Stefano Biasuzzi
Opera 1^ classificata
Nonno
Di nuovo attore
nei miei ricordi,
minuto ma imponente
nel tuo andar per campi
brandendo la malacca,
ed io a ruota,
cavalletta curiosa,
seguivo la nostalgia dei tuoi racconti
mentre dita stanche
indicavano l’eroico Piave.
Locomotiva ansimante
su binari incerti
con sottofondo di fiabe incolori,
nel guardare l’orizzonte
velato di solitudine
trovasti il capolinea.
Grazie
per avermi tenuto per mano
mentre godevo
del profumo della vite.
Clara Bianchi
Opera 2^ classificata ex aequo
Piccola rondine
Scivolasti via nel passo silenzioso della notte,
nel tempo di una foglia che lascia il suo ramo,
volteggia un incanto rossastro
guizzo d’autunno nell’aria turpe
di un vile mattino di corone fiorite,
la beffa nell’azzurro sfacciato del cielo
nella luce grondante oro fra le colonne di marmo.
Scivolasti via silenziosa e discreta
eterea creatura di sogni danzanti in punta di piede,
ballerina della vita in prima linea,
i tuoi sogni sull’ali leggere di libellula.
Non ci saranno più aurore né tramonti
ad accogliere i tuoi voli migratori,
piccola rondine che lasciasti il tuo nido
sulle acerbe ali della primavera,
che stringesti a te il coraggio di lottare,
di sperare al di là del domani,
al di là dell’impossibile,
sogno inevaso fra le barriere del dolore,
il tempo sfumato in un battito di vita.
Giancarla Melecci
Opera 2^ classificata ex aequo
La figlia che non fu…
Mi nutrii nel tuo corpo, madre,
mi dissetai nel tuo grembo, madre,
mi amasti madre?
Forse…
Quel forse sottile e lontano che taglia come una lamina il mio cuore,
nel cuore di una figlia, tua figlia che non fu.
Neppure una cornice a ricordare quel tuo volto col mio, amorevole,
Forse …
Vivo nella speranza che quel forse … diventi una certezza,
ma il ricordo vago di quel volto scarno e pieno di torture che non parlano,
mi sussurrano che il tuo debole corpo mi ha sì dato la vita,
ma forse … forse … non voleva la figlia che non fu.
Eppur mi aggrappo a te, ancora, a quell’emozione che mi esalta e mi appaga pensandoti,
forse …
quel filo evanescente che tira le corda del nostro destino mi unisce a te, madre.
Mi amasti madre?
Forse…
Daniela Anita Gaibotti
Opera 4^ classificata ex aequo
Il viaggio
Per le terre
sconosciute
del mio essere
ho viaggiato.
Alla fonte
della mia irragionevolezza
ho attinto.
Sul giaciglio
morbido
della disperazione
ho riposato.
Nel cielo
immenso
della mia inadeguatezza
ho spaziato.
Nella casa
del tuo amore
ho abitato,
mio adorato,
alla fine del mio viaggio.
Giovanna Salucci
Opera 4^ classificata ex aequo
Dove volano gli angeli
Un vortice di luce mi attrae
oltre il confine,
è musica il silenzio
che penetra nell’anima,
è pace il mio sentire
e pago è il cuore.
Sospesa, dentro un limbo
di incertezze,
percorro la strada e non so
se fermarmi o andare,
la luce mi indica
il cammino…
Tenue è il cielo
come di un’alba chiara,
il profumo è di aria buona
del mattino,
e lieve è il sonno,
dove volano gli angeli.
Gli orologi battono le ore
testimoni di un tempo immobile,
la quiete pervade ogni spazio
e la quiete è Dio.
Non ci sono più lacrime
né dolore,
dove volano gli angeli
tace il Mondo.
Leila Gambaruto
Opera 6^ classificata ex aequo
La pipa di radica
Le strisce di sole che sfiorano
il mobile antico in disordine,
ancor accarezzano, placide,
la pipa di radica immobile,
coperta da un velo di polvere,
tra mucchi di libri, un po’ instabile.
Dolore e ricordi che tornano,
mio padre, le sue consuetudini,
le dita abbronzate che sfiorano
il lucido legno brunito,
il fumo, l’odore piacevole
del vecchio tabacco pressato.
Le lacrime cadono tiepide
sul legno consunto e gelato,
c’è odore di morte, di cenere,
progetti e speranze traditi,
mio padre, la gioia di vivere,
un gusto di giorni bruciati.
L’odore del tempo passato
aleggia nell’aria, impalpabile,
se io chiudo gli occhi e inguaribile
ricalco i ricordi perduti,
rivedo mio padre che, immobile,
sorridi tra i libri ammucchiati.
Giulio Rocco Castello
Opera 6^ classificata ex aequo
Il volto della sera
Scalzo senza vesti mi sposto
sull’orizzonte dietro il sole,
penso ai frantumi al silenzio delle pagine
ruotate nella stanza addormentata.
Ti sfioro con il tocco delle dita
piume di canto dolce su ferite
avvolte da bende oziose
e fili di bottiglie tese.
La morte preferisce il volto della sera
tra il buio delle strade ed i negozi chiusi,
al suono di quel silenzio addormentato
quasi non volesse dar fastidio.
Ti parlo del tempo che non abbiam vissuto
delle promesse logore
in questo spazio scarno
di bianco freddo, coperte da lenzuola afflitte.
Non posso esimermi di accarezzare le mani
con lacrime nascoste dentro il cuore
che danno senso alla rabbia e all’impotenza.
Ora che il tuo silenzio guarda la finestra accesa
mi chiedo se senti il suono del mio cuore
e il lento scomparire dei colori.
Lì sulla battigia il mare, scivolano le attese
come relitti di una nave offesa
naufrago di tempeste, ascolto il vento
e prendo tempo di quel tempo che più mio non è.
Paola Ferrari
Opera 8^ classificata ex aequo
Dipingo questo attimo
C’è nel sereno tepore di questa sera
una sera a caso fra tante
un tenero profumo di poesia.
È come se questo posto
rimasse ad aspettarmi
da un’estate all’altra
quassù c’è qualcosa di mio
anche quando non ci sono.
Passa il tempo sopra il tempo
sui racconti incantati
nel giardino fiorito d’estate
c’è una luce che non si spegne mai.
Il vento dei monti scende leggero
a increspare la sera del cuore
dipingo questo attimo
là dove il giorno si perde
oltre il confine stabilito
ai bordi dell’infinito.
C’è nel sereno tepore di questa sera
una sera a caso fra tante
un profondo silenzio carico d’emozione
nel ricordo dei giorni perduti.
Chiudo gli occhi
e m’immergo nel più bello dei sogni
dietro l’angolo del giardino fiorito d’estate
dove i sogni non muoiono mai.
Giuseppe Voarino
8^ classificata ex aequo
Oltre il tramonto
Le mani arse dal sole,
il viso rugoso solcato dal vento,
cercava conchiglie sospinte dell’onda
sulla sabbia uniforme.
Solo, nell’ampia spiaggia deserta,
osservava il tramonto
e conversava col sole,
compagno di ore quiete.
Amava quel luogo
lontano da ingorghi.
Lì una sera come tante altre sere
accompagnato dal lento ondeggiare
dell’acqua,
camminò lentamente senza chinarsi
a raccogliere conchiglie.
Guardò a lungo il sole sopra le vette
dei monti lontani.
Sentiva che era l’ultimo incontro,
l’addio al compagno
di momenti sereni.
Sul manto opaco di sabbia
sono rimaste tracce d’impronte
risparmiate dell’acqua e dal vento.
Il sole pare fermarsi un istante
ogni sera
sopra la spiaggia deserta e silenziosa.
Giulia Guarnaccia
Opera 10^ classificata ex aequo
Amore malato
Era un giglio sbocciato da poco,
non chiedeva nient’altro che amore,
ma fu tradita e strappata alla vita
senza un briciolo di pena nel cuore.
Or che giace nel suo eterno giaciglio
come farfalla caduta da un fiore,
le sue lacrime ne bagnano il prato
e nessun ode le sue tristi parole.
Ma nulla mai guarirà il suo cuore ferito
poiché chi tanto amò, ahimè,
era stato,
chi le tolse la vita
col suo amore malato.
Gino Zanette
Opera 10^ classificata
Per tutto il tempo che vorrai
Per tutto il tempo che vorrai
Sarà piegata l’anima mia
Sulle poesie che scriverò per te
E che solo al vento affiderò
In qualche sera che scioglierò la vela
Dalle ombre del crepuscolo arabescata
E il volto imbronciato della mia casa
Schiuderà i suoi balconi nell’attesa
Di un tuo improbabile ritorno.
Qui solo mi sento da quel triste giorno
D’inverno, immerso nel silenzio,
Gli occhi fissi nell’opaca luce,
Vicino a scoprire i tuoi complicati
Pensieri che il mio verso scabro
Non ha saputo mai cantare.
Non è stato ieri, né sarà domani
Che il mio cuore chiuderà gli occhi
Per non vederti come fosti allora,
Ingenua e nella tua dolcezza china
Per incontrarmi in posti sconosciuti;
Ore rubate per una stretta di mano,
Sullo spiazzo disanimato, in piedi,
Due parole e un futile abbraccio
O all’ombra fredda di un bar, seduti
Come due colombi sconosciuti,
Muti e frettolosi, ma felici
Di sfiorarsi appena con le dita,
Una carezza oziosa per saluto.
Per tutto il tempo che vorrai,
Saranno i miei passi pigri
A scalare i gradini per cercarti
E sarai sempre l’ultimo pensiero
Della sera anche quando, esausto,
Non s’alzerà più il mio canto.