
è la vita che scorre, rinnovata
e perenne, tra i boschi di larici
e cembri, tra rocce superbe e
ghiacci abbaglianti a mostrare
la vetta.
Interiore geografia dell’anima
imbevuta di mistero.
C’è ancora un mondo
– la montagna –
a custodire incomparabili
sentieri dello spirito. A svelare
inediti volti di Luce.
Pieralda Albonico Comalini
Opera 8^ classificata
Nel centro del poema
(presso il lago di Montespluga)
Nell’acqua chiara tuffa l’amo
il pescatore paziente
le mucche brucano fiori
il muso che lecca altro muso
paziente, l’occhio dolce, sereno
il pescatore guarda l’acqua
come un fiore o un uccello implume
come il poeta si esercita
nello splendore che salva
ed è
il lancio
esatto
e il pesce dalle scaglie d’argento
appare a fior d’acqua, si dibatte furioso
ed è
nel centro del poema
come un dio
che si offre un istante
e tanto basti.
Luca Bonati
Opera 9^ classificata
Delirio verticale
Siamo vite sospese,
appena aggrappate
a minuscoli appigli
di strapiombanti pareti,
nel sogno ardito
di perderci nell’azzurro
sopra il baratro del vuoto.
Anime spoglie
sulla nuda pietra
che cercano vibrazioni
tra le corde tese
di solitari desideri
e improbabili domande
a dubbie risposte.
Acuminate falesie
si stagliano in alto,
grigie pietre lisce
dal filo tagliente
dove arrampicano
tra gocce di sangue
i cuori inquieti.
Briciole d’umanità
lungo inviolate vie,
a sfidare l’olimpo
e verità assolute,
in questi attimi
intensi e lucidi
di delirio verticale.
Davide Tarabini
Opera 10^ classificata
Luscera
Alpe d’Olcera in Valle Spluga
Pane di meraviglie ai miei piedi
luce mistica nell’aria
gorgoglio di mute parole nell’acqua.
Questa è Luscera!
Sopra i vuoti delle fantasie
sopra i precipizi delle paure
sopra i silenzi dei perché
poserò sassi per il mio rifugio.
Tracce di vita
sul papiro del mio cuore
tracce di morte
sull’orlo macchiato della cengia.
Viandante dei cieli assurdi,
assisterò alla potenza del nulla
all’evocatività delle altezze
alla terribile invenzione catartica
delle tempeste.
Giulia Vannucchi
Opera 1^ classificata ex aequo sezione Poesia Giovani
Alpeggio
Nei verdi confini
disegnati
dal grigio giallastro
di serpeggianti vie
massi di carne
dai dolci occhi
contemplano distanti
l’affannoso vagare
di vocianti estranei.
Solo la notte
col suo sipario
blu dipinto di stelle
chiuderà alla vista
le ferine mandrie
e recherà pace
nelle divine orecchie
delle miti
corpulente dee.
Fatica
L’erto nastro
di terra e di sassi
si svolge ondulato
sul verde velluto
tracciando severo
un percorso antico
di sudore e di fatica ornato.
Ma il passo,
lento e sicuro,
non si scoraggia,
non indugia,
percorre saldo
con animo forte
l’avventura della vita.
Sofia Marini
Opera 1^ classificata ex aequo sezione Poesia Giovani
Sulla mia montagna
La mia pianura,
distese di prati,
luoghi sognati,
sentieri che salgono….....
Gente che va,
gente che viene,
la mia pianura guarda da quaggiù,
la montagna che sta lassù.
Canzoni di vento,
fruscii di foglie,
la mia montagna la tristezza toglie.
Notti stellate,
boschi fatati,
quassù ci sono luoghi incantati,
giochi e misteri,
alberi nascosti dai veli;
perchè la mia montagna si può ammirare,
al di là del cielo,
al di là del mare.