Caterina Lanodi
Opera 1^ classificata
Origami di gabbiani
Non so ancora cosa scriverò,
seduta di fronte ad un tacito foglio bianco
ti parlerò,
dando voce al mio pensiero
userò la mano del cuore
per colmare d’emozione ogni sillaba,
in modo che tu, ne possa gustare il sapore
coglierò dai miei ricordi
l’ irreale imbrunire sull’umida sabbia del mare,
il profumo d’agrumi e le foglie vivaci
che ci fanno ammaliare dell’autunno
intingerò la punta del pennino
nel bruciante colore delle mie lacrime,
perché solo così potrai coglierne il fremente rumore
e narrerò delle dolci fate
che abitano i castelli della mia fantasia,
con loro potrai sognare, ogni volta che lo vorrai
ti metterò in guardia dai cattivi maestri
che affollano impropriamente le cattedre della saggezza,
sono loro a tramare le dure guerre nascoste nei cuori
leggerai tra le righe
quello che non so dire con la mia bocca,
ti stupirai nello scoprire, le grandi praterie della mia anima
e poi, solo per te amore mio,
formerò frasi libere come origami di gabbiani bianchi,
perché volino leggere nel mio cielo di carta
Adriano Scandalitta
Opera 2^ classificata
Cascina abbandonata
Nella cascina abbandonata
rari voli di rondine
e tanti calcinacci,
rughe che lasciano a nudo pietre
che in breve si sfalderanno
e tutto cadrà in rovina,
tutto sarà ridotto in polvere
Brandelli di una vita
un tempo pulsante, attiva
che si disperderanno nell’oblio,
con il cuore palpitante di nostalgia
e con gli occhi lucidi di pianto
perché la cascina
era un rifugio sicuro,
un piccolo paese,
dove i rintocchi del lavoro
e i fremiti dei cuori
erano la vera vita.
Grigiore
Prima che il sole
sfaldi le nubi
e il vento le rastrelli,
facendo risplendere il cielo,
mi piace vagare in questo grigiore
che sa di attesa,
che fa indugiare il cuore
e gli fa apprezzare i contorni stanchi
ma pure felici della vita
…Non sempre,
lo splendore accecante,
fa respirare il cuore!!
Lavinia Bova
Opera 3^ classificata
A mia figlia
Lacrime di immensa gioia e di liberazione
versate insieme quando venisti al mondo: la mia vittoria più grande
Occhi immensi sgranati a scrutare il mio volto
e minuscole avide manine aggrappate alle mie…
Roseo fagottino odoroso di talco e di buono
e per nome una canzone d’amore…
Ed era vita il sospingerti pian piano alla vita
crescendo con te
E lunghe passeggiate
per scaldarci al primo sole di primavera
E ninnananne dolcissime per addormentarti la sera
mentre la luna dal cielo ci faceva l’occhiolino
Mille stelle scintillanti aspettando la notte di Natale
coriandoli e stelle filanti al giungere del Carnevale…
E poi la scuola con i successi e i dolori
ed i primi dispiaceri per i tuoi piccoli grandi amori…
Finché, crudele e temuto il tempo è giunto:
camminerai da sola lungo le strade della vita
E questa mia strana, indigesta colazione solitaria
diventerà la consuetudine…
Ma anche se vivremo lontani
l’amore che ho per te annullerà ogni distanza
e sarò sempre al tuo fianco
a condividere gioie e dolori che verranno…
E ci scalderemo ancora sotto lo stesso sole
e riposeremo sotto la stessa luna
e sogneremo guardando le stesse stelle…
E anche le gocce di pioggia
che ora scendono provvidenziali
a camuffare le mie lacrime saranno le stesse…..
Franco Calzolari
Opera 4^ classificata
I segni del tempo
Sovente mi soffermo ad osservare
su lei, i segni di travagli e malanni
le forme che il tempo ha cambiato,
il volto segnato da dolori e affanni.
Guardo le mani sue, ancor operose,
anche se scarne e incartapecorite,
segnate dal lavoro quotidiano,
e da cicatrici di vecchie ferite.
Corre il pensiero a ritroso nel tempo,
per rivederla giovane e aitante,
nel suo candido abito da sposa,
e l’espressione dolce e sognante.
Come in un film sfilano i ricordi
dei bei momenti in allegria passati,
delle nostre grandi aspirazioni
dei sogni giovanili agognati.
Ma come eterea bolla di sapone,
che svanisce all’alitar del vento,
la crudele realtà torna pressante,
a portar tristezza, nostalgia e sgomento.
Se però nell’intimità del talamo,
la mano sua, la mia cerca ancora,
forte la stringo e scema lentamente
la pena, che gravava fino allora.
Anna Maria Cardillo
Opera 5^ classificata
Ai miei figli
Nei vostri occhi mi specchio,
rami e contemporaneamente radici
che per sempre mi legheranno alla terra,
diversi come il bianco dal nero,
fratelli come il pianto ed il riso.
Amati, ciascuno, prima e più di ogni altro,
accarezzati sulla pelle tesa del ventre,
gridati fori e messi nel mondo
per ogni giorno della vostra vita.
A voi, figli orami uomini,
che in casa venite bussando alla porta,
scrivo lettere senza inchiostro e senza parole
per lasciarvi questo mio esservi madre
da chiudere a chiave nel tempo.
Piera Zucchella
Opera 6^ classificata
Mano nella mano
Una promessa fatta in una chiesa…
la prima scintilla di un focolare acceso…
passati cinquant’anni, in questo focolare,
arde ancora la fiammella dell’amore.
La mano nella mano,
tra sacrifici e gioia,
uniti più che mai,
nel momento della prova.
La chioma un po’ più bianca,
la voce un po’ stanca,
siamo tornati nella stessa chiesa
per un ringraziamento e una preghiera.
Un grazie a chi ha guidato i nostri passi,
inondando di luce i nostri spazi
e una preghiera, una preghiera sola
che ci conservi la salute nella gioia.
Gente d’Abruzzo
Dopo la tempesta, la quiete pian piano ritorna,
un arcobaleno all’orizzonte fa da ponte verso il cielo,
le nubi diradandosi cedono il posto al sereno,
il sole e la luna dall’alto inondano di luce e di speranza.
Cuori che si cercano, mani che si stringono
in una catena di solidarietà e fratellanza,
dalle macerie di una terra in ginocchio,
il cupo dolore lascia il posto alla speranza.
Da tutto il mondo, con solidarietà infinita,
fanciulli innocenti si danno la mano
in un girotondo d’amore e condivisione sentita,
si spera in un domani migliore, si ritorna fiduciosi alla vita.
Lorenzo Laneve
Opera 7^ classificata
E tutto ha un senso
Il grido più forte, tra silenzi lontani,
vola ed esplode,
nell’aria senza confini
Raggiunge l’infinito,
come dardo di fuoco nel buio.
Volando nel vuoto.
E’ un attimo soltanto,
poi tutto ha un senso,
e il buio diventa incanto.
Esser luce che piove,
destando il sogno,
che s’alza, e vibra nel Sole.
Diventar vento che vola,
correndo libero,
come sospiro che gonfia una vela.
Ed essere ovunque,
restando immobile,
in un pensiero qualunque.
Rossella Priolo
Opera 8^ classificata
Quindici Novembre
Scavo dentro di me
cercando un’idea luminosa
che mi faccia gioire un po’,
ma oggi è un giorno triste
quanto vuoto intorno a me,
vaga la mia mente
ottenebrata dai ricordi
posandosi dove amarezza trova,
il mio cuore si stringe in una morsa
rievocando affetti e sentimenti
per ciò che è stato
e non esiste più.
Cerco con le preghiere
conforto in questo mondo
per me e per chi come me
urla di sconforto,
questo giorno è fermo nel mio cuore
come un orologio rotto
quanta disperazione,
ma un’immagine vive nei miei occhi
anche se le tue spoglie son sepolte,
i sacrifici son volati via
come foglie al vento,
come la speranza,
di quel domani che sognavo
mi rimangono solo ricordi e sensazioni,
tutto si è dissolto.
Il cielo a poco a poco si è oscurato,
un lampo dopo un po’ l’ha illuminato,
in lontananza è rimbombato un tuono,
e gli occhi tuoi già serrati sono.
Tutto si è spento
tutto è ormai perduto,
tutto è successo
quel Quindici Novembre.
Elisa Bassi
Opera 9^ classificata
Il pensiero nella notte
Il pensiero nella notte
apre le sue finestre
al profumo proibito del cielo.
Continuo ad osservare
i giochi del tempo
per poter rivivere ieri.
Il canto indefinito
della rugiada bagna
il respiro della natura.
La luna si spegne,
nel notturno scemare
verso il giorno,
in una lacrima
che racchiude
i miei ultimi sogni.
Liliana Paparini
Opera 10^ classificata
Questo canto
Forse, non Ti raggiungerà
mai questo canto!
Che dal basso,
preghiera crisalide,
condottiera di un sogno,
Ti canto.
Per un bisogno di verità,
(forestiera)
mendico alla Tua porta
una parola,
che stordisca illusioni
a mille bugie.
Qui, dove frenetica è la vita,
in una moria di ore
senza tregua.
Dove il male di qualcuno
tocca sempre uno,
e la strada dello zucchero
è nero raccolto,
di un grammo appena,
che di bocca in bocca gira,
magro bottino.
Un libero andare,
Ti chiedo,
che sciolga ormeggi
e fantasmi notturni.
Anche su strade diverse,
d’accenti diverse…
a riprender quel filo
di giusta memoria,
Affinché diverso sia il respiro
e fatica di vivere non spacchi
le ossa.
Dove il ritmo del tempo
non sia spazio mai perso,
e migliore sia anche l’amore.
Maria Clara Quinale
Opera 1^ classificata Poesia in vernacolo
Tango
Lü vistì da scür
lé tüta in lamé,
lü tüt a spavaldo
che ‘l bala e ‘l vûsa:
«Tango, olé!»
pö cun un scrulón
ag fa fa’ ‘l casché
e dopo dü strambälón
iên pü stai bon da rastà in pé.
Traduzione:
Tango
Lui vestito di scuro,
lei tutta in lamé,
Lui spavaldo
che balla e grida:
«Tango, olè!»
poi con una scrollata
le fa fare il casché
e dopo aver perso l’equilibrio
non sono più riusciti a rimanere in piedi.